Nuovo record negativo dell’estensione del ghiaccio marino antartico

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Nuovo record negativo dell’estensione del ghiaccio marino antartico

Laura Meller (Greenpeace): «E’ terrificante vedere con i propri occhi la fusione di questo oceano ghiacciato»
www.greenreport.it

Il ghiaccio marino in Antartide è sceso al livello più basso da quando sono iniziate le registrazioni 40 anni fa. Secondo le nuove misurazioni del National Sea Ice Data Center il ritiro del ghiaccio marino antartico ha superato il precedente minimo record del marzo 2017:  810.000 miglia quadrate (2,1 milioni di Km2i), dopo essere sceso a 765.000 miglia quadrate (1,98 milioni di Km2) il 20 febbraio.

Ted Scambos, glaciologo dell’università del Colorado Boulder e scienziato capo del National Sea Ice Data Center, ha detto alla CNN che «Quello che sta succedendo in Antartide è un evento estremo. C’è un legame tra ciò che sta accadendo in Antartide e la tendenza generale al riscaldamento nel resto del mondo, ma è diverso da quello che vediamo nei ghiacciai di montagna e da quello che vediamo nell’Artico».

I dati satellitari  – che sono stati registrati a partire dal 1978 – mostrano che in Antartide c’è stata  un’estensione record di ghiaccio marino ancora nel 2014 e nel 2015, prima di crollare improvvisamente nel 2016 e rimanere sotto la media anche negli anni successivi.

Laura Meller, della campagna Protect The Oceans di Greenpeace, attualmente impegnata in una spedizione scientifica dell’organizzazione ambientalista in Antartide, ha detto: «E’ terrificante vedere con i propri occhi la fusione di questo oceano ghiacciato. «Le conseguenze di questi mutamenti si estendono a tutto il pianeta, colpendo le reti alimentari marine globali. La nostra recente spedizione scientifica in Antartide ha confermato che la crisi climatica ha già un impatto sulle specie chiave della regione. Ogni essere umano sulla Terra per sopravvivere dipende dagli oceani, che devono essere protetti in modo permanente con una rete globale di santuari marini».

Greenprece evidenzia che «La calotta antartica si sta sciogliendo tre volte più velocemente rispetto agli anni Novanta, contribuendo all’innalzamento globale del livello del mare. Il rapido riscaldamento ha già causato la contrazione e un significativo spostamento verso sud della distribuzione del krill antartico, una specie alla base della catena alimentare marina». Una recente spedizione di Greenpeace in Antartide ha inoltre confermato che i pinguini gentoo si riproducono più a sud come conseguenza della crisi climatica.

L’integrità dei mari e degli oceani è essenziale per ridurre gli impatti del riscaldamento globale, poiché essi contribuiscono a eliminare CO2 dall’atmosfera, immagazzinandola nei sedimenti dei fondali. La comunità scientifica ritiene che proteggere almeno il 30% degli oceani con una rete di santuari sia essenziale per permettere agli ecosistemi marini di resistere ai rapidi cambiamenti climatici. Greenpeace chiede «Un trattato globale sugli oceani, che potrebbe essere concordato all’ONU nel marzo 2022, consentendo la creazione di una rete di santuari oceanici, liberi da attività umane dannose, in tutte le acque internazionali»

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