Unesco e Iucn: i ghiacciai delle Dolomiti e del Kilimangiaro scompariranno entro il 2050
Un terzo dei ghiacciai nei siti Patrimonio dell’Unesco di tutto il mondo sono in via di estinzione
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50 siti del patrimonio mondiale dell’Unesco ospitano 18.600 ghiacciai, che coprono circa 66.000 km2 e che rappresentano quasi il 10% dell’area ghiacciata totale della Terra. Includono, tra gli altri, fanno parte del Patrimonio Unesco il ghiacciaio più alto (vicino al monte Everest), il più lungo (in Alaska) e gli ultimi ghiacciai rimasti in Africa, fornendo una panoramica rappresentativa della situazione generale dei ghiacciai nel mondo. Ma il nuovo studio “World heritage glaciers: sentinels of climate change”, pubblicato dall’Unesco e dall’ International union for conservation of nature (Iucn) evidenzia proprio «Lo scioglimento accelerato dei ghiacciai nei siti Patrimonio dell’Umanità, con ghiacciai in un terzo dei siti che sono destinati a scomparire entro il 2050».
Tra ghiacciai in via di estinzione Unesco e Iucn citano i più iconici per ogni regione:
Europa: molto probabilmente entro il 2050 scompariranno i ghiacciai delle Dolomiti e i ghiacci del Mont Perdu nei Pirenei (Francia, Spagna.
Africa: Secondo i dati disponibili, i ghiacciai in tutti i siti del patrimonio mondiale in Africa molto probabilmente scompariranno entro il 2050, inclusi quello del Kilimanjaro National Park e del Monte Kenya
Asia: i ghiacciai dei Three Parallel Rivers delle are protette dello Yunnan, in Cina hanno la più elevata perdita di massa rispetto al 2000 (-57,2%) e sono anche i ghiacciai che si stanno sciogliendo più velocemente tra quelli compresi nell’elenco del Patrimonio Unesco. Dal 2000 a oggi, i ghiacciai nel Tien-Shan occidentale (Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan) si sono ridotti del 27%
America Latina: i ghiacciai nel Parque Nacional Los Alerces (Argentina) sono quelli con la più alta perdita di massa rispetto al 2000 (-45,6%). Dal 2000 i ghiacciai del Parque Nacional Huascarán (Perù) si sono ridotti del 15%.
Nord America: il ghiacciai nello Yellowstone National Park e nello Yosemite National Park (Stati Uniti d’America) molto probabilmente scompariranno entro il 2050. In 20 anni, i ghiacciai del Waterton Glacier International Peace Park (Canada, Stati Uniti d’America) hanno perso il 26,5% del loro volume-
Oceania: Dal 2000, i ghiacciai di Te Wahipounamu – South West New Zealand (Nuova Zelanda) hanno perso quasi il 20% del loro volume
Il nuovo studio – al quale hanno contribuito ETH Zürich, Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio svizzero (WSL), Space Geophysics and Oceanography Studies Laboratory (LEGOS) e Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) – dimostra che «Dal 2000, questi ghiacciai si stanno ritirando a un ritmo a causa delle emissioni di CO2 che stanno riscaldando le temperature. Attualmente stanno perdendo 58 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, l’equivalente del consumo idrico annuale combinato di Francia e Spagna, e sono responsabili di quasi il 5% dell’innalzamento del livello del mare globale osservato».
Per Unesco e Iucn c’è una sola soluzione efficace: «Ridurre rapidamente le emissioni di CO2». Ma alcuni ghiacciai sono condannati comunque a scomparire entro il 2050 in un terzo dei 50 siti Patrimonio dell’Umanità, indipendentemente dagli sforzi per limitare l’aumento della temperatura. Però «Se l’aumento delle temperature globali non supererà gli 1,5° C rispetto al periodo preindustriale, è ancora possibile salvare gli altri due terzi dei siti».
Secondo la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, «Questo rapporto è un invito all’azione. Solo una rapida riduzione dei nostri livelli di emissioni di CO2 può salvare i ghiacciai e l’eccezionale biodiversità che da essi dipende. La COP27 avrà un ruolo cruciale per aiutare a trovare soluzioni a questo problema. L’Unesco è determinata a sostenere gli Stati nel perseguire questo obiettivo».
Oltre a chiedere di ridurre drasticamente le emissioni di carbonio, l’Unesco sostiene la creazione di un fondo internazionale per il monitoraggio e la conservazione dei ghiacciai e spiega che «Tale fondo sosterrebbe la ricerca globale, promuoverebbe reti di scambio tra tutti gli stakeholders e attuerebbe misure di allerta precoce e riduzione del rischio di catastrofi».
Il direttore generale dell’Iucn ha concluso ricordando che «Metà dell’umanità dipende direttamente o indirettamente dai ghiacciai come fonte d’acqua per uso domestico, agricoltura ed energia. I ghiacciai sono anche pilastri della biodiversità, alimentando molti ecosistemi. Quando i ghiacciai si sciolgono rapidamente, milioni di persone affrontano la scarsità d’acqua e il rischio maggiore di disastri naturali come le inondazioni, e altri milioni possono diventare sfollati a causa del conseguente innalzamento del livello del mare. Questo studio evidenzia l’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra e investire in soluzioni basate sulla natura, che possono aiutare a mitigare il cambiamento climatico e consentire alle persone di adattarsi meglio ai suoi impatti».