Il James Webb Telescope studierà due strani mondi alieni rocciosi

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Il James Webb Telescope studierà due strani mondi alieni rocciosi

Per capire meglio l’evoluzione dei pianeti simili alla Terra
www.ansa.it

Due stravaganti mondi alieni rocciosi finiranno nel mirino del nuovo telescopio spaziale James Webb nel primo anno della sua missione scientifica, il cui inizio è previsto fra poche settimane.

Con i suoi spettrografi ad alta precisione, Webb studierà nei dettagli il pianeta ‘55 Cancri e’, ricoperto di lava, e il pianeta senza atmosfera ‘LHS 3844 b’. Lo annunciano i membri del consorzio scientifico della missione, condotta dalle agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa) e Canada (Csa).

I due pianeti esterni al Sistema solare (esopianeti) sono classificati come ‘super-Terre’, per le loro dimensioni e la composizione rocciosa.

55 Cancri e orbita a meno di 2,4 milioni di chilometri dalla sua stella (un venticinquesimo della distanza tra Mercurio e il Sole), completando un’orbita in meno di 18 ore.

Con temperature superficiali molto al di sopra del punto di fusione dei minerali tipici delle rocce, è possibile che il lato illuminato del pianeta sia ricoperto da oceani di lava. Pianeti così vicini alla loro stella solitamente le rivolgono sempre la stessa faccia, ma precedenti osservazioni fatte con il telescopio Spitzer indicano che la regione più calda di 55 Cancri e non è quella più direttamente esposta alla stella e il calore rilevato nella parte illuminata varia. Il telescopio Webb con la sua NIRCam proverà a risolvere questo enigma, cercando di capire se il fenomeno sia dovuto alla presenza di un’atmosfera dinamica che fa muovere il calore intorno al pianeta oppure se il pianeta ruoti su se stesso con un ciclo giorno-notte.

Anche LHS 3844 b orbita molto vicino alla sua stella, completando un giro in 11 ore. Tuttavia, poiché la stella è relativamente piccola e fredda, il pianeta non è abbastanza caldo da fondere la superficie. Inoltre, le osservazioni di Spitzer indicano che è molto improbabile che il pianeta abbia un’atmosfera consistente: per questo rappresenta un’opportunità unica per studiare con lo strumento MIRI l’emissione termica della superficie dell’esopianeta in modo da determinarne la composizione.

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