La NASA sta iniziando a interessarsi, in modo scientifico, agli UFO

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La NASA sta iniziando a interessarsi, in modo scientifico, agli UFO

Anche se di portata modesta, un progetto di ricerca dell’agenzia spaziale statunitense riflette il cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’argomento, un tempo tabù, dei fenomeni aerei non identificati
di Adam Mann/Scientific American
www.lescienze.it

Il 9 giugno scorso, con poche ore di preavviso, la NASA ha tenuto una conferenza stampa per annunciare uno studio che stava commissionando sui fenomeni aerei non identificati (unidentifiedaerialphenomena, UAP). L’acronimo è una ridenominazione di quelli che sono più comunemente noti come oggetti volanti non identificati, o UFO, un argomento solitamente associato a presunte visite extraterrestri e a teorie di cospirazioni governative. L’opinione pubblica si è chiesta perché una delle più importanti agenzie scientifiche degli Stati Uniti si sia fatta coinvolgere in qualcosa che spesso viene considerato ai margini della rispettabilità.

Tuttavia, il pronunciamento si inseriva anche nello spirito improvvisamente più aperto nei confronti degli UAP. L’anno scorso è stato pubblicato un rapporto molto atteso sulle indagini condotte dal Dipartimento della difesa degli StatI Uniti sull’argomento, in seguito alla pubblicazione di testimonianze e video in prima persona di piloti di caccia statunitensi che affermavano di aver incontrato strani oggetti nei cieli. La copertura di alto profilo nei mezzi di comunicazione tradizionali e le udienze aperte del Congresso [il Parlamento degli Stati Uniti, N.d.R]sugli UAP hanno fatto sì che la questione continuasse a circolare nell’opinione pubblica. Un mese dopo l’uscita del rapporto del Pentagono, l’astrofisico teorico Avi Loeb, ex presidente del Dipartimento di astronomia della Harvard University, ha annunciato un’iniziativa privata chiamata Progetto Galileo (Galileo Project), che mira a cercare potenziali prove di tecnologia aliena qui sulla Terra.


Non è ancora chiaro cosa possa apportare la NASA a questa discussione. L’agenzia ha stanziato per lo studio, che durerà nove mesi, solo 100.000 dollari, una cifra inferiore ai finanziamenti tipici che fornisce per studi esplorativi di tecnologie non convenzionali, come telescopi spaziali con specchi di dimensioni chilometriche o sonde interstellari spinte da giganteschi raggi laser. Guidata dallo stimato astrofisico David Spergel della Princeton University, l’indagine intende identificare le serie di dati esistenti e future che gli scienziati potrebbero utilizzare per progredire nella comprensione degli UAP. Anche se non dovesse scoprire nulla di interessante, l’esistenza dello studio suggerisce che qualcosa di cui l’agenzia un tempo evitava di parlare a tutti i costi sta per diventare un argomento di indagine appropriato.

“Non c’è dubbio che ci siano molte più voci nei circoli scientifici e accademici che sono disposte ad apparire in pubblico e a dire che questa è un’impresa legittima”, dichiara Greg Eghigian, storico della Pennsylvania State University, che sta scrivendo un libro sugli avvistamenti UFO.

L’inatteso annuncio dell’UAP da parte della NASA è forse un po’ meno sorprendente col senno di poi. L’attuale amministratore dell’agenzia, l’ex astronauta e senatore Bill Nelson, ha dichiarato ai giornalisti l’anno scorso di essere sicuro che i piloti statunitensi che hanno riferito di incontri misteriosi “hanno visto qualcosa e i loro radar l’hanno individuato”. I funzionari dell’Office of the Director of National Intelligence e dell’Office of Naval Intelligence che stanno dietro alla taskforce per gli UAP del Pentagono avevano già parlato di coinvolgere più rami del governo nelle loro indagini, afferma Eghigian. “La NASA era una delle agenzie citate”, aggiunge.

Tuttavia, l’esplorazione delle incursioni enigmatiche negli spazi aerei statunitensi ha probabilmente più senso come progetto per l’esercito che per un’agenzia spaziale civile. Dopotutto, questi oggetti non identificati – se esistono – potrebbero essere di origine terrestre, magari costituendo la prova di un’avanzata tecnologia aerospaziale russa o cinese piuttosto che di qualcosa che proviene dall’esterno della Terra. Lo studio della NASA mira a classificare i dati provenienti dai satelliti di osservazione della Terra e da altri strumenti di monitoraggio che potrebbero aver raccolto qualche frammento di informazione rilevante per questi fenomeni, per vedere se c’è qualcosa che l’agenzia può dire sulla loro natura. La NASA raccoglie già informazioni dettagliate sull’atmosfera utilizzando una schiera di sonde orbitanti come Terra, Suomi National Polar-Orbiting Partnership (NPP) e CloudSat, ognuna delle quali potrebbe aver raccolto dati incidentali che potrebbero aiutare a identificare gli UAP.

“Abbiamo gli strumenti e il gruppo che possono aiutarci a migliorare la nostra comprensione dell’ignoto”, ha dichiarato Thomas Zurbuchen, amministratore associato per la scienza alla NASA, in una dichiarazione ufficiale. “Questa è la definizione stessa di scienza. È quello che facciamo.”

In questo, Zurbuchen non sembra diverso da Loeb, il ricercatore di più alto profilo che attualmente sta portando avanti questo tipo di ricerche. Loeb si era infatti rivolto alla NASA per indagare sugli UAP e l’estate scorsa aveva inviato a Zurbuchen una proposta per utilizzare telescopi e altri strumenti a caccia di eventi celesti transitori che potrebbero essere rilevanti per l’esistenza di velivoli sconosciuti. Ha espresso il suo disappunto quando ha saputo che l’agenzia aveva istituito una commissione indipendente in cui non era coinvolto.

“Per me è una vera e propria contraddizione”, dice Loeb. “Se c’è qualcuno che persegue l’agenda di ricerca che stai cercando di intraprendere, perché non dovresti collaborare con quella persona?”

Essendo a capo del Progetto Galileo, che ha obiettivi sovrapposti, Loeb si è sentito dire dalla NASA che sarebbe stato un conflitto di interessi farlo partecipare alla nuova impresa dell’agenzia. Alla fine ha fatto pace con la questione. “Ciò che conta è la verità”, spiega. “Non importa chi la racconta. Sono felice di non essere solo.”

Il Progetto Galileo ha recentemente terminato di assemblare i primi strumenti del telescopio sul tetto dell’Osservatorio dell’Harvard College, che nelle prossime settimane inizierà ad acquisire dati che potrebbero rivelare la realtà delle UAP (o meno). All’inizio di questo mese, la collaborazione ha tenuto la sua prima conferenza personale, in cui Loeb ha presentato il primo anno di progressi del team e i piani per il futuro. Sono in preparazione anche dieci articoli scientifici di diversi membri del gruppo sul funzionamento del telescopio, che saranno disponibili al pubblico dopo la revisione paritaria.

Loeb sta attualmente raccogliendo fondi per cercare i frammenti di una meteora delle dimensioni di un portapane, denominata CNEOS 2014-01-08, che si è schiantata al largo delle coste della Papua Nuova Guinea nel 2014. In base alla velocità con cui è entrata nell’atmosfera terrestre, un’incredibile velocità di 162.000 chilometri all’ora, Loeb e il suo studente Amir Siraj proposero che la roccia spaziale provenisse da un altro sistema stellare (un’ipotesi supportata dai dati dei satelliti spia statunitensi successivamente desecretati). Il fatto che pezzi di un oggetto così piccolo non siano bruciati del tutto ha suggerito a Loeb e Siraj che fosse fatto di un materiale più resistente del ferro.

“Mi chiedo se fosse di origine naturale o artificiale”, dice Loeb. Loeb vorrebbe guidare una spedizione per setacciare il fondo dell’oceano con un magnete nel tentativo di raccogliere i pezzi di quella che ritiene possa essere un’astronave aliena.

Il fatto che ora ci siano più progetti di ricerca che indagano su un argomento un tempo disprezzato dimostra quanto il panorama scientifico sia cambiato negli ultimi anni. “‘Prudente’ è la parola più generosa ed educata da usare per definire il modo in cui la NASA ha affrontato la questione UFO/UAP nel corso dei decenni”, afferma Kate Dorsch, storica della scienza all’Università della Pennsylvania. L’agenzia si è impegnata a fondo per chiarire che non esistono prove credibili di un collegamento tra gli UAP e i presunti alieni, e anche il livello di finanziamento dedicato al suo nuovo studio implica che non è pronta a fare di più che immergere la punta del piede nelle acque torbide intorno a questa questione. “100.000 dollari sono un’inezia”, dice Eghigian. “Non sono sicuro, per un progetto serio, di che cosa si possa fare con 100.000 dollari.”

Allo stesso tempo, parlare della possibilità di vita altrove nel cosmo non sembra più così stravagante o disdicevole come un tempo. Scienziati di ogni tipo elaborano regolarmente piani per sonde alla ricerca di microbi su pianeti e lune del sistema solare e hanno usato i loro telescopi per cercare prove chimiche di ecosistemi viventi su mondi in orbita attorno a stelle lontane.

“Credo che il tema dell’UAP stia emergendo in un clima in cui si parla già di vita nell’universo in modo nuovo”, afferma Adam Frank, astrofisico dell’Università di Rochester. “Ora che il ‘fattore risata’ per la ricerca scientifica della vita nell’universo è diminuito, è possibile che questo renda più facile discutere di UAP.”
I racconti di fenomeni non identificati spesso includono affermazioni associate a standard di prova estremamente bassi, come esperienze extracorporee, rapimenti alieni e cerchi nel grano, afferma Jacob Haqq-Misra, astrobiologo al Blue Marble Space Institute of Science. “Quando si mettono insieme tutti questi elementi, capisco perché alcuni scienziati li evitano”, aggiunge. Ma concentrarsi sui resoconti di testimoni oculari di stimati piloti convinti di aver visto qualcosa – resoconti spesso supportati dai dati dei sensori – gli ha permesso di riconoscere che potrebbe esserci qualcosa di concreto su cui gli scienziati possono indagare, anche se il colpevole finisce per essere un banale problema di strumentazione.

“Se non ti interessa personalmente come scienziato, va bene”, spiega Haqq-Misra. “Ma far finta che non sia qualcosa di interessante non aiuta”.

Alcuni potrebbero temere che la reputazione della NASA possa essere macchiata dall’essere associata a un argomento notoriamente pseudoscientifico o che nulla di ciò che l’agenzia dice su questo argomento possa mai soddisfare quelli che ci credono veramente. “Il pericolo è che la NASA non trovi nulla e che la gente dica: ‘Oh, la NASA è coinvolta nella cospirazione’. La NASA non ci sta dicendo la verità”, spiega Frank. Ma pensa anche che lo studio abbia l’opportunità di innescare una fase di divulgazione su come procede la scienza e sul modo in cui essa indaga il mondo.
“La scienza funziona solo perché disponiamo di mezzi rigorosi per valutare i nostri pregiudizi”, il che implica la volontà di esaminare “la propria affermazione di sapere ciò che si sa”.

Per loro stessa natura, gli UAP indicano eventi che vanno leggermente oltre la nostra comprensione. Esistono ai margini del conosciuto, un ambito che la scienza è particolarmente abile ad affrontare. La proliferazione di progetti per indagare sugli UAP suggerisce che forse alcuni ricercatori sono disposti ad assumere un atteggiamento più rilassato nei confronti di un argomento che prima era tabù. Ma anche un maggiore controllo non sembra in grado di eliminare del tutto gli interrogativi che li circondano.

“Finché qualcuno non costruirà un sistema perfetto che catturi tutti i dati in ogni momento e a tutti i livelli di dettaglio”, conclude Dorsch, “alcuni di questi UAP continueranno a non essere conosciuti”.

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