La pericolosa formica ago asiatica invasiva trovata a Torre Annunziata. E’ la prima volta in Europa
Menchetti: potrebbe rappresentare un problema di salute pubblica. Vila: sta già causando notevoli problemi ecologici e sanitari negli Usa
www.greenreport.it
Lo studio “The worrying arrival of the invasive Asian needle ant Brachyponera chinensis in Europe (Hymenoptera: Formicidae)”, pubblicato su Zootaxa da Mattia Menchetti e Roger Vila Institut de Biologia Evolutiva di Barcellona (IBE, un centro congiunto del CSIC e dell’Universitat Pompeu Fabra), Enrico Schifani dell’università di Parma e Vincenzo Gentile ha identificato, per la prima volta in Europa, a Torre Annunziata un esemplare di formica ago asiatica (Brachyponera chinensis ), una specie altamente invasiva.
Utilizzando il metodo DNA Barcoding, il team italo-catalano ha ha identificato geneticamente un maschio della specie e i ricercatori avvertono che «Qualora riuscisse a stabilire la propria presenza nel territorio, un’invasione della formica ago asiatica potrebbe minacciare le popolazioni di formiche autoctone e sconvolgere gli ecosistemi degli habitat naturali e urbani europei».
All’IBE ricordano che «Le specie esotiche invasive sono considerate una delle principali cause dell’attuale crisi della biodiversità. Negli ultimi anni, gli esseri umani hanno introdotto 200 specie di formiche al di fuori della loro area naturale di distribuzione e alcune di esse sono diventate invasive. È il caso della formica ago asiatica, Brachyponera chinensis, che ha visto la sua area di distribuzione espandersi notevolmente negli ultimi 80 anni. La sua distribuzione naturale comprende le regioni costiere della Cina continentale, Taiwan, la penisola coreana e il Giappone, mentre negli anni ’30 è stata introdotta negli Stati Uniti, dove si è affermata ed è ora presente in 17 Stati. In Nord America, B. chinensis invade gli habitat forestali nativi e ha avuto un forte effetto negativo sulla maggior parte delle specie di formiche autoctone. Inoltre, a causa del suo pungiglione e delle proprietà del veleno che inietta, B. chinensis è stato identificato come una minaccia emergente per la salute pubblica negli Stati Uniti, poiché può causare gravi reazioni allergiche».
Gentile, un entomologo di Torre Annunziata, il 3 luglio 2020 ha raccolto un maschio non identificato del genere Brachyponera che era stato attratto dalla luce di un lampione in una zona residenziale a circa 1 km dal porto della città campana. Ora il team di ricerca dice che «La morfologia dell’esemplare e le successive analisi genetiche hanno confermato che si trattava del primo esemplare di Brachyponera chinensis individuato nel territorio europeo» e che «Le prime indagini morfologiche hanno rivelato che la formica invasiva non apparteneva a nessuna delle più comuni sottofamiglie invasive – Formicinae , Dolichoderinae e Myrmicinae – ma apparteneva alla Ponerinae, sottofamiglia composta prevalentemente da formiche predatrici. Tuttavia, l’esemplare identificato – in particolare del genere Brachyponera – era diverso da qualsiasi ponerina autoctona euromediterranea».
Successive analisi genetiche effettuate da Menchetti, un ricercatore toscano e predottorato INPhINIT “la Caixa” al laboratorio di Diversitat i evolució de les papallones a l’IBE, guidato dal ricercatore principale Vila, hanno confermato che si trattava di un maschio della specie Brachyponera chinensis. Lo studio suggerisce che «Se si trattasse di un maschio della specie Brachyponera chinensis. potrebbe essere originario degli Stati Uniti, o che la specie invasiva sia stata introdotta nei due continenti dallo stesso luogo di origine».
Menchetti spiega che «Il codice a barre genetico, noto anche come DNA barcoding, è uno strumento molto utile. Implica l’utilizzo di una breve sequenza di DNA come un barcode esclusivo per ciascuna specie. In questo modo possiamo identificare qualsiasi campione, utile sia nella scienza di base che nel controllo di specie invasive, parassiti, commercio illegale,analisi forense, ecc».
A causa della globalizzazione delle merci e in particolare del commercio di piante, le formiche, come molti altri invertebrati che vivono nel suolo, vengono introdotte in Paesi anche lontani dal loro e areale di origine. I ricercatori evidenziano che «La loro frequente introduzione nei giardini privati impedisce l’individuazione di queste specie nelle fasi iniziali, prima che si diffondano in un’ampia regione, come nel caso di B. chinensis a Torre Annunziata. Nonostante le formiche della città di Napoli fossero state studiate tra il 2016 e il 2021, non erano stati trovati altri individui di questa specie».
Il fatto che i ricercatori abbiano raccolto un maschio volante, in fase di sciamatura, indica che, dopo l’introduzione delle formiche aliene, almeno un nido di Brachyponera chinensis è già in fase avanzata. Menchetti avverte che «Il nido di origine potrebbe trovarsi in aree private di difficile accesso e la colonia – o le colonie – potrebbe avere il tempo di propagarsi senza essere rilevata. Non si può tuttavia escludere che sia stata introdotta una colonia senza regine e che i maschi siano stati prodotti da formiche operaie, cosa eccezionale ma possibile per B. chinensis».
Il bacino del Mediterraneo ospita un numero crescente di specie esotiche, ma la maggior parte è limitata a edifici interni e serre, o ambienti urbani. Ma l’espansione di B. chinensis negli habitat forestali nordamericani suggerisce che questa specie potrebbe invadere gli habitat naturali europei, in particolare le foreste, con possibili effetti negativi sulle comunità di formiche autoctone e sulla salute degli ecosistemi.
Vila non nasconde la sua preoccupazione: «Sitratta di una specie invasiva che sta causando notevoli problemi ecologici e sanitari negli Stati Uniti e potrebbe avere effetti in Europa paragonabili a quelli del calabrone asiatico o della formica argentina. L’esperienza ci dice che, una volta raggiunta la fase esponenziale di espansione di una specie invasiva, non abbiamo i mezzi per debellarla e al massimo possiamo controllarla investendo ingenti risorse pubbliche. Pertanto, è necessario sfruttare la finestra di opportunità rappresentata dalla cosiddetta fase di latenza: il tempo durante il quale la specie invasiva si insedia nel nuovo luogo ed è ancora molto localizzata. Dobbiamo ripensare la strategia di controllo delle specie invasive e reindirizzare le risorse verso il biomonitoraggio, che consentirà la diagnosi precoce, e il dispiegamento di un teamdi risposta rapida non appena suona l’allarme di una nuova introduzione».
Menchetti conclude: «Inoltre, alla luce della documentata reazione provocata dal veleno iniettato da questa formica, l’insediamento di B. chinensis nelle aree urbane potrebbe rappresentare un problema di salute pubblica. Chiediamo un intervento in questa prima fase della nuova invasione biologicae proponiamo un rilievo dettagliato di una vasta area intorno a Torre Annunziata».