Il rapido riscaldamento degli oceani minaccia la biodiversità marina
Il pericolo è maggiore nelle aree con una più ricca biodiversità
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Lo studio “Faster ocean warming threatens richest areas of marine biodiversity”, pubblicato recentemente su Global Change Biology da un team internazionale di ricercatori guidato da Stuart Brown della School of Biological Sciences dell’università di Adelaide e del Globe Institute della Københavns Universitet, ha rivelato che «I tassi di riscaldamento futuro minacciano la vita marina in oltre il 70% delle aree più ricche di biodiversità degli oceani della Terra».
Secondo Brown, «La nostra ricerca dimostra che i luoghi con una biodiversità marina eccezionalmente elevata sono i più esposti al futuro riscaldamento oceanico, il che li rende particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici del XXI secolo. Questo perché le specie che vivono in queste regioni ricche di biodiversità non sono generalmente attrezzate per rispondere a grandi cambiamenti di temperature».
Utilizzando una nuova tecnica per confrontare i tassi estremi passati e futuri del riscaldamento oceanico, i ricercatori sono stati in grado di mappare l’esposizione globale ai futuri cambiamenti climatici e stabilire le distanze alle quali piante e animali nelle aree marine vulnerabili dovrebbero spostarsi per trovare condizioni climatiche adeguate. Brown fa notare che «In molti casi questo richiederà lo spostamento a distanze che vanno oltre le regioni oceaniche in cui queste specie si sono evolute e alle quali si sono adattate, a velocità di spostamento raramente osservate per la vita marina».
Le comunità marine più vulnerabili ospitano la maggior parte delle specie di coralli che costruiscono le barriere coralline del mondo, che forniscono servizi ecosistemici e che supportano i mezzi di sussistenza di milioni di persone. Altre regioni vulnerabili ospitano megafauna marina sempre più rara, compresi i lamantini.
Un altro autore dello studio, Damien Fordham, anche lui dell’università di Adelaide e del Globe Institute, conclude: «Sebbene sappiamo da alcuni anni che i recenti cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno influenzando la vita marina attraverso cambiamenti nella distribuzione e nell’abbondanza delle specie, il modello spaziale di esposizione ai tassi di riscaldamento degli oceani passati e futuri non è chiaro. Dimostrando che le aree a elevate biodiversità marina sono sproporzionatamente esposte al riscaldamento futuro, i nostri risultati forniscono nuove importanti informazioni per farne derivare e rafforzare le azioni di conservazione per salvaguardare la biodiversità marina durante i cambiamenti climatici. Le azioni che rafforzano la resilienza ecologica ed evolutiva ai cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità. Queste potrebbero includere il miglioramento della gestione della pesca, l’assistenza allo spostamento delle specie e l’espansione di aree marine protette ben gestite e rispettose del clima».