Siccità: Roma rischia già il razionamento dell’acqua potabile

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Siccità: Roma rischia già il razionamento dell’acqua potabile

Anbi: «Se la perdurante condizione di siccità sul nord Italia ha permesso di concordare azioni di contrasto alle criticità idriche, il repentino precipitare della situazione in centro Italia obbliga ad interventi d’emergenza»
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Mentre l’Italia del nord sembra destinata a chiudere i sei mesi restanti dell’anno in una condizione di siccità irreversibile – con la Lombardia che va adesso verso lo stato di crisi idrica regionale – l’incubo del razionamento dell’acqua potabile torna ad aleggiare sul Lazio, dove la quasi assenza di precipitazioni sta diventando allarmante, come documenta l’ultimo Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

«Se la perdurante condizione di siccità sul nord Italia ha permesso di concordare azioni di contrasto alle criticità idriche, il repentino precipitare della situazione in centro Italia obbliga ad interventi d’emergenza», spiega Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione che riunisce i Consorzi di bonifica a livello nazionale.

In particolare, dall’Anbi segnalano un calo significativo nei livelli dei fiumi Tevere e Liri, ma anche dei laghi di Bracciano e di Nemi; una delle zone maggiormente interessate dalla scarsità d’acqua sono i Colli Albani dove, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 si è rivolto alla Regione per chiedere un incremento del prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) non potrà che ulteriormente aggravarsi.

Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l’ormai “torrente Arno” ha una portata pari al 27% della media e l’Ombrone è in grande sofferenza, trasportando solo 1,56 metri cubi al secondo.

«Ora bisogna contrastare l’aggravarsi della situazione, ma poi, al più presto, bisognerà dare il via agli interventi infrastrutturali, già finanziati ed in avanzato iter procedurale, capaci di aumentare la resilienza dei territori – sollecita Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – Al contempo servono decisioni politiche per avviare nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua di un Paese, dove crescono segnali idricamente allarmanti».

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