La catastrofe climatica in Pakistan è di proporzioni inimmaginabili. Piano d’emergenza Onu
Colpiti almeno 11 milioni di bambini, 1 milione esposti a gravi rischi. Save the Children: corsa contro il tempo per evitare conseguenze estreme
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Il Pakistan, con circa 235 milioni di abitanti (92 milioni di bambini), è il quinto Paese più popoloso del mondo e un terzo del Pakistan è sommerso da un diluvio provocato da due mesi di tempeste e inondazioni che il governo di Islamabad ha definito come una «Catastrofe climatica di proporzioni inimmaginabili». Secondo il Global Climate Risk Index 2021 e Climate Watch, nonostante la sua impronta di carbonio sia molto bassa, il Pakistan è tra i 10 Paesi più colpiti da eventi meteorologici estremi, Clare Nullis, portavoce della World meteorological organization (WMO) ha sottolineato che «Questa inondazione mortale è l’ impronta del cambiamento climatico dove sta diventando più estremo. A marzo e aprile il Pakistan era stato vittima di una devastante ondata di caldo e siccità e ora il pendolo ha oscillato». La siccità eccezionale ha ha causato lo scioglimento dei ghiacciai e ha favorito un veloce deflusso su terreni particolarmente secchi e, con un effetto domino, gli effetti delle piogge dell’ultimo monsone continuano a colpire la maggior parte del Pakistan, causando inondazioni e frane che hanno provocato un numero crescente di vittime e danni. Una situazione gravissima, amplificata dal fatto che programmi di pianificazione urbana mal concepiti o inesistenti hanno portato alla costruzione di migliaia di edifici in aree a rischio inondazioni.
A Giugno il Pakistan è stato colpito da un forte monsone che ha visto livelli di precipitazioni del 67% superiori alla media mensile. Ma praticamente non ha più smesso di piovere: il 27 agosto, in Pakistan le precipitazioni erano 2,9 volte la media nazionale su 30 anni. Ad oggi, il governo pakistano ha dichiarato 72 distretti colpiti da calamità e si prevede che, mentre continua a piovere, il numero dei distretti nei quali verrà dichiarata la calamità aumenterà.
L’Onu oggi ha lanciato un piano di emergenza da 160 milioni di dollari per aiutare il Pakistan, con l’obiettivo di raggiungere 5,2 milioni di persone tra le più vulnerabili del Paese. «Il Pakistan è inondato di sofferenza, il popolo pachistano sta affrontando un monsone sotto steroidi: l’impatto implacabile di livelli epocali di pioggia e inondazioni».
Jens Laerke, portavoce dell’ufficio di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite (OCHA) ha fatto un terribile quadro della situazione: «Si stima che circa 33 milioni di persone siano state colpite dalla peggiore inondazione degli ultimi decenni e più di 1.000 persone, per lo più bambini, sono morte da metà giugno quando le forti piogge hanno iniziato a colpire il Paese. 500.000 persone che sono sfollate a causa delle inondazioni si stanno rifugiando nei campi di soccorso… quasi un milione di case sono state danneggiate e oltre 700.000 capi di bestiame sono andati perduti. La situazione umanitaria è stata aggravata anche da gravi impatti sulle infrastrutture. I danni a quasi 3.500 km di strade e 150 ponti hanno impedito alle persone di fuggire in aree più sicure, ha affermato, e hanno compromesso la fornitura di aiuti ai milioni di bisognosi».
Il portavoce dell’OCHA ha spiegato che il piano Onu «Si concentra su tre obiettivi chiave: Primo, fornire assistenza per il salvataggio e il sostentamento , come servizi sanitari, cibo, acqua pulita e alloggi. Secondo, prevenire grandi focolai di malattie trasmissibili come il colera e assistere i bambini piccoli e le loro madri con l’alimentazione, Il terzo obiettivo è garantire che le persone possano accedere all’assistenza e alla protezione in modo sicuro e dignitoso, compresa la ricerca della famiglia».
Matthew Saltmarsh, portavoce dell’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), ha detto ai giornalisti che «Fino ad oggi la risposta dell’agenzia si è concentrata su forniture di emergenza che vanno nelle regioni colpite e forniscono aiuti di emergenza. Questi includono principalmente oggetti per il riparo, ma anche fornelli, coperte, lampade solari. Finora abbiamo fornito aiuti per un valore di 1,5 milioni di dollari, ma molto, molto di più sarà necessario nelle prossime settimane e anche a medio termine, compresa l’assistenza allo sviluppo».
Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha commentato: «Quando sentiamo parlare di inondazioni, molto spesso pensiamo solo alle persone che annegano, ma sono molto di più, Ci sono feriti da schiacciamento dovuti ai detriti che galleggiano nell’acqua. Ci sono scosse elettriche dai fili… c’è la mancanza di acqua potabile, E’ un problema non solo per la situazione immediata, ma anche per la situazione nel medio periodo. Almeno 888 strutture sanitarie sono state gravemente colpite e finora 180 di queste sono completamente danneggiate».
Azione contro la Fame fa presente che «A questi gravissimi danni va aggiunto il rischio di impatti a lungo termine sull’approvvigionamento e sul mercato alimentare in un Paese già colpito da una crisi economica acuta e dagli effetti indiretti delle pandemie Covid-19 e della guerra in Ucraina, dove 27 milioni di persone sono già in condizioni di insicurezza alimentare. Il Pakistan ha fatto appello al sostegno umanitario internazionale. E’ un fatto eccezionale negli ultimi anni».
Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame, è molto preoccupato: «Mentre sono in corso sforzi immani per sostenere le persone colpite dalle piogge e dalle inondazioni, la solidarietà internazionale è fondamentale per rispondere adeguatamente ai bisogni immediati. È necessario stanziare al più presto maggiori fondi per la risposta umanitaria la catastrofe che questo Paese sta vivendo ci chiama ad intervenire subito, con un intervento umanitario imponente, ma anche a riflettere sugli effetti di un clima impazzito che, lo ricordiamo, è una delle tre cause strutturali della fame nel mondo. Si tratta di un fatto che sarebbe criminale continuare a ignorare e per il quale è urgente un impegno straordinario da parte dell’intera comunità internazionale, a cominciare dalla prossima Conferenza per il clima COP27».
I bambini morti finora sono 348 e altri 1.500 sono feriti e Save the Children ricorda che «Le inondazioni e le piogge torrenziali sono state attribuite al peggioramento degli andamenti meteorologici a causa della crisi climatica. Il Pakistan è classificato come uno dei Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico nel mondo». Attraverso la sua campagna globale per affrontare la crisi climatica e la disuguaglianza, Save the Children sta ascoltando e diffondendo le esperienze dei bambini su come il cambiamento climatico e la disuguaglianza influenzino le loro vite, anche in Pakistan. L’ONG per i diritti dei bambini sta chiedendo ai leader mondiali, alle aziende e alle élite benestanti di affrontare insieme la crisi climatica e sollevare i bambini e le loro famiglie dalla povertà.
Per quanto riguarda la tragica situazione del Pakistan, Save the Children sottolinea che «La sicurezza di circa 300.000 famiglie – almeno 2,1 milioni di persone, tra cui più di un milione di bambini – è a rischio a causa delle peggiori inondazioni che abbiano colpito il Pakistan negli ultimi decenni distruggendo le loro case, mentre si corre contro il tempo per prevenire la perdita di ulteriori vite umane. Altre 690.000 abitazioni sono state parzialmente danneggiate dalle inondazioni. Il governo del Pakistan stima che circa 33 milioni di persone, tra cui 11 milioni di bambini (il 14% della popolazione), siano state gravemente colpite da piogge, inondazioni, danni alle infrastrutture e frane. La situazione, secondo le previsioni, peggiorerà nei prossimi giorni e settimane con il protrarsi delle forti piogge nelle regioni già colpite. Alcuni grandi fiumi sono esondati e le dighe più importanti sono straripate distruggendo case, fattorie e infrastrutture essenziali tra cui strade, ospedali e scuole».
Save the Children ha mobilitato le sue squadre di intervento umanitario nelle aree più colpite di Shikarpur e Jacobabad, con soccorritori che distribuiscono materiali per allestire rifugi temporanei, kit per la casa, pentole, padelle e pacchi di cibo per le famiglie, oltre agli assorbenti igienici per le ragazze. L’Organizzazione ha già raggiunto con il suo intervento più di 11.000 persone, tra cui circa 5.800 bambini, e sta lavorando a stretto contatto con le autorità nazionali e provinciali di gestione delle catastrofi.
Ma Khuram Gondal, direttore di Save the Children in Pakistan, conclude avvertendo che «La situazione va di male in peggio. Le piogge continuano a cadere sulle comunità già duramente colpite. Centinaia di migliaia di famiglie hanno perso la casa, e se gli era già rimasto poco ora non hanno più nulla. Molti di coloro che in precedenza sono fuggiti in zone più elevate sono ora costretti a lasciare tutto di nuovo, ancora e di nuovo. Un terzo del paese è sott’acqua. Il vero impatto della crisi climatica sui bambini e le famiglie vulnerabili in tutto il Pakistan si sta rivelando davanti ai nostri occhi. I soccorritori sono al lavoro sul campo ma sono sopraffatti dalla portata della situazione. E’ straziante e devastante, c’è ancora molto da fare. Save the Children chiede alla comunità internazionale di fornire urgentemente più aiuti umanitari, per salvare vite e mantenere bambini e famiglie al sicuro».