Due alpinisti morti sul Gran Combin: il Cnr indica tra le cause la crisi climatica
«Coi cambiamenti climatici cambia l’ambiente montano, le condizioni sono quelle di un ghiacciaio estivo e non primaverile come dovrebbe essere»
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A causa del crollo di alcuni seracchi sul Grand Combin, una vetta di oltre 4mila metri a cavallo dell’arco alpino che divide Valle d’Aosta e Svizzera, il 27 maggio due alpinisti sono morti e nove sono rimasti feriti. Un drammatico incidente dove il ruolo della crisi climatica appare particolarmente evidente.
Come spiega il glaciologo dell’Istituto di scienze polari (Cnr-Isp) Renato Colucci, infatti, «le Alpi, come tutte le zone alle alte latitudini e alle alte quote, stanno andando incontro a una trasformazione estremamente rapida, accelerata da cause antropiche. Una delle zone più a rischio è rappresentata dai ghiacciai, la criosfera terrestre. Il seracco è l’evidenza che il ghiacciaio si muove: è, infatti, ghiaccio altamente fratturato e con grande massa: un sistema estremamente fragile che il caldo destabilizza ulteriormente».
Sulla stessa linea il ricercatore Jacopo Gabrieli, anch’egli membro del Cnr-Isp: «Con i cambiamenti climatici cambia l’ambiente montano. Basti pensare che sulle Alpi occidentali e centrali le condizioni attuali si avvicinano a quelle di metà giugno-primi di luglio per la poca neve e il caldo di queste due settimane. Le condizioni sono quelle di un ghiacciaio estivo e non primaverile come dovrebbe essere».