La frequenza di siccità e ondate di caldo dipenderà più dalle piogge che dalla temperatura

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La frequenza di siccità e ondate di caldo dipenderà più dalle piogge che dalla temperatura

Un modello applicabile ad altri eventi meteorologici estremi composti
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Il pianeta sempre più caldo comporterà una insorgenza più frequente di eventi estremi caratterizzati da un clima caldo o secco. Eppure, quale fattore fa sì che siccità e ondate di calore si verifichino insieme e quale influsso hanno le precipitazioni? Uno studio recente chiarisce la situazione.

Si prevede che il riscaldamento globale intensificherà la frequenza di di eventi estremi  di siccità e ondate di caldo, tuttavia, finora, gli scienziati non hanno ancora la certezza di quali siano le condizioni che portano questi due eventi estremi a manifestarsi insieme. Il nuovo studio “Precipitation trends determine future occurrences of compound hot–dry events”, pubblicato su Nature Climate Change da  Emanuele Bevacqua e Jakob Zscheischler (Helmholtz-Zentrum für Umweltforschung – UFZ),   Giuseppe Zappa (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR) e Flavio Lehner (Cornell University e National Center for Atmospheric Research), ha rivelato che, «Dato un innalzamento della temperatura globale di 2° C, la frequenza della comparsa simultanea di siccità e ondate di caldo, detta evento caldo-secco composto (compound hot–dry event), è principalmente determinata dall’andamento medio delle precipitazioni».

Lo studio, sostenuto dai progetti Extreme events: artificial intelligence for detection and attribution (XAIDA) ed European Research Area for Climate Services (ERA4CS), finanziati dall’Unione europea, evidenzia che «Un clima è contemporaneamente caldo e secco a livelli estremi spesso comporta conseguenze sproporzionate per gli ecosistemi e le persone. Gli eventi caldi-secchi composti possono provocare incendi boschivi, morie di alberi e perdite di raccolto. Nel caso in cui assumano un carattere persistente, possono condurre a carenze idriche che minacciano l’agricoltura e la sicurezza alimentare».

Zscheischler, che lavora anche per l’università di Berna, ricorda su ScienceDaily che «In passato, i periodi di siccità e le ondate di calore erano spesso presi in esame in modo separato; tuttavia, esiste una forte correlazione tra i due eventi, che è possibile constatare negli eventi estremi verificatisi nel 2003 e nel 2018 in Europa. Le ripercussioni negative di questi eventi estremi composti sono generalmente maggiori rispetto a quelle di un unico evento estremo».

Per analizzare da quale fattore dipende il verificarsi di eventi caldi-secchi composti e per dimostrare l’importanza del ruolo svolto dall’andamento delle precipitazioni nella frequenza degli eventi composti futuri. I  ricercatori hanno utilizzato il risultato ottenuto da un insieme di 7 modelli climatici. Il team si è soffermato sul periodo tra il 1950 e il 1980, paragonando i risultati con un clima futuro più caldo di circa 2° C rispetto alle condizioni pre-industriali. Bevacqua evidenzia che «Il vantaggio di queste molteplici simulazioni è che offrono un volume di dati più ampio in confronto agli insiemi di modelli tradizionali. Questo ci permette di effettuare una stima migliore degli eventi estremi composti».

Lo studio conferma che «Il riscaldamento globale aumenterà la frequenza di eventi caldi-secchi composti. Tra il 1950 e il 1980, tali eventi si sono manifestati a una frequenza pari al 3%, ovvero una volta ogni 33 anni. In un clima più caldo di 2° C, si presume che la loro frequenza si innalzerà a circa il 12%, quindi, un valore 4 volte superiore rispetto al periodo storico citato».

Inoltre, la ricerca ha stabilito che «La frequenza con cui episodi di siccità e ondate di caldo avverranno insieme nel futuro dipenderà dalle precipitazioni piuttosto che dall’andamento della temperatura». Gli autori spiegano che «Ciò accade poiché il riscaldamento locale sarà abbastanza diffuso da far coincidere sempre la futura siccità con eventi estremi almeno moderatamente caldi, anche in un mondo più caldo di 2° C. Al contrario, l’andamento delle precipitazioni risulta spesso debole e di segno equivoco, a seconda del modello, della regione e della variabilità climatica interna. Pertanto, porre un vincolo all’andamento delle precipitazioni a livello regionale vincolerà a sua volta i futuri eventi caldi-secchi composti».

I ricercatori concludono facendo notare che «E’ possibile inoltre applicare i risultati dello studio, ad altri eventi meteorologici estremi composti, quali l’interazione tra tempeste tropicali e ondate di calore sulla terraferma o le ondate di calore e i livelli di acidità estremi negli oceani».

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