Nel 2021 concentrazioni di gas serra, innalzamento dei livelli del mare e calore oceanico record
Noaa/AMS: prove scientifiche sempre più convincenti che il cambiamento climatico ha un impatto globale e non mostra segni di rallentamento
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Secondo il 32esimo “State of the Climate report”, la revisione annuale internazionale del clima mondiale, guidata dagli scienziati dei National Centers for Environmental Information della National oceanic and atmospheric administration Usa (Noaa), pubblicato sul Bulletin of the American Meteorological Society (BAMS). «Nel 2021, le concentrazioni di gas serra, il livello globale del mare e il contenuto di calore oceanico hanno raggiunto livelli record».
Il rapporto si basa sui contributi di più di 530 scienziati di oltre 60 paesi e, sottolinea la Noaaa: «Fornisce l’aggiornamento più completo sugli indicatori climatici della Terra, eventi meteorologici importanti e altri dati raccolti da stazioni e strumenti di monitoraggio ambientale situati sulla terra, sull’acqua, sul ghiaccio e nello spazio».
Paul Higgins, direttore esecutivo associato dell’American Meteorological Society (AMS), spiega che «L’AMS State of the Climate del 2021 fornisce l’ultima sintesi della comprensione scientifica del sistema climatico e dell’impatto che le persone stanno avendo su di esso. Se lo prendiamo sul serio e lo usiamo con saggezza, può aiutarci a prosperare su un pianeta che è sempre più piccolo rispetto all’impatto delle nostre attività».
Ecco i principali risultati dello State of the Climate report Noaa/AMS:
I gas serra della Terra sono stati i più alti mai registrati. Le principali concentrazioni di gas serra nell’atmosfera – anidride carbonica, metano e protossido di azoto — nel 2021sono salite ciascuna ancora una volta a nuovi livelli record. La concentrazione media annua globale di anidride carbonica nell’atmosfera è stata di 414,7 parti per milione (ppm). 2,3 ppm in più rispetto alle quantità del 2020 e la più alta misurata nei record di osservazione moderni, nonché la più alta almeno nell’ultimo milione di anni sulla base dei record paleoclimatici. Anche la concentrazione media annuale di metano nell’atmosfera è stata la più alta mai registrata e l’aumento annuale di 18 parti per miliardo (ppb) è stato il più alto dall’inizio delle misurazioni. L’aumento annuale del metano è notevolmente accelerato dal 2014. L’aumento annuale di 1,3 ppb per il protossido di azoto è stato il terzo più alto dal 2001, contribuendo a una concentrazione atmosferica media annua globale di 334,3 ppb.
La tendenza al riscaldamento terrestre è continuata. Una serie di analisi scientifiche indica che le temperature superficiali globali annuali erano di 0,21-0,28° C al di sopra della media 1991-2020. Questo colloca il 2021 tra i 6 anni più caldi da quando sono iniziate le registrazioni tra la metà e la fine del 1800. Gli ultimi 7 anni (2015-2021) sono stati i 7 anni più caldi mai registrati e la temperatura media della superficie globale è aumentata a un tasso medio di 0,08 – 0,09 gradi centigradi per decennio dall’inizio delle registrazioni e ad un tasso più del doppio rispetto al 1981 (0,18 – 0,20° C, per decennio dal 1981, secondo una serie di analisi scientifiche).
Il calore oceanico e il livello del mare globale sono stati i più alti mai registrati. L’oceano sequestra la stragrande maggioranza dell’energia in eccesso intrappolata nel sistema terrestre dai gas serra e da altri fattori, stimata in oltre il 90% nell’ultimo mezzo secolo. Il contenuto di calore oceanico globale, misurato dalla superficie dell’oceano a una profondità di oltre 6.000 piedi, ha continuato ad aumentare e ha raggiunto nuovi massimi nel 2021. Per il decimo anno consecutivo, il livello medio globale del mare è salito a un nuovo record e si è attestato a circa 97 millimetri sopra la media del 1993, l’anno che segna l’inizio della misurazione satellitare dei dati.
Le condizioni di La Niña hanno abbassato le temperature della superficie del mare. Le condizioni di La Niña iniziate a metà del 2020 sono continuate per la maggior parte del 2021. La temperatura globale annuale della superficie del mare nel 2021 era inferiore sia al 2019 che al 2020 a causa in parte di La Niña, ma era ancora di 0,29° C superiore alla media 1991–2020. Nel 2021, circa il 57% della superficie oceanica ha subito almeno un’ondata di caldo marino.
Temperature miste nell’emisfero australe. La Niña ha contribuito all’anno più caldo mai registrato per la Nuova Zelanda, ma anche all’anno più freddo dal 2012 per l’Australia. In Antartide, l’aria fredda all’interno di un vortice polare forte e stabile ha contribuito all’inverno più freddo (da aprile a settembre) mai registrato al Polo Sud. Nella Penisola Antartica, l’unica parte del continente che si estende oltre il Circolo Antartico, due stazioni hanno ricevuto persistenti venti caldi da nord; una stazione ha raggiunto la sua temperatura annuale più alta mai registrata mentre l’altra ha registrato la sua seconda temperatura più alta registrata.
L’Artico è stato nel complesso più fresco, ma sono stati stabiliti alcuni record. L’Artico ha avuto il suo anno più freddo dal 2013, ma il 2021 è stato ancora il 13esimo anno più caldo nel record di 122 anni. Durante l’estate si sono verificati eventi di caldo estremo. Durante una massiccia ondata di caldo nel Nord America occidentale, il 30 giugno è stata registrata una temperatura di 39,9° C a Fort Smith, Northwest Territories in Canada; questa è stata la temperatura più alta mai registrata sopra i 60 gradi di latitudine nord. Il 14 agosto 2021 un diffuso evento di scioglimento nella calotta glaciale della Groenlandia – l’ultimo della stagione mai registrato – ha coinciso con la prima pioggia osservata nel record di 33 anni alla Summit Station, che si trova a oltre 3.200 metri sopra il livello del mare. Mentre l’estensione minima del ghiaccio marino artico è stata la 12cesima estensione più piccola nel record di 43 anni, la quantità di ghiaccio pluriennale – ghiaccio che sopravvive a una o più stagioni di scioglimento estivo – rimasta nell’Artico è stata la seconda più bassa mai registrata. Questo indica la transizione prolungata dell’Artico verso una copertura di ghiaccio più giovane e più sottile, che ha maggiori probabilità di subire uno scioglimento completo in futuro.
L’attività dei cicloni tropicali è stata ben al di sopra della media. L’anno scorso ci sono state 97 tempeste tropicali denominate durante le stagioni delle tempeste dell’emisfero settentrionale e meridionale, ben al di sopra della media 1991-2020 di 87. Sette cicloni tropicali hanno raggiunto l’intensità di categoria 5 sulla Saffir–Simpson Hurricane Wind Scale. Il bacino degli uragani del Nord Atlantico ha registrato 21 tempeste denominate, la terza più numerosa per il bacino, dietro il record di 30 cicloni nel 2020 e 28 nel 2005. L’uragano Ida di categoria 4 è stata la tempesta di maggior impatto nell’Atlantico. Con 75 miliardi di dollari di danni, Ida è stato il disastro statunitense più costoso del 2021 e il quinto uragano più costoso mai registrato dal 1980. Il super tifone Rai è stato il terzo tifone più costoso nella storia delle Filippine causando circa 1 miliardo di dollari di danni e più di 400 morti.
L’amministratore della Noa, Rick Spinrad, ha concluso: «I dati presentati in questo rapporto sono chiari: continuiamo a vedere prove scientifiche sempre più convincenti che il cambiamento climatico ha un impatto globale e non mostra segni di rallentamento. Le molte comunità colpite quest’anno da inondazioni da 1 ogni 1.000 anni, siccità eccezionale e caldo storico, dimostrano che la crisi climatica non è una minaccia futura, ma qualcosa che dobbiamo affrontare oggi mentre lavoriamo per costruire una nazione – e un mondo – pronta per il clima che sia resiliente agli estremi causati dal clima».