Isole di calore urbane: in città le temperature sono fino a 15°C in più che nelle zone rurali vicine
Le aree urbane più a rischio sono quelle industriali e le baraccopoli
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Più della metà degli esseri umani vive nelle città e si prevede che saranno sempre di più a farlo. Ma le città diventano spesso “isole di calore”, dove le temperature – come vediamo in queste torride settimane – sono più elevate rispetto alle zone rurali limitrofe. Questo amplifica l’effetto delle ondate di caldo nelle città e aumenta il rischio per la salute umana.
Lo studio “Global long-term mapping of surface temperature shows intensified intra-city urban heat island extremes”, pubblicato recentemente su Science da un team internazionale di ricercatori guidato da Lorenzo Mentaschi del Dipartimento di fisica e astronomia “Augusto Righi” (DIFA) dell’università di Bologna, ha esaminato proprio la differenza tra le temperature superficiali estive delle aree urbane e quelle delle aree rurali limitrofe. Il team di ricercatori del quale facevano parte anche scienziati del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, del Max–Planck-Institut für Biogeochemie e dell’Hong Kong Polytechnic University ha esaminato la differenza tra le temperature della superficie terrestre nelle aree urbane con una popolazione di oltre 50.000 persone e nei loro dintorni rurali nelle estati tra il 2003 e il 2020. Al JRC spiegano che «Lavorando con i dati satellitari, gli scienziati hanno misurato che le temperature superficiali nelle città a volte erano fino a 10 – 15° C più alte rispetto ai loro dintorni rurali». Lo studio ha anche stimato, dalla calda estate del 2003, «La temperatura nelle isole di calore estremo nelle città di tutto il mondo è aumentata in media di 1° C».
La scala globale dello studio e l’alta risoluzione dell’analisi spaziale consentono di confrontare città in diverse zone climatiche e persino parti diverse all’interno di megalopoli e il JRC evidenzia che «In tutte le megalopoli globali, come Tokyo, New York, Parigi e Londra, lo studio ha osservato un’elevata variabilità della temperatura all’interno delle città. Gli hotspot si trovano spesso nelle aree industriali, dove il calore di scarto, l’uso di materiale da costruzione scuro e l’assenza di vegetazione possono causare temperature della superficie terrestre molto elevate. Ad esempio, a Parigi gli hotspot si trovano a est di Saint-Denis e vicino a Chevilly Larue, intorno a grandi complessi industriali».
Lo studio evidenzia che «Anche le baraccopoli possono formare hot spots di calore a causa della loro urbanizzazione caotica, densa e non regolamentata. L’intensa esposizione al calore, combinata con la povertà, le cattive condizioni abitative e l’accesso ridotto alle opzioni di refrigerazione rappresentano seri rischi per la salute delle persone».
Invece, i parchi urbani e le zone verdi (ad esempio il Bois de Boulogne e il Bois de Vincennes a Parigi) spesso offrono temperature più fresche. Anche i corpi idrici, come il fiume Danubio a Budapest, possono mitigare l’effetto isola di calore urbano.
I ricercatori del JRC dicono che «L’effetto isola di calore urbano è generalmente più forte nelle aree con condizioni climatiche temperate e umide, nonché con una fitta vegetazione rurale. Al contrario, dove l’ambiente rurale ha solo una scarsa vegetazione, in particolare nei deserti, le città, come il Cairo in Egitto, mostrano spesso temperature superficiali più fresche in estate rispetto alle vicine aree non urbane. Una possibile ragione è la maggiore presenza di vegetazione all’interno delle città che al di fuori di esse».
Infine, lo studio si è occupato delle regioni monsoniche dove «La differenza tra le città e le loro aree rurali è più lieve, poiché le precipitazioni elevate attenuano la differenza urbano-rurale».
Lo studio fornisce alle amministrazioni cittadine consigli concreti su come attuare una serie di misure per contrastare l’effetto isola di calore urbano: «Creando corridoi del vento per la ventilazione, progettando tetti verdi e facciate per edifici, utilizzando colori più chiari nelle costruzioni, piantando più vegetazione e sfruttando meglio l’acqua, è possibile ridurre le temperature urbane e migliorare le condizioni di vita per i residenti delle città».
Nella sua strategia di adattamento 2021 , la Commissione europea illustra in che modo queste e altre misure possono aiutare i cittadini, le città, le imprese e i Paesi dell’Ue ad adattarsi agli impatti inevitabili dei cambiamenti climatici e diventare resilienti ai cambiamenti climatici entro il 2050. La strategia promuove la conoscenza e i dati sugli impatti attuali e previsti, sulla corrispondente gestione del rischio climatico e sulla diffusione più rapida delle opzioni di adattamento attraverso l’Horizon Europe Mission on Adaptation che aiuterà le regioni europee a diventare resilienti ai cambiamenti climatici. 118 regioni ed enti locali hanno già aderito alla missione dell’Ue per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Attualmente, l’agenda urbana per l’Ue sta lanciando un invito a presentare candidature per entrare a far parte di un nuovo partenariato per rendere le città più ecologiche. L’obiettivo del futuro partenariato sarà quello di migliorare la regolamentazione, i finanziamenti e le conoscenze sulle infrastrutture verdi e blu nelle città in un contesto intergovernativo. Le domande per diventare partner o coordinatore sono aperte fino al 16 settembre 2022 e devono essere presentate tramite l’EU survey disponibile sul sito Web dedicato: Call for Partners: Urban Agenda for the EU Partnerships on Greening Cities and Sustainable Tourism | Futurium (europa.eu).