BLOCCHI ANTICICLONICI ED EVENTI ESTREMI
Abbiamo detto che l’evoluzione meteorologica della prossima settimana sarà caratterizzata dall’espansione di un promontorio di matrice nord africana che sarà sollecitato a salire di latitudine verso il Mediterraneo e l’Europa centrale dalla discesa verso le Isole Azzorre di una saccatura ricolma di aria fredda di origine nord atlantica. Si tratta in generale di una dinamica che incentiva lo scambio di calore lungo i meridiani e che quindi va a costruire due tipi opposti di tempo: mite e stabile dove agisce il campo anticiclonico e fresco e piovoso dove invece è in piena azione la saccatura.
Se le correnti portanti in media ed alta troposfera sono sufficientemente veloci, l’ondulazione evolve e quindi al passaggio della cresta anticiclonica segue il transito del cavo e quindi della figura di bassa pressione: in questo modo il tempo stabile e mite lascia il posto a un peggioramento delle condizioni atmosferiche. Se al contrario il flusso portante è debole, diventa più probabile andare incontro a un ritardo nell’evoluzione del sistema e quindi alla genesi di una situazione di blocco che a sua volta può provocare il collasso della saccatura avanzante, fino a causarne l’evoluzione in goccia fredda.
La persistenza di una certa configurazione, dovuta proprio alla difficoltà che hanno di evolvere le saccature in approccio alle coste occidentali europee, sta diventando un aspetto piuttosto ricorrente nella dinamica atmosferica alle nostre latitudini e rappresenta una situazione che incentiva lo sviluppo di fasi meteorologiche anomale, in cui possono prendere parte anche eventi di precipitazione estrema.
Se infatti nella regione che cade sotto l’influenza anticiclonica il tempo è stabile e le temperature raggiungono valori insolitamente miti per diversi giorni, laddove scorre la cerniera di congiunzione tra la circolazione anticiclonica e quella ciclonica ci troviamo nella regione in cui l’atmosfera dà il massimo in termini di produzione dei fenomeni. E lo fa essenzialmente per due motivi: perché ci troviamo lungo il ramo ascendente della saccatura che è un ambiente instabile e perché l’energia a disposizione in questo settore raggiunge i livelli più elevati.
È proprio questa la situazione che le nostre regioni di Nord-Ovest sperimentarono tre anni fa, quando a cavallo tra la seconda e la terza decade di ottobre si verificò per esempio l’alluvione nell’alessandrino. Lo schema sinottico di quei giorni fu quasi identico a quello che sperimenteremo la prossima settimana, con la sola differenza sostanziale che la circolazione ciclonica dell’ottobre del 2019 si trovò più vicina all’Italia (fig. 1). Solo le regioni centro-meridionali si trovarono sotto il dominio del promontorio nord africano, mentre il settore di Nord-Ovest sperimentò quella cerniera di congiunzione tra le due circolazioni e fu quindi esposto ad un flusso che si impostò sempre più da sud, acquistando vorticità ciclonica e rimanendo orientato sempre verso la stessa area per molte ore. Si rinnovarono così in continuazione le condizioni per lo sviluppo di temporali rigeneranti che colpirono in modo particolare il centro-ponente ligure e il Piemonte sud-orientale: sull’alessandrino, per esempio, caddero puntualmente fino a oltre 500 millimetri di pioggia in quattro giorni, tra il 18 e il 21 ottobre (fig. 2). A cavallo dell’appennino, in quattro giorni cadde cioè all’incirca la metà della pioggia che normalmente dovrebbe cadere in un anno.
Oggi in quella zona si guarda il cielo sperando che piova, tre anni fa si guardava il cielo sperando che non piovesse più. E pensare che l’impianto barico che può farci cadere da una parte o dall’altra è praticamente lo stesso. Due facce della stessa medaglia che si chiama «estremizzazione» e che testimonia, ancora una volta, come le nostre latitudini abbiano per gran parte perso la variabilità meteorologica che le contraddistingueva.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera