Gli impollinatori sono a rischio, ecco come aiutare il lavoro delle api

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Gli impollinatori sono a rischio, ecco come aiutare il lavoro delle api

Per garantire l’impollinazione le api necessitano di tre elementi: luoghi adatti a nidificare, cibo (fiori) sufficiente e disponibilità d’acqua nei pressi dei siti di nidificazione
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Gli organismi impollinatori quali le api, i bombi e le farfalle sono fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi in quanto interagendo col mondo vegetale permettono alle piante di completare il loro ciclo riproduttivo.

L’impollinazione è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio ecologico e della biodiversità, ma non solo. Dall’analisi degli studi elaborati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), emerge che 71 delle circa 100 specie di colture che forniscono il 90% del cibo nel mondo sono impollinate dalle api. Si calcola che a livello mondiale tali organismi siano responsabili dell’impollinazione di più del 75% di tutte le colture e di oltre il 90% delle piante selvatiche.

Gli organismi impollinatori garantiscono la sicurezza alimentare poiché con l’impollinazione sostengono la produzione di cibo diversificato e di qualità in grado di assicurare il progresso e il benessere degli uomini.

L’ape, inoltre, si è rivelata un eccellente sentinella ambientale o indicatore biologico di diverse sostanze contaminanti presenti nei tre elementi (aria, acqua e suolo) dove esse si trovano disperse essendo in grado di fornire importanti indicazioni sulla qualità ecologica e sulla presenza di fonti di contaminazione ambientale in un dato territorio.

In Italia, B. Cavalchi e S. Fornaciari, della USL n. 9 di Reggio Emilia, hanno monitorato con successo nel 1983 la zona del comprensorio ceramico di Sassuolo-Scandiano, collocando alveari a varie distanze dalle sorgenti di emissione dei contaminanti (in particolare piombo e fluoro) ed impiegando come matrici api morte, api vive, polline, miele e propoli. Anche nelle città, dove le api riescono a sopravvivere bottinando nei giardini spartitraffico, sulle alberature dei viali e sui fiori dei terrazzi e dei balconi, si è fatto ricorso a questo prezioso insetto per il rilevamento di vari inquinanti urbani.

Nel dettaglio, le api attraverso fenomeni di bioaccumulo, scomparsa, mortalità e variazioni nel comportamento, sia come organismi singoli che come colonie, consentono di effettuare valutazioni sulla qualità dell’ambiente in cui le stesse vivono poiché hanno un elevato tasso riproduttivo, una grande mobilità e visitano un grandissimo numero di fiori ogni giorno (Fig. 1). L’ape può essere definita come un sensore viaggiante poiché nei tragitti di andata e ritorno dall’alveare copre un’area avente un’estensione di circa 7 chilometri quadrati.

Lo stato di salute degli organismi impollinatori

A partire dal 2008, la funzione svolta dagli insetti impollinatori è a rischio perché la moria delle api ha dimezzato la popolazione negli alveari italiani. Il loro declino è da imputare ai fatto riconnessi all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, all’attuazione di pratiche agricole intensive, alla forte importazione di api regina e di sciami da Paesi terzi, alle patologie veterinarie che storicamente affliggono gli sciami, quali la peste europea, agli impatti causati dal cambiamento climatico, all’urbanizzazione, al consumo di suolo, ai cambiamenti di destinazione d’uso del suolo, all’impoverimento della biodiversità, alla perdita e alla frammentazione degli habitat, alla semplificazione del paesaggio, all’introduzione di monocolture e, per alcune specie, alla riforestazione naturale conseguente all’abbandono delle aree rurali.

Le condizioni ottimali o sfavorevoli per l’impollinazione

Per garantire l’impollinazione le api necessitano di tre elementi: luoghi adatti a nidificare, cibo (fiori) sufficiente e disponibilità d’acqua nei pressi dei siti di nidificazione.

Per quanto concerne i fiori occorrono specie vegetali ricche di nettare e polline, autoctone e con fiori profumati di colore bianco, giallo, arancione, blu, porpora e violetto. Il colore dei fiori è importante poiché l’occhio delle api percepisce solo quattro colori (giallo – arancio, verde – giallastro e bluastro, blu e ultravioletto). Le api confondono il nero con il rosso ed, infatti, non visitano i fiori di tali colori, ad eccezione dei papaveri in quanto i loro petali non sono soltanto rossi ma presentano anche l’ultravioletto. A titolo di esempio, il colore rosso porpora viene percepito dalle api come blu, mentre il bianco come verde – bluastro. Ogni fiore, inoltre, ha una sua particolare superficie riflettente che lo diversifica dalle altre specie rendendo più agevole l’individuazione e l’impollinazione selettiva da parte delle api (Fig. 2).

Le specie vegetali idonee sono quelle aventi fioriture prolungate ed attive da marzo ad ottobre, ovvero essenze con fioriture primaverili precoci al fine di fornire polline per le nuove covate dopo il riposo invernale e/o fioriture autunnali tardive.

Le condizioni ottimali per le specie impollinatrici sono rappresentate dalla realizzazione di un mix di diverse varietà di piante e dal loro posizionamento in zone soleggiate e protette dal vento.

Le specie idonee sono, quindi, il tiglio (ottimale per gli impollinatori ed avente inoltre capacità media di rimozione degli inquinanti e basso potenziale di formazione dell’ozono, specialmente negli ambienti urbani dell’area mediterranea), l’acero campestre, il caprifoglio, il prugnolo, il salicone, il ciliegio (specie ottimale per gli impollinatori avente elevata capacità di sequestro di carbonio e un basso potenziale di emissione di composti organici volatili di origine biogenica e di formazione dell’ozono), il sanguinello, il glicine, il corniolo, la spirea, il ligustro, il lillà, la buddleja, il mirabolano, il laurotino, il tarassaco, le piante aromatiche (rosmarino, salvia, menta, timo, lavanda e origano) ed erbacee (crochi, aster e borragine).

Le piante aromatiche,oltre a svolgere un’azione repellente contro le zanzare, non forniscono solo un buon profumo ma sono caratterizzate da fioriture belle visivamente, prolungate nel tempo ed assai gradite agli impollinatori. Fra le piante erbacee si evidenzia che i crochi sostengono le api in occasione della ripresa primaverile, mentre le asteracee offrono vivaci fioriture quando le altre specie vegetali sono oramai sfiorite.

Le specie da non utilizzare, invece, sono quelle alloctone invasive – infestanti (quali l’Ailanto e la Robinia), tipi con polloni e radici invadenti, varietà allergeniche, piante velenose, generi con spine o che necessitano di cure con prodotti fitosanitari costanti e varietà a fiore doppio poiché i loro numerosi petali non permettono alle api di raggiungere il nutrimento.

Le specie arboree prevalentemente adoperate per realizzare le siepi ornamentali (quali bosso, alloro, agazzino, lauroceraso e photinia), essendo sottoposte a potature che le rendono dei veri e propri muri verdi, non sono attrattive per gli organismi impollinatori.

Occorrerebbe inoltre evitare di effettuare trattamenti alle specie vegetali con prodotti fitosanitari (insetticidi, acaricidi, diserbanti o fungicidi) durante il periodo della fioritura: tali trattamenti non dovrebbero essere praticati non solo sulle piante più frequentate dalle api ma anche su tutte quelle che possono essere visitate dagli insetti impollinatori (quali soia, mais, vite, barbabietola da seme, ecc.). Se occorresse effettuare trattamenti durante la fioritura, anche se con prodotti ammessi come, ad esempio,gli anticrittogamici, bisognerebbe praticarli al tramonto quando le api non frequentano i fiori onde evitare effetti indesiderati sia sugli organismi impollinatori che sui prodotti da essi derivati.

Occorrerebbe, altresì, avere l’accortezza di non effettuare trattamenti in prossimità della fioritura con sostanze tossiche o ad azione repellente per le api, in particolare insetticidi, se ad elevata persistenza o sistemici. In presenza di fioriture di piante spontanee adiacenti o sottostanti a colture da trattare, spesso più appetitose per le api rispetto a quelle coltivate, occorrerebbe prevederne l’eliminazione o lo sfalcio.

Infine, riepilogando, i luoghi più idonei per gli organismi impollinatori sono quelli diversificati con un elevato effetto ornamentale, fioriture prolungate, limitate esigenze di manutenzione e gestione onde evitare l’utilizzo di prodotti fitosanitari e una maggiore necessità futura di potature e sfalci.

di Ilaria Falconi*

*Tecnologo di ricerca III liv CREA presso il MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio

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