Il grande diluvio: l’Australia verso la nuova era dei disastri innaturali
L’Australia come Ischia: «Non siamo neanche lontanamente preparati per i prossimi disastri climatici»
www.greenreport.it
In Australia, dopo anni di siccità e mega-incendi devastanti, il 2022 sarà ricordato come l’anno del Great Deluge il Grande Diluvio, con piogge e inondazioni record che hanno colpito gran parte dell’Australia orientale, causando devastazioni mai viste per gli australiani e la loro economia. Quest’anno gran parte dell’Australia orientale ha registrato precipitazioni e inondazioni da record. Dal Queensland alla Tasmania, eventi meteorologici estremi sono costati la vita a molte persone, hanno costretto all’evacuazione di intere comunità, danneggiato case, beni e attività commerciali, distrutto raccolti e bestiame, con danni per miliardi di dollari, Molte comunità sono state colpite non da una, ma da più inondazioni consecutive, con poco o nessun tempo per riprendersi dopo ognuna. Per alcune famiglie nella regione di Hawkesbury nel New South Wales, l’alluvione del luglio 2022 è stato il quarto in 18 mesi.
Secondo il nuovo rapporto “The great Deluge: Australia’S new era of innaturall disasters” pubblicato dal Climate Council e da Emergency Leaders for Climate Action (ELCA), «Il cambiamento climatico, guidato dalla combustione di carbone, petrolio e gas, è stato un fattore importante nel Grande Diluvio. Sta consegnando l’Australia a un’era di disastri climatici a cui non siamo preparati».
Climate Council ed ELCA avvertono: «Questo rapporto è un duro avvertimento che tutto ciò non è ancora finito e un appello a tutti i livelli di governo affinché accelerino le loro riduzioni delle emissioni e gli sforzi di preparazione ai disastri».
Infatti, secondo il rapporto, «Le impronte digitali del cambiamento climatico, che provoca tempeste e nubifragi più intensi, sono sul Grande Diluvio del 2022. In gran parte del Queensland, del New South Wales, del Victoria e della Tasmania, le inondazioni sono le ultime di una lunga serie di eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico che hanno dovuto affrontare negli ultimi anni, tra cui siccità prolungata, ondate di caldo torrido, incendi boschivi della Black Summer e potenti tempeste. Il cambiamento climatico sta portando una nuova era di “disastri innaturali” e come Paese non siamo preparati a farvi fronte. Quest’anno abbiamo visto come eventi record consecutivi possano sopraffare i servizi di emergenza e devastare le comunità».
Ecco i principali risultati del rapporto “The great Deluge”:
Record mensili di pioggia sono stati battuti per Brisbane (Queensland), Lismore, Sydney (New South Wales), Shepparton, Falls Creek (Victoria) e Lorrina (Tasmania), con precipitazioni da 3 a 9 volte superiori a quelle tipiche registrate in questi luoghi. Collettivamente, le tempeste e le inondazioni che hanno colpito il sud-est del Queensland e la costa del New South Wales a febbraio e marzo sono state pari all’evento meteorologico estremo più costoso mai registrato in Australia, con 5,56 miliardi di dollari di perdite assicurate da oltre 236.000 sinistri. Tutti gli australiani stanno sostenendo questi costi con premi assicurativi e prezzi alimentari in aumento e più di 1,5 miliardi di dollari di infrastrutture essenziali che necessitano di riparazioni nel solo New South Wales. In realtài, il costo medio per famiglia dei disastri meteorologici estremi è aumentato del 73% dalla media decennale a $ 1.532 nel 2021-2022.
Il pericolo per gli australiani di condizioni meteorologiche estreme alimentate dal clima è tutt’altro che finito e gli esperti avvertono che l’estate australe in arrivo fa presagire diversi rischi elevati. Le comunità, i servizi di emergenza e tutti i livelli di governo dovrebbero essere pronti al peggio: i bacini sono già saturi e sono previste ulteriori precipitazioni estreme. Il Bureau of Meteorology prevede un’alta probabilità (73%) di un aumento dei cicloni tropicali rispetto agli 11 che normalmente colpiscono in media la regione australiana. Alcune delle aree agricole più importanti nel Victoria, nel Nuovo Galles del Sud e nel Queensland sono state inondate, il che potrebbe portare a carenze alimentari e prezzi più alti nei supermercati per generi alimentari di prima necessità come latte, frutta e verdura.
Il Grande Diluvio del 2022 ha aumentato il rischio di malattie trasmesse dalle zanzare. Potrebbe esserci una grave epidemia del virus dell’encefalite giapponese, con ben 750.000 australiani a rischio di esposizione al virus mortale.
Il Queensland subisce il maggior danno economico da disastri “innaturali”. Le perdite totali del Sunshine State a causa di condizioni meteorologiche estreme dagli anni ’70 sono state circa tre volte quelle del Victoria e il 50% maggiori del New South Wales. Nel 22022 i costi del cambiamento climatico hanno continuato ad aumentare, con il Queensland che ha sostenuto un costo stimato di 7,7 miliardi di dollari in impatti sociali, finanziari ed economici a causa delle precipitazioni e delle inondazioni da record di febbraio e marzo. Brisbane ha subito perdite assicurate per 1,38 miliardi di dollari a causa delle inondazioni di quest’anno, superiore a qualsiasi altra area amministrativa locale in Australia.
Le inondazioni della primavera australe del 2022 nel New South Wales e nel Victoria potrebbero causare danni fino a 5 miliardi di dollari al raccolto di grano della costa orientale, con 10 milioni di tonnellate di prodotti già danneggiati direttamente o indirettamente. I danni all’agricoltura causati dalle inondazioni del febbraio 2022 nel sud-est del Queensland sono stati stimati in 254 milioni di dollari. Sono state colpite 17 aree amministrative locali e 2.250 produttori primari, con un impatto stimato delle inondazioni pari al 30% del valore totale della produzione. La riparazione delle infrastrutture essenziali richiederà del tempo, con strade, trasporti e reti di telecomunicazione gravemente colpite. Nel sud-est del Queensland, ad esempio, i danni alle infrastrutture pubbliche sono stati stimati in 492 milioni di dollari, inclusi 1.718 chilometri di strade controllate dallo stato e infrastrutture dei traghetti.
Questa nuova era di disastri innaturali e alimentati dal clima comporta gravi conseguenze per la gestione dei disastri e delle emergenze in Australia. Chi opera nel settore della gestione dei disastri e delle emergenze sa che siamo entrati in una nuova era di crescenti minacce di disastri, nella quale l’impatto successivo spesso colpisce mentre le comunità si stanno ancora riprendendo dall’ultimo. Le operazioni di ripristino a lungo termine, che sono già difficili e costose, vengono ostacolate dai successivi disastri climatici. Ad esempio, sulla costa meridionale del New South Wales molte persone rimaste senza casa a causa degli incendi della Black Summer del 2019/20 si sono viste allagare i loro alloggi temporanei del 2020.
Climate Council ed ELCA fanno notare che «Di conseguenza, i sistemi che utilizziamo per pianificare e gestire i disastri non funzionano più. Dobbiamo ripensare e trasformare la nostra risposta ai disastri causati dal clima a partire da modelli di rischio più accurati e accessibili. Tutti i governi dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dell’esposizione e della vulnerabilità delle persone ai disastri. Tuttavia, il rischio non può essere eliminato e dovrebbero essere effettuati investimenti molto maggiori per sostenere le comunità a rispondere, riprendersi e rimanere resilienti attraverso programmi come “Community First Responders”».
Ma il rapporto evidenzia che «Mentre le famiglie, le imprese e le comunità australiane soffrono a causa di disastri climatici da record, le società di combustibili fossili che peggiorano il cambiamento climatico stanno realizzando profitti da far venire l’acquolina in bocca. Stiamo affrontando un futuro di eventi meteorologici estremi più distruttivi dovuti ai cambiamenti climatici, con stagioni molto umide e molto secche e modelli meteorologici destinati a intensificarsi. Il cambiamento climatico è causato principalmente dalla combustione di carbone, petrolio e gas, e gli scienziati concordano che l’unico modo per evitare una catastrofe totale è ridurre drasticamente le emissioni di gas serra in questo decennio. Le compagnie dei combustibili fossili stanno incassando miliardi di dollari di profitti, eppure molte di loro non hanno pagato alcuna imposta sul reddito in Australia lo scorso anno finanziario. Nel frattempo, le comunità e i settori critici come l’agricoltura sopportano il peso dell’aumento dei costi climatici. L’Australia dovrebbe porre fine ai sussidi ai combustibili fossili e utilizzare i risparmi per istituire un fondo per i disastri climatici che soddisfi i costi crescenti dei disastri provocati dal clima in Australia e sostenga le comunità vulnerabili».
Su The Age, Greg Mullins, consigliere del Climate Council, fondatore di Emergency Leaders for Climate Action, ex Fire and Rescue commissioner del NSW e ancora vigile del fuoco volontario, fa un quadro della situazione australiana che somiglia – anche alla luce di quel che è successo a Ischia – terribilmente alla situazione italiana: «I sistemi di emergenza che abbiamo sviluppato negli anni ’90 e nei primi anni 2000 semplicemente non sono in grado di far fronte alla portata e alla ferocia dei disastri in peggioramento che stanno per arrivare. La settimana scorsa, la NASA ha pubblicato un’immagine sorprendente che mostra i livelli di saturazione delle acque sotterranee al di sopra del 98° percentile per molte parti dell’Australia sud-orientale. Questo significa che se cade più pioggia, non avrà nessun posto dove andare. L’estate è tra pochi giorni e la comunità di gestione delle emergenze teme che altri shock siano dietro l’angolo. Per le comunità colpite dal grande diluvio di quest’anno, una tale prospettiva è straziante. Quest’anno, la nostra dipendenza da scenari e modelli di rischio obsoleti ha causato una sottostima del rischio per alcune comunità, in particolare nel NSW. Questo mese, il fiume Lachlan è salito più velocemente di quanto ci si aspettasse. Un residente su 5 di Forbes ed Eugowra ha avuto bisogno di essere salvato».
Mullins evidenzia che «Termini come “un evento da ogni 1000 anni” stanno diventando privi di significato. La terrificante velocità con cui il cambiamento climatico sta accelerando mentre le nazioni continuano allegramente a nutrire la bestia con le emissioni derivanti dalla combustione di carbone, petrolio e gas sta superando le capacità dei sistemi di gestione delle emergenze. I servizi antincendio e di emergenza vengono regolarmente sopraffatti dalla portata e dalla gravità dei disastri innaturali. La storia ci dice che dopo diffuse inondazioni nell’entroterra, massicci incendi di erba sono quasi inevitabili. Inoltre, siamo stati avvertiti della probabilità di ondate di caldo e di un’alta probabilità di più cicloni tropicali del solito quest’estate. Questi sono i pensieri che tengono svegli la notte i capi dei servizi di emergenza nonostante la loro stanchezza dopo tre anni di catastrofi: cosa accadrà se un ciclone colpisce la satura costa orientale, o se enormi incendi provocati da forti venti e ondate di caldo scoppiano e minacciano inondazioni? comunità remote maltrattate? Sarà orribile».
La critica di Mullins ai precedenti governi di centro-destra nazional-liberali è durissima: «Dopo un decennio di negazionismo e indifferenza politica, giocando alla roulette russa con il cambiamento climatico, Canberra sta finalmente iniziando a ripensare e trasformare la nostra risposta ai disastri causati dal clima. Ma non c’è tempo da perdere. I nostri servizi di emergenza hanno bisogno di grandi finanziamenti. Abbiamo bisogno di accordi permanenti per supportare una rapida ripresa dopo ogni disastro e per costruire la resilienza della comunità. Dobbiamo abbracciare idee diverse, inclusa la formazione dei primi soccorritori della comunità». Ma. soprattutto «Alla base di tutto ciò c’è l’urgente necessità di una valutazione nazionale del rischio di catastrofi legate al cambiamento climatico. Se non sappiamo cosa stiamo affrontando, non possiamo pianificare di affrontarlo. E’ un dato di fatto che l’ex governo nazionale abbia sventrato capacità di ricerca che ci avrebbero permesso di capire meglio ciò che stiamo affrontando ora. Risolvere questo problema sarà costoso, letteralmente il costo dell’inazione».
Mullins sa di chi è la colpa e chi dovrebbe pagare danni e prevenzione e conclude: «Prima di tutto, iniziamo rivolgendo la nostra attenzione a come siamo arrivati fin qui: attraverso i combustibili fossili bruciati da industrie implacabilmente avide che registrano profitti record mentre il mondo annega o brucia. Attraverso le nostre tasse, sovvenzioniamo l’industria dei combustibili fossili per un importo di 11,6 miliardi di dollari all’anno. Come devono ridere di noi mentre incassano miliardi in super profitti pagando poche o nessuna imposta sul reddito. E’ ora di dire che non abbiamo avuto fegato. E’ ora di porre fine ai sussidi ai combustibili fossili e riutilizzare quei soldi per costruire i nostri servizi di emergenza e ripristino di emergenza e sostenere le comunità affinché diventino più resilienti e pronte ai disastri. Se restasse del denaro, dovrebbe essere utilizzato per aiutarci a ridurre ed eliminare le emissioni che minacciano la nostra stessa esistenza».