Alcune città costiere stanno sprofondando sempre più rapidamente
A rendere sempre più incerto il futuro di molte di queste metropoli c’è la tendenza del suolo ad abbassarsi, un fenomeno, in parte naturale, accelerato dall’estrazione di acqua, petrolio e gas, dal sottosuolo. Tanto che in diverse località del mondo la sua entità supera in velocità l’innalzamento del mare causato dal riscaldamento globale
di Sara Schonhard/E&E News
www.lescienze.it
L’aumento del livello dei mari minaccia di erodere le aree costiere delle grandi metropoli di tutto il mondo. Ora questi rischi sono aggravati da un altro pericolo in accelerazione: la maggior parte di quelle città sta anche affondando.
Questo significa che in futuro inondazioni e altri gravi disagi dovuti all’aumento del livello del mare potrebbero colpire quei centri urbani molto prima del previsto, come afferma uno studio su “Geophysical Research Letters”.
Usando dati satellitari per misurare i tassi di subsidenza in 99 città costiere, gli autori hanno scoperto che molte di queste metropoli stanno affondando più velocemente di quanto stia aumentando il livello del mare. La subsidenza costiera si sta verificando a livello globale, ma il problema è maggiore in Asia, dove le aree in rapida urbanizzazione stanno aumentando la domanda di acque sotterranee (o acque di falda).
Lo studio mostra che tra il 2015 e il 2020 a Giacarta, la popolosa capitale indonesiana che brulica di circa 11 milioni di persone, la superficie si è abbassata quasi 15 volte più velocemente dell’aumento medio globale del livello del mare, rendendola una delle città del globo che affonda più velocemente.
Parte dello sprofondamento è legato a processi naturali, ma è notevolmente accelerato dalle attività umane. La ricerca ha scoperto che il motore principale dell’accelerazione della subsidenza è probabilmente l’estrazione delle acque sotterranee, poiché la popolazione della città in espansione mette più pressione sulle falde acquifere sotterranee per lavarsi, cucinare e igiene personale. Anche la produzione di petrolio e gas e le nuove costruzioni contribuiscono al problema.
I costi finanziari e umani sono significativi anche nelle città in cui solo alcune aree stanno sprofondando più velocemente dell’innalzamento dei mari, dicono i ricercatori. Questo è vero per città come Lagos, in Nigeria, che è l’area metropolitana più popolosa dell’Africa; la capitale di Taiwan, Taipei; e Mumbai, India, la settima città più popolosa del mondo.
Oltre a Giacarta, altre quattro città in Asia – Chittagong, in Bangladesh; Tianjin, in Cina; Manila nelle Filippine; e Karachi, in Pakistan – stanno tutte cedendo rapidamente, mettendo complessivamente 59 milioni di persone a rischio di un aumento delle inondazioni e delle relative conseguenze. A Tianjin, una grande città portuale vicino a Pechino, i tassi massimi di subsidenza sono quasi 20 volte maggiori dell’aumento medio del livello del mare.
Alcune città hanno adottato misure per contenere la subsidenza. Secondo uno studio del 2011 pubblicato su “Natural Hazards”, alcune zone di Giacarta stavano sprofondando fino a 280 millimetri all’anno, fino a quando il governo dell’Indonesia ha messo in atto regolamenti volti a ridurre l’estrazione delle acque sotterranee.
Anche i funzionari di Shanghai, di Houston e della Silicon Valley, queste ultime due negli Stati Uniti, hanno adottato misure per migliorare la gestione delle acque sotterranee, evidenziando il ruolo che la regolamentazione può svolgere nell’affrontare la subsidenza del terreno quando la colpa è dell’attività umana.
Altre misure si sono rivelate costose e inefficaci, in parte perché non tengono conto del ruolo della subsidenza.
I piani per costruire una gigantesca diga attorno a Giacarta per proteggerla dall’innalzamento del livello del mare sono stati realizzati solo in parte e sono stati complicati dalla rapida accelerazione degli impatti dovuti al cambiamento climatico, come le tempeste più gravi.
Giacarta sta ancora sprofondando in alcuni punti da 20 a 30 millimetri all’anno, e il governo ha in programma di spostare la capitale in un porto marittimo sulla costa orientale del Borneo indonesiano, sollevando nuove preoccupazioni tra gli ambientalisti, dato che il suo sviluppo potrebbe minacciare le forniture di acqua e gli ecosistemi naturali.