UN DECALOGO PER MITIGARE, IN MODO RESILIENTE, GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI… SCRITTO NEL 2006
Chi avrebbe mai potuto immaginare che, quanto scritto una sera di giugno del 2006, analizzando i dati dell’estate del 2003, sarebbe diventato una specie di premonizione su quello che avremmo dovuto mettere in campo (allora), per affrontare in modo migliore quello che stiamo vivendo ora?
Di Michele Cavallucci e Gianfranco Angeloni
Associazione Perugia Meteo
Correva l’inizio dell’anno 2006 ed io, Michele Cavallucci, insieme a Gianfranco Angeloni, stavamo per pubblicare, con Matteo Fiorucci, il Diario Meteorologico di Perugia, un libro che uscì a fine 2007, con la prefazione del Colonnello Mario Giuliacci.
Avevamo appena vissuto ed eravamo ancora abbastanza basiti, di quanto accaduto nell’estate 2003, con l’estate più rovente di sempre, che andava a confermare un trend iniziato nel 1994, proseguito poi nel 1998 e confermatosi dopo 5 anni, di estati sempre più torride e sempre più lunghe, con interessamento dei mesi di maggio e settembre, come se ormai si fosse già, 15 anni fa, allungata la stagione estiva.
Proprio per questo motivo, visto quello che si stava profilando e che si poteva intuire, già 15 anni fa, con il ripetersi di situazioni estreme di caldo e alluvioni, decidemmo di scrivere “un pratico decalogo per governare i cambiamenti climatici” dove ognuno di noi, anche se più in particolare Gianfranco Angeloni, fresco della sua esperienza come Presidente di Legambiente Umbria, diede il suo apporto per redigere questo documento che, incredibilmente, sembra scritto in data odierna, come se tutto fosse già intuibile quasi 20 anni fa, come se si potesse capire tra le pieghe degli eventi, quello che stava per accadere o, magari, quello che poteva essere il Trend che ci avrebbe poi, inesorabilmente portato, al new normal climatico che stiamo vivendo in questo periodo storico
Qui di seguito, il cappello che precede il decalogo, e il documento stesso, che potete trovare nel Diario Meteorologico di Perugia, dal 1976 al 2007. Di sicuro c’è che, se avessimo iniziato ad applicarlo nel momento in cui è stato redatto, forse qualcosa in questo momento, sarebbe mitigato negli effetti e non saremmo in balia degli eventi, sempre più intensi, per quanto riguarda il caldo e la siccità:
Un pratico decalogo per governare i cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici sono sempre più presenti nella vita quotidiana di ognuno di noi, andando a influenzare le nostre attività lavorative, il tempo libero e anche la nostra salute., In questo inizio di terzo millennio soprattutto, ma la cosa si era già evidenziata da metà degli anni 90 in poi, la tendenza ad un riscaldamento delle temperature del pianeta, è progressiva. Ma andando a guardare nel complesso dei dati, si può affermare che, nello sviluppo degli ultimi 30 anni, nella intrinseca variabilità del tempo meteorologico, si possono cogliere delle fluttuazioni più ampie che descrivono come un pendolo, archi di oscillazioni più allungate e più frequenti. Insomma, l’atmosfera contiene più energia e spinge il “pendolo meteo” in campi più estremi. Concretamente, ciò significa che la stessa energia viene restituita attraverso fenomeni meteo più intensi: piogge più abbondanti in un tempo minore, periodi di siccità più lunghi, talora collegati a ondate di calore più frequenti ed intense, ed in parte anche ondate di freddo più incisive, anche se in misura minore rispetto a quelle di caldo, aumento dei fenomeni grandinigeni e tornado più presenti anche in zone meno abituate a vedere questo genere di fenomeni. La comunità scientifica da tempo sta cercando di capire quali siano le cause più profonde che hanno innescato questi cambiamenti e ormai, una mano dell’uomo, pur in un sistema ciclico ricorrente, sembra davvero innegabile
La gran parte degli studi partono dalla teoria del riscaldamento della terra e della maggiore energia in gioco nell’atmosfera.
Infatti, da una attenta osservazione della circolazione atmosferica a tutte le quote, negli ultimi decenni, le cause meteorologiche di gran parte di questi eventi più estremi, sono riconducibili ad una maggiore frequenza degli scambi di energia che si verificano attraverso i meridiani, tra il nord ed il sud dell’emisfero, dall’equatore verso il polo e viceversa. Il teatro di questi scambi sono le zone temperate che, normalmente invece, dovrebbero vedere il prevalere di correnti zonali mediamente occidentali, apportatrici di fenomeni meno cruenti. Testimonianza di questa tendenza, per l’area mediterranea, è la maggior frequenza con cui l’anticiclone nord-africano si espande sempre verso nord, abbracciando ora il Mediterraneo occidentale, ora quello orientale.
E’ questo il tipo di configurazione con la quale dovremo, molto probabilmente, fare i conti nel prossimo futuro in molte città italiane ed europee
Pertanto, sembra più attuale e concreto, anche alla luce dei risultati che si evincono mano a mano che i vari studi confermano questo trend, di suggerire a chi avrà il compito, sicuramente arduo, del governo, un breve decalogo su cui concentrare le politiche dell’immediato futuro.
Fermo restando che le politiche energetiche rivestono un ruolo centrale per combattere efficacemente i gas serra, e che nei prossimi anni per forza di cose, le politiche innovative che punteranno sull’uso sempre maggiore delle fonti rinnovabili, dovranno avere sempre più spazio, tuttavia gli effetti dei cambiamenti climatici non potranno di colpo essere cancellati e pertanto questo decalogo per il buon governo del territorio, penso sia un buon strumento su cui puntare l’attenzione per mitigare il più possibile gli effetti dei probabili mutamenti.
1) Adottare cambiamenti graduali in agricoltura con colture meno energivore di acqua e diffusione di tecniche di irrigazione a goccia.
2) Governo del bosco come riserva e fabbrica insostituibile di ossigeno e formidabile macchina per la cattura ed immagazzinamento della CO2, massima responsabile come gas serra dell’innalzamento della temperatura; con particolare attenzione alle aree marginali, che negli ultimi decenni, dopo l’abbandono, stanno tornando ad essere colonizzati dal bosco. Se non adeguatamente governate possono diventare, in determinate situazioni, potenzialmente molto pericolose per l’innesco di incendi devastanti.
3) Una nuova politica degli invasi medio piccoli, che tenga conto della necessità di immagazzinare acqua durante i periodi piovosi, che probabilmente saranno più brevi ma anche più intensi e restituirla durante i periodi di siccità, che con più frequenza ed intensità interesseranno il territorio.
4) Ammodernare e razionalizzare la rete degli acquedotti obsoleti e inadeguati alle esigenze di un risparmio crescente della risorsa acqua.
5) Preservare con adeguate politiche di difesa e valorizzazione tutte le risorse idriche sotterranee, in particolare quelle più pregiate site nelle montagne italiane in quanto risorse strategiche per il futuro.
6) Nelle aree verdi urbane sostituire e arricchire il patrimonio arboreo e vegetazionale con specie più resistenti ai periodi siccitosi e alle fonti di inquinamento
7) Piantare alberi anche nelle zone periferiche delle nostre città e delle aree industriali, per realizzare delle vere e proprie “cinture verdi”, unico modo utile per mitigare lo scarto di 2-3°C e anche più che si viene a creare tra la campagna più fresca e il centro delle città, che sono delle vere e proprie isole di calore.
8) Intensificare la prevenzione e la lotta agli incendi. Infatti, sotto la spinta delle ondate di calore, sempre più frequenti ed aggressive, unite al prolungarsi dei periodi di siccità, il patrimonio boschivo potrebbe correre un grave pericolo. Pertanto, governo dei boschi, educazione ambientale e prevenzione, sono azioni necessari sempre, ma ancor più nel futuro.
9) Educare l’opinione pubblica ai cambiamenti climatici, perché il catastrofismo, come l’allarmismo, non servono a niente, anzi producono l’effetto opposto: indifferenza o rassegnazione. Invece, è necessaria una corretta informazione, supportata da adeguate politiche e decisioni nella fase di governo. Solo così si potranno mettere in moto processi virtuosi che tengano conto delle esigenze e delle scelte globali, come di quelle locali, che quotidianamente siamo chiamati a fare come cittadini.
10) Intensificare lo studio dei vari microclimi con monitoraggio del territorio sempre più capillare, per ottenere, sia previsioni su scala sempre più piccola (al di sotto anche di quella regionale) e quindi, adeguare in maniera più precisa le politiche da adottare (ad es. in agricoltura con l’introduzione di altre colture) o in situazioni di allarme meteo fare parte di una rete o di un sistema più grande che possa in tempo reale interloquire con i cittadini.
Michele Cavallucci
Staff Perugia Meteo