L’eruzione del 1888-1890 a Vulcano

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L’eruzione del 1888-1890 a Vulcano

«Nell’arcipelago Eolico, oltre Stromboli, arde incessantemente un’altra isola, la quale, come racconta Tucidide, venne dagli antichi chiamata ‘Iera’, ossia ‘sacra a Vulcano’, tale essendo la forza e la continuità dé suoi fuochi, da far credere ai vicini isolani, che quivi avesse sede e fucina il dio del fuoco…» [Mercalli, 1883]
di Laura Sandri e Gianfilippo De Astis
www.ingvvulcani.it

Una tipica bomba a crosta di pane ai piedi del cono di La Fossa fotografata alcuni decenni dopo l’eruzione con un abitante dell’isola.

Il 3 agosto 2022, ricorre l’anniversario (il 134°) dell’inizio dell’ultimo periodo eruttivo di Vulcano, una delle isole Eolie. Nota agli studiosi come l’eruzione del 1888-90, quest’eruzione è successivamente diventata l’evento tipo che ha portato all’introduzione del termine “attività vulcaniana” nella classificazione internazionale delle eruzioni. Il termine fu coniato da Giuseppe Mercalli che trascorse vario tempo sull’isola in quel biennio, per descrivere una sequenza di esplosioni intermittenti, molto tonanti, con emissione di dense nubi di ceneri alte da pochi fino a circa 10 km e di frammenti di magma (Spallanzani, 1792) di diverse dimensioni in stato quasi solido, rappresentati da blocchi e bombe a crosta di pane (che oggi vengono chiamati “balistici”) fino a lapilli. Nel caso dell’eruzione del 1888, la colonna eruttiva iniziale aveva un’altezza di circa 2 km.

Secondo le cronache dell’epoca, riprese nei famosi resoconti scientifici di Mercalli e Silvestri (1891) e De Fiore (1922), nella notte del 3 agosto 1888 fu udito un forte boato, accompagnato da tremori del suolo, al faro di Gelso (la punta sud dell’isola). Dal Gran cratere di La Fossa si vide uscire una densa nube eruttiva, illuminata da fulmini, dalla quale venivano scagliati blocchi di roccia e “bombe” vulcaniche.

Le esplosioni, a frequenza variabile, si susseguirono fino al giorno successivo, per poi calare di intensità e cessare nella notte tra il 5 ed il 6 agosto. Tuttavia, questo fu solo l’inizio di un periodo eruttivo che durò quasi 2 anni, fino al marzo del 1890, con un comportamento intermittente e ripetitivo, nelle cui fasi più violente si verificarono la caduta di “balistici” nell’area dell’attuale Porto di Levante, con danneggiamento di case a più di un chilometro dal cratere, e caduta di lapilli di taglia centimetrica fino all’adiacente isola di Lipari.

Figura 1 – Veduta settentrionale dell’lsola di Vulcano come si presenta dallo stretto di mare che la separa dall’Isola di Lipari. In primo piano la piattaforma lavica di Vulcanello e dietro il cratere attuale di Vulcano in eruzione (Fotografia istantanea di A. Silvestri presa il giorno 20 agosto 1888 alle ore 8.30 del mattino dalla Plaja di Vinci, ove è il segnale del cordone telegrafico sottomarino all’estremità sud dell’Isola di Lipari).

Durante questo periodo eruttivo la caduta di ceneri vulcaniche provenienti dal cono di La Fossa interessò la Calabria meridionale e le coste settentrionali ed orientali della Sicilia, rispettivamente fino a Palermo e Siracusa, a seconda della direzione del vento.

Figura 2 – Cratere di Vulcano sorpreso nell’istante di una esplosione eruttiva violenta di vapori e cenere con pietre e bombe infuocate, la quale succede dopo 14 minuti ad altra simile che ha dato la colonna di vapore cinereo rappresentata dalla tav. VI, e che tuttora vedesi in sfumatura perché non completamente dileguata. (Fotografia istantanea di A. Silvestri presa al di 14 febbraio 1889 a ore 4,11 pom.).

Come riportato in più articoli del nostro blog, (https://ingvvulcani.com/2021/10/05/lisola-di-vulcano-e-le-sue-attivita-recenti/https://ingvvulcani.com/vulcano/) la storia eruttiva di Vulcano negli ultimi secoli mostra un chiaro alternarsi di periodi a condotto aperto – quelli dei cicli dell’attività vulcaniana – e periodi a condotto chiuso. Durante questi ultimi si registra una continua attività di degassamento variabile sia per intensità sia per aree di emissione coinvolte, come è stato ben osservabile nell’unrest 2021-2022 tuttora in corso. 

Per quanto i volumi di magma eruttato si siano sempre più ridotti nelle eruzioni di epoca storica, facendo ipotizzare che il sistema magmatico (se non altro quello superficiale) si vada esaurendo, questo vulcano attivo può essere ri-alimentato da camere magmatiche più profonde e nuovo magma potrebbe riaprire i condotti o farsi strada in altri punti della caldera di La Fossa (ad esempio proprio a Vulcanello o alla Spiaggia di Levante). Potremmo quindi ritrovarci anche noi a “sentire” in un futuro adesso indefinibile, ciò che ha raccontato Mercalli (1891, pag. 24): 

«Mentre io mi trovavo sul fondo del cratere sentivo forti rumori sotterranei simili a quelli che si sentono stando vicino al cratere terminale del Visuvio quando è in eruzione stromboliana. Anche lo Spallanzani nel 1788, essendo Vulcano in istato di semplice emanazione, avvertiva un forte strepito nell’ interno della gola di Vulcano, che descrive così – «Sottovia a quel fondo ci pare di udire un fiume che corra, o a dir meglio, un combattimento di onde agitate, che s’incontrano e impetuosamente cozzino insieme…»

Referenze

De Fiore O. (1922). Vulcano. Isole Eolie. Napoli-Berlin, 393 pp.

Mercalli, G., (1883). Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia. Ed. Forni.

Mercalli, G., Silvestri, O., (1891). Le eruzioni dell’isola di Vulcano, incominciate il 3 Agosto 1888 e terminate il 22 Marzo 1890. Annali dell’Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano, 10 (4), 1–213.

Spallanzani, L., (1792). Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino. Comini, Pavia, 1792.

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