I bambini nati oggi sperimenteranno da 3 a 4 volte più eventi climatici estremi dei loro nonni
Prevenzione delle catastrofi e riduzione dei rischi essenziali per un futuro sostenibile
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Aprendo il 7th Global Platform for Disaster Risk Reduction (GPDRR) in corso a Bali, in Indonesia, la vicesegretaria gewnerale dell’Onu, Amina Mohammed. Ha avvertito: «A meno che i Paesi non intensifichino l’azione di prevenzione e riduzione dei rischi, il mondo subirà 1,5 disastri di medie e grandi dimensioni ogni giorno fino alla fine del decennio
Durante il meeting che termina il 28 maggio, i partecipanti faranno il punto sull’attuazione del Sendai Framework del 2015 che punta a proteggere i progressi in termini di sviluppo dal rischio di catastrofi. La Mohammed ha detto ai delegati che «Il mondo sta cercando nel forum leadership, saggezza e competenza. Le decisioni che prendiamo possono svolgere un ruolo significativo nella prevenzione di un’altra calamità come la pandemia di Covid-19. Possiamo – e dobbiamo – mettere fermamente i nostri sforzi alla base della prevenzione e della riduzione dei rischi e costruire un futuro sicuro, sostenibile, resiliente ed equo per tutti».
Ma la realtà è che i disastri stanno già ostacolando gli sforzi globali per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e, sottolineando l’urgenza di intervenire, la Mohammed ha delineato quattro aree d’azione a partire da quanto abbiamo appreso dalla pandemia: «Dobbiamo garantire una migliore coerenza e attuazione del nesso con lo sviluppo umanitario. Ciò significa migliorare la governance del rischio. Perché, nonostante i nostri sforzi, la creazione del rischio sta superando la riduzione del rischio. Attualmente non esistono quadri di governance in atto per gestire i rischi e mitigarne l’impatto. Il Global Assessment Report 2022 delle Nazioni Unite, pubblicato il mese scorso, delinea i modi in cui i sistemi di governance possono evolversi per affrontare meglio i rischi sistemici. Il rapporto chiarisce che, in un mondo di incertezza, la comprensione e la riduzione del rischio è fondamentale per raggiungere uno sviluppo sostenibile».
Come secondo punto, la Mohammed ha sottolineato «L’importanza di investire in una maggiore capacità di dati. Ci sono nuovi strumenti multilaterali in quest’area, come il Complex Risk Analytics Fund delle Nazioni Unite, che supporta “ecosistemi di dati” in grado di anticipare, prevenire e rispondere meglio a minacce complesse, prima che si trasformino in disastri conclamati Questo include lo sviluppo congiunto dell’analisi del rischio e l’investimento nel coordinamento e nell’infrastruttura dei dati che consenta la condivisione delle conoscenze e un’azione preventiva congiunta. Tali investimenti ci aiuteranno a superare rischi complessi prima, più velocemente e in modo più mirato ed efficiente».
Il terzo punto proposto dalla Mohamme riguarda i Paesi meno sviluppati del mondo e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo che «Soffrono in modo sproporzionato durante i disastri. I disastri in questi paesi possono spazzare via decenni di sviluppo e crescita economica con gravissime conseguenze economiche e sociali a lungo termine. Abbiamo urgente bisogno di rafforzare la cooperazione internazionale per la prevenzione e la riduzione del rischio di catastrofi nei Paesi più vulnerabili e per le comunità più vulnerabili, comprese donne e ragazze, persone con disabilità, poveri, emarginati e isolati».
Intervenendo all’High-Level Dialogue su “Strengthening disaster and climate risk governance at national and local levels for accelerated progress on SDGs” ospitato dal GPDRR, Mark Howden, direttore dell’Institute for climate, energy and disaster solutions dell’ Australian National University, ha ricordato che «Per i bambini nati oggi, la loro esperienza di vita sarà di sconvolgimento climatico. E’ probabile che sperimenteranno da tre a quattro volte più eventi climatici estremi dei loro nonni».
Selwin Hart, consigliere speciale del segretario generale dell’Onu Unite per l’azione per il clima e segretario generale aggiunto del Climate Action Team, ha aggiunto che «Questi impatti saranno distribuiti in modo non uniforme. Se vivi in Centro o Sud America; nell’Africa centrale, orientale o occidentale; nell’Asia meridionale; o in un piccolo Stato insulare in via di sviluppo, hai 15 volte più probabilità di morire a causa dell’impatto climatico. Nonostante questo, solo il 20-25% di tutti gli investimenti legati al clima viene speso per l’adattamento e la resilienza. Dobbiamo perseguire con lo stesso grado di urgenza e ambizione la riduzione delle emissioni e perseguire la protezione delle persone e la salvaguardia dei mezzi di sussistenza. Abbiamo l’imperativo morale di proteggere coloro che hanno fatto meno per metterci in questa situazione o per causare la crisi climatica».
Secondo Howden, «Questo è un problema sistemico che richiede soluzioni sistemiche. Gli impatti dei cambiamenti climatici si fanno già sentire in tutti i continenti, in ogni isola, in ogni oceano e in ogni settore».
Il rapporto “Climatew Change 2022 – Impacts, Adaptation and vulnerability” dell’IPCC, del quale Howden è uno degli autori, rileva «Un aumento degli eventi composti, concorrenti, a cascata e aggregati» e lo scienziato australiano ha spiagato che «Un evento composto è quello in cui ci sono più eventi climatici correlati che si verificano contemporaneamente, che collettivamente aumentano il rischio, ad esempio ondate di caldo, siccità e incendi simultanei, che insieme hanno un impatto sul rischio. I rischi a cascata sono eventi in cui una perturbazione climatica innesca una catena di altre perturbazioni climatiche. Negli incendi davvero enormi che abbiamo avuto in Australia due anni fa, gli incendi hanno distrutto il sistema elettrico. Quindi questo ha bloccato il sistema bancario, quindi le persone non potevano entrare in possesso dei loro soldi, e ha anche eliminato il sistema di distribuzione della benzina… e ha eliminato il sistema di comunicazione dei telefoni cellulari… quindi anche se le persone avevano benzina nelle loro auto, non sapevano dove guidare perché non sapevano dove fossero gli incendi. E’ un rischio a cascata. Un esempio di rischio aggregato, che comporta rischi separati e indipendenti, sarebbe un pericolo legato al clima, come un incendio o un ciclone e il Covid-19. Quindi, quando le persone hanno bisogno di cercare rifugio, si affollano in uno spazio limitato, il che significa che sono esposte al rischio aggiuntivo di Covid. La natura dei rischi determina la soluzione. Ad esempio, se c’è un rischio a cascata, tutto ciò che si deve fare è impedire un collegamento di quella cascata e possiamo impedire che accada. Le opzioni per gestire i rischi climatici diminuiscono con l’aumento del cambiamento climatico: è essenziale sia ridurre le emissioni per rallentare il cambiamento climatico, sia adattarsi riducendo i rischi di catastrofi. Una soluzione sistemica si basa sull’impegno politico e sul seguito delle azioni».
Filimon Manoni, vice segretario generale del Pacific Islands Forum Secretariat, ha detto che «La Pacific Resilience Partnership ha migliorato il coordinamento e la collaborazione nella gestione dei rischi di catastrofi nella regione. Gli esempi includono il gruppo di lavoro tecnico per il finanziamento del rischio di catastrofi, che fornisce supporto in termini di capacità in merito alla protezione finanziaria contro i disastri, e strumenti come i Pacific Resilience Standards. Andando avanti, se vogliamo fare meglio nella governance del rischio, dobbiamo considerare una serie di cose importanti. Primo, una visione condivisa della resilienza che sia di proprietà di tutti e che sia sostenuta dalla volontà politica al più alto livello. Secondo, dobbiamo esaminare continuamente i nostri sistemi in modo da mantenere la continuità e la sostenibilità. Infine, è fondamentale anche l’accesso a dati solidi e contestualizzati».
Natalia Gómez Solano, presidente del Costa Rican Youth and Climate Change Network, ha chiesto «Una maggiore inclusione dei giovani nel rischio di catastrofi e nella governance climatica. Per i giovani, chiediamo ai governi di unificare meccanismi, sistemi e istituzioni e di accelerare sugli SDG. Sappiamo che il cambiamento climatico influisce sul futuro dei giovani e dei bambini, che costituiscono un gruppo davvero vulnerabile. Il nostro gruppo chiede soluzioni poiché i pericoli stanno cambiando più velocemente delle politiche e delle azioni. I bambini e i giovani sono promotori e mobilitatori del cambiamento».
Per Jochen Steinhilber, direttore generale per gli sfollati, la prevenzione delle crisi e la società civile del ministero federale tedesco per la cooperazione e lo sviluppo economico, «L’integrazione è un elemento chiave per fare progressi contro i rischi di catastrofi e climatici. Dobbiamo utilizzare le istituzioni esistenti nella migliore misura possibile per evitare qualsiasi ulteriore frammentazione a livello globale, nazionale e locale. La Germania si è impegnata a utilizzare la sua presidenza del G7 per migliorare la resilienza, soprattutto per i più vulnerabili. Basandoci sulla InsuResilience Global Partnership e sugli sforzi per consentire una risposta più rapida e migliore alle catastrofi e per colmare il gap di protezione finanziaria nei Paesi vulnerabili, stiamo mobilitando sostegno sotto la nostra presidenza del G7 per lavorare verso uno scudo globale contro il rischio climatico. La Germania si è anche impegnata a rafforzare l’azione preventiva, per un’assistenza umanitaria più proattiva e lungimirante. C’è una crescente consapevolezza che i finanziamenti prestabiliti possono consentire un’assistenza più rapida ed efficace. C’è un detto in tedesco: “Devi farti degli amici prima di averne bisogno”. Questo vale anche per la finanza: quando si verifica un disastro, le soluzioni prestabilite alleggeriscono il carico, abbassano i costi e riducono l’impatto fiscale».
La Mohammed ha indicato nella fornitura di sistemi di allerta precoce ai Paesi poveri «Un esempio di una misura efficace che fornisce un notevole ritorno sull’investimento. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto all’Organizzazione meteorologica mondiale di presentare un piano d’azione alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP27), che si terrà in Egitto a novembre, volto a garantire che ogni persona sulla terra sia coperta da Sistemi di allerta precoce entro 5 anni».
La vicesegretaria generale dell’Onu ha concluso chiedendo che «I settori pubblico e finanziario siano a prova di rischio. Per fermare la spirale di perdite per catastrofi, dobbiamo ‘pensare alla resilienza, tenere conto del costo reale dei disastri e incentivare la riduzione del rischio. I governi devono anche tenere conto della riduzione del rischio di catastrofi nei quadri finanziari, mentre misurazioni alternative, oltre al prodotto interno lordo, dovrebbero tenere conto del rischio di catastrofi e della resilienza».