La siccità sconvolse il Mediterraneo già 4200 anni fa

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La siccità sconvolse il Mediterraneo già 4200 anni fa

Bini (Università di Pisa): «È l’archetipo dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle società complesse, si assiste ad esempio al “collasso” alcuni imperi in Mesopotamia»
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Il clima sulla Terra è sempre cambiato e continuerà a farlo, ma quando questo processo accade in tempi brevi e con intensità elevata – come sta accadendo con la crisi climatica in corso, guidata dalle emissioni di gas serra antropiche –, le società umane che l’attraversano rischiano il collasso.

È quanto potrebbe essere già avvenuto nel Mediterraneo circa 4200 anni fa, come spiega la geoarcheologa dell’Università di Pisa Monica Bini, intervistata dalla rivista Nature a partire da una ricerca pubblicata sulla rivista “Climate of the Past” frutto di un workshop internazionale che si è svolto a Pisa nel 2019.

«La siccità che ha colpito l’emisfero Nord e il Mediterraneo 4200 anni fa è l’archetipo dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle società complesse – spiega Bini – Ci sono evidenze che questo evento possa avere una distribuzione globale e si assiste ad esempio al “collasso” alcuni imperi in Mesopotamia».

La siccità presumibilmente rese più difficile portare avanti le pratiche agricole dell’epoca, il che significa che non ci sarebbe stato cibo a sufficienza per sfamare la popolazione; si tratta comunque di ipotesi, in quanto è difficile identificare con precisione la relazione tra un evento climatico avvenuto oltre 4mila anni fa e i suoi effetti sociali. Non caso la durata e le caratteristiche di questo evento climatico estremo sono controversi, e l’approfondimento della rivista “Nature” è proprio su questo tema.

«Nonostante le incertezze cronologiche, i dati che abbiamo analizzato ricostruiscono un clima caratterizzato da inverni asciutti ed estati secche – aggiunge Bini –, e tuttavia le eccezioni a questo andamento ci indicano che i modelli climatici che considerano il Mediterraneo in maniera univoca non siano del tutto corretti, il che costituisce un’indicazione molto importante per definire gli scenari attuali».

Soprattutto perché il Mare Nostrum rappresenta un cosiddetto “hot spot” della crisi climatica in corso, dove si prevede già che il numero di persone che soffrono di stress idrico aumenterà vertiginosamente – con conseguenti impatti migratori –, e dove le temperature superiori ai 50°C hanno favorito una preoccupante escalation di incendi (anche) nel corso dell’estate 2021.

Del resto se in Italia il surriscaldamento del clima corre a velocità più che doppia rispetto alla media globale, segnando +2,4 °C dal 1880, non è un caso che l’intero bacino mediterraneo si trovi a misurarsi con problemi simili.

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