Nuovo modello dell’Enea per stimare il cambiamento del livello del mare nel Mediterraneo (VIDEO)
Le notizie non sono buone: a fine secolo livello del mare a 60 cm più di oggi
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Lo studio “Modelling present and future climate in the Mediterranean Sea: a focus on sea-level change”, pubblicato su Climate Dynamics da un team di ricercatori del laboratorio Climate Modeling and Impacts di ENEA (Gianmaria Sannino, Adriana Carillo, Roberto Iacono, Ernesto Napolitano, Massimiliano Palma, Giovanna Pisacane e MariaVittoria Struglia) presenta il modello matematico avanzato MED16, «In grado di riprodurre il più fedelmente possibile la variabilità del livello del Mar Mediterraneo, dal passato al futuro».
Il livello del Mar Mediterraneo varia da sito a sito ed è il risultato di movimenti tettonici locali, di una complessa dinamica delle masse d’acqua, anche su piccola scala, e degli scambi con l’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Anche il collegamento con il Mar Nero, punto di raccolta delle acque dei maggiori fiumi europei, influenza le caratteristiche del bacino, correlandole con il ciclo idrologico di gran parte dell’Europa continentale.
Sannino ricorda che «L’ultimo rapporto IPCC 2021 evidenzia che le proiezioni medie dell’innalzamento del livello del mare non sono sufficientemente accurate per bacini marginali come il Mediterraneo, che richiedono modelli specifici. Il nostro studio colma finalmente questa lacuna scientifica. Per la prima volta avremo un database affidabile per tracciare il cambiamento nel nostro mare che, dal 1980, si sta riscaldando più velocemente dell’oceano globale e dove, quindi, saranno amplificati gli effetti del cambiamento climatico, una seria minaccia per le coste comunità».
Il nuovo modello climatico ENEA ha una risoluzione spaziale mai raggiunta prima. Sannino evidenzia che «Gli attuali modelli globali rappresentano il Mediterraneo come un lago, isolato dall’Atlantico, e per questo motivo non sono sufficienti a fornire stime realistiche delle sue variazioni di livello. Ora, grazie a MED16, siamo in grado di coprire l’intero “Mediterraneo-Mar Nero”, e una piccola parte dell’Oceano Atlantico ad ovest dello Stretto di Gibilterra, con una risoluzione spaziale uniforme di 1/16°, pari a circa 7 km. Abbiamo anche notevolmente aumentato il dettaglio in corrispondenza dello stretto, per rappresentare attendibilmente la dinamica locale degli scambi idrici; si tratta quindi di 200 metri per lo Stretto di Gibilterra e di 550 metri per i Dardanelli e il Bosforo».
Negli ultimi 130 anni Il cambiamento climatico antropogenico ha contribuito ad aumentare il livello medio dei nostri mari di oltre 25 centimetri. Ma cosa accadrà al Mediterraneo nei prossimi anni?
Per Sannino le previsioni sul futuro non sono buone: «Se non riusciamo a invertire l’attuale aumento della temperatura globale, all’inizio del secolo, tra 80 anni, il livello del mare sarà di circa 60 centimetri più alto di quello attuale. Questi valori non sono da sottovalutare. Pochi centimetri di dislivello possono portare all’allagamento di diversi chilometri quadrati di coste».
Negli ultimi decenni, nel Mediterraneo l’innalzamento del mare non è stato omogeneo: dai dati 1993-2017 risulta che l’aumento va da un minimo di 1,95 mm/anno nel Mar Ionio a un massimo di 3,73 mm/anno nel Mar Egeo. Il Mediterraneo occidentale mostra un andamento più regolare, in gran parte indotto dall’ impulso proveniente dall’Oceano Atlantico. Il bacino orientale mostra un comportamento più complesso, con una marcata variabilità interna.
Sannino spiega ancora: «Con il modello MED16 abbiamo simulato l’evoluzione passata della circolazione mediterranea e quella futura fino al 2100. Il confronto con i dati osservati ha confermato la capacità del nostro nuovo modello di riprodurre correttamente le caratteristiche del bacino. Queste simulazioni costituiscono la base di riferimento per le proiezioni future non solo per il lungo arco di tempo che coprono e per l’elevata risoluzione spaziale, ma anche perché tengono esplicitamente conto delle maree e delle loro interazioni con la circolazione».
Secondo la proiezione ENEA al 2100, «Considerando lo scenario più pessimistico dell’IPCC (alta emissione e alto valore del forzante radiativo, pari a 8,5 W/m2), la temperatura del Mar Mediterraneo continuerà ad aumentare e la salinità superficiale diminuzione nella parte occidentale del bacino, interessata dalla corrente atlantica. Oltre all’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento delle acque inibirà in parte la formazione di acque profonde che, trasportando ossigeno agli strati profondi, consentono al mare di “respirare”, creando le condizioni per la sopravvivenza degli habitat naturali».