Il lago cileno di Penuelas è quasi scomparso. Prosciugato da una siccità che dura da 13 anni

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Il lago cileno di Penuelas è quasi scomparso. Prosciugato da una siccità che dura da 13 anni

Il cambiamento climatico mette a rischio l’economia e l’ambiente del Cile: 30% di acqua in meno in 30 anni
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Fino a 20 anni fa il lago di Penuelas, un bacino artificiale del Cile centrale, era la principale fonte d’acqua di Valparaiso e conteneva una quantità di acqua pari a quella di 38.000 piscine olimpioniche, ora è ridotto a poco più di uno stagno grosso quanto due piscine olimpiche. Il resto si è trasformato in una distesa di terra arida disseminata di scheletri di pesci e animali.

E’ il risultato di una siccità che dura da 13 anni e del crollo delle precipitazioni in Cile, con le temperature dell’aria più elevate hanno fatto sì che la neve sulle Ande, un tempo una riserva fondamentale di acqua di disgelo per la primavera e l’estate, non si compatti, si sciolga più velocemente o si trasformi direttamente in vapore. E i fiumi e ruscelli che correvano durante l’estate alimentati dalla neve delle Ande ora sono in secca.

Una siccità devastante che ha colpito la produzione mineraria del Paese che è il più grande produttore di rame del mondo, alimentato le tensioni e i conflitti per l’uso dell’acqua per la nuova industria del litio e per l’agricoltura e che ha costretto la capitale Santiago a fare per la prima volta piani di razionamento dell’acqua.

Amanda Carrasco, una 54enne che vive vicino a quello che era il bacino di Penuelas e che si ricorda quando pescava i pesci pejerrey nel lago, ha detto alla Reuters: «Dobbiamo pregare Dio di mandarci l’acqua. Non l’ho mai visto così. C’era già stata meno acqua prima, ma non come adesso».

Il problema è il cambiamento climatico: mancano anche le precipitazioni invernali – una volta affidabili – che alimentavano il lago e che ora sono ai minimi storici, come ha confermato Jose Luis Murillo, direttore generale di ESVAL, la compagnia idrica fornisce acqua a Valparaiso, che fa notare: «Fondamentalmente, quella  che abbiamo è solo una pozzanghera: La città ora dipende dai fiumi. Questo è particolarmente significativo se si pensa che diversi decenni fa il bacino di Penuelas era l’unica fonte d’acqua per tutta la grande Valparaiso».

Dietro questa devastante siccità c’è un cambiamento globale nei modelli climatici che acuisce i cicli meteorologici naturali.

Secondo lo studio “Global Meteorological Drought: A Synthesis of Current Understanding with a Focus on SST Drivers of Precipitation Deficits”, pubblicato nel 2017 sul Journal of Climate da un team internazionale di ricercatori, il riscaldamento naturale del mare al largo della costa cilena, che impedisce l’arrivo delle tempeste, è stato intensificato dall’aumento della temperatura globale del mare».  E lo  studio “Contributions of External Forcings to Southern Annular Mode Trends”, pubblicato nel 2006 sempre sul sul Journal of Climate da Julie Arblaster e  Gerald Meehl del National Center for Atmospheric Research, avvertiva che l’esaurimento dell’ozono e i gas serra nell’Antartico esacerbano i modelli meteorologici che allontanano le tempeste dal Cile.

E sul fatto che la siccità cilena che fa seccare i laghi e asseta la città sia legata al riscaldamento globale e alle sue imprevedibili conseguenze lo rivelano anche gli anelli degli alberi risalenti a 400 anni fa, i quali, come spiega alla Reuters  Duncan Christie del Center for Climate and Resilience Research – CR2 del Cile, «Dimostrano  quanto sia rara l’attuale siccità. Non ha rivali per durata o intensità» e fa notare che «Le Ande – le “torri d’acqua” del Paese – non avrebbero avuto la possibilità di ricostituire le loro riserve, il che a sua volta significava che quando la neve si scioglie in primavera c’è molta meno acqua per riempire fiumi, bacini idrici e falde acquifere».

Per stimare l’approvvigionamento idrico estivo. Miguel Lagos, un idrologo, è andato a misurare il manto nevoso vicino alla stazione di Laguna Negra, nel Cile centrale, a circa 50 chilometri  a est di Santiago, e dice che «Non c’era proprio niente. Ci sono stati così pochi eventi di precipitazioni e condizioni così calde che la neve si era sciolta quello stesso inverno. Man mano che la neve si compatta, creando nuovi strati, questo aiuta a mantenerla più fredda più a lungo. Ma, con il clima più caldo e meno nevicate, gli strati di neve superiori si stavano sciogliendo più velocemente o si stavano trasformando direttamente in vapore, un processo chiamato sublimazione».

Lo studio “The Central Chile Mega Drought (2010–2018): A climate dynamics perspective”, pubblicato nel 2019 sull’International Journal of Climatology da un team di ricercatori cileni, che ha analizzato la siccità del Cile dal 2010 al 2018 <, arrivando alla conclusione che «Gli eventi meteorologici mutevoli potrebbero alleviare la siccità in futuro, ma molto dipenderà  dalla traiettoria delle emissioni umane che incidono sul clima».

Intanto, se non  pioverà, moriranno sempre più capi di bestiame e sempre più lagune e laghi turistici si trasformeranno in deserti, ma le previsioni dell’Universidad de Chile non sono per niente buone: nei prossimi 30 anni il Paese sudamericano avrà il 30% di acqua in meno. E Lagos conclude sconsolato: «Quella che oggi chiamiamo siccità diventerà normale».

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