La perdita di ghiaccio marino artico porterà a episodi di El Niño più forti e frequenti
Man mano che l’Artico diventa stagionalmente privo di ghiaccio, la frequenza di forti eventi di El Niño aumenta in modo significativo
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Negli ultimi 40 anni, il rapido restringimento del ghiaccio marino artico è stato uno degli indicatori più significativi del cambiamento climatico e secondo il nuovo studio “Arctic sea-ice loss is projected to lead to more frequent strong El Niño events”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori statunitensi e cinesi, «Dalla fine degli anni ’70 La quantità di ghiaccio marino che sopravvive all’estate artica è diminuita del 13% ogni decennio e le proiezioni mostrano che la regione potrebbe vivere la sua prima estate senza ghiaccio entro il 2040. Questo rapido scioglimento non è solo dirompente per le città costiere circostanti e le piccole nazioni insulari; potrebbe anche avere un impatto duraturo sui modelli meteorologici globali».
Lo studio rivela che «L’entità e il modello della perdita di ghiaccio marino artico possono influenzare direttamente El Niño. Inoltre, man mano che l’Artico diventa stagionalmente privo di ghiaccio, la frequenza di forti eventi di El Niño aumenta in modo significativo».
All’università di Albany ricordano che «El Niño è un modello meteorologico complesso che si verifica quando le acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale e orientale diventano più calde della media e i venti orientali soffiano più deboli del normale. Gli eventi, che in genere si verificano ogni pochi anni, possono produrre condizioni meteorologiche insolite e, a volte pericolose, in tutto il mondo, tra cui siccità, inondazioni e forti tempeste».
Il principale autore dello studio, Jiping Liu, del Department of atmospheric and environmental sciences del College of arts and sciences dell’università di Albany, sottolinea che «Prima di questo studio, si sapeva poco se la diminuzione del ghiaccio marino artico fosse in grado di influenzare i forti eventi di El Niño, El Niño è un fenomeno climatico importante, riconosciuto come un motore della variabilità climatica responsabile di impatti sociali ampi e diversificati. Il nostro studio rileva, per la prima volta, che la grande perdita di ghiaccio marino artico influenza direttamente gli estremi climatici globali, incluso un aumento della frequenza dei forti eventi di El Niño».
Quest’ultima ricerca di Liu si aggiunge ai suoi sostanziali contributi alla comprensione della variabilità del ghiaccio marino e del suo ruolo nelle dinamiche climatiche globali. Nel 2016 ha pubblicato sul Journal of Climate lo studio “Has Arctic sea-ice loss contributed to increased surface melting of the Greenland ice sheet?” che ha dimostrato come lo scioglimento del ghiaccio marino artico sia una causa alla base del restringimento della calotta glaciale della Groenlandia osservato negli ultimi decenni. E’ stato anche l’autore principale dello studio “Towards reliable Arctic sea ice prediction using multivariate data assimilation”, pubblicato nel 2019 su Science Bulletin che mirava a migliorare la previsione del ghiaccio marino artico, su scale temporali giornaliere e stagionali, utilizzando la multivariate data assimilation.
Per determinare l’influenza della perdita di ghiaccio marino artico sugli eventi di El Niño, nel nuovo studio il team sino-statunitense ha seguito una serie di simulazioni di modelli temporali che si basavano su variabili di atmosfera, terra, oceano e ghiaccio marino. Prima di eseguire le simulazioni, i ricercatori hanno stabilito quale fosse la copertura del ghiaccio marino artico durante tre periodi di tempo: 1980–99, 2020–2039 e 2080–99. Le simulazioni sono state prodotte utilizzando il Community Climate System Model del National Center for Atmospheric Research, un modello climatico globale che fornisce simulazioni computerizzate all’avanguardia degli stati climatici passati, presenti e futuri della Terra. Confrontando le simulazioni, i ricercatori non hanno riscontrato alcun cambiamento significativo nel verificarsi di forti eventi El Niño in risposta a una moderata perdita di ghiaccio marino artico, che è coerente con le osservazioni satellitari attuate fino ad oggi ma dicono che «Tuttavia, poiché la perdita di ghiaccio continua e l’Artico diventa stagionalmente privo di ghiaccio, la frequenza dei forti eventi di El Niño aumenta di oltre un terzo».
Liu evidenzia che «Dopo decenni di ricerca, c’è un accordo generale, anche se non universale, sul fatto che la frequenza degli eventi El Niño, in particolare eventi El Niño estremamente forti, aumenterà sotto il riscaldamento prodotto daell’effetto serra. Poiché si prevede che il ghiaccio marino artico continuerà a diminuire drasticamente, era importante valutare se l’aumento previsto del forte El Niño può essere direttamente collegato».
Per separare il ruolo della perdita di ghiaccio marino artico dalle emissioni di gas serra, i ricercatori hanno condotto un ulteriore esperimento nel quale la copertura di ghiaccio marino artico è stata fissata sulla base delle simulazioni storiche, ma ha aumentato i livelli di anidride carbonica dell’1% per 100 anni a partire dal suo livello in l’anno 2000. La conclusione è che «Almeno il 37-48% dell’aumento di forti eventi di El Niño verso la fine del XXI secolo sarebbe associato specificamente alla perdita di ghiaccio marino artico».
Liu fa conclude: «Sta diventando più chiaro che i modelli climatici devono simulare realisticamente la diminuzione del ghiaccio marino artico per simulare correttamente la variabilità di El Niño».