La seconda città con l’aria più inquinata del mondo è Bishkek, la capitale del Kirghizistan
L’aria peggiore è quella di Almaty in Kazakistan, ma Dhaka, la capitale del Bangladesh, potrebbe averla superata
www.greenreport.it
Durante un evento mediatico tenutosi a Bishkek, la capitale del Kirghizistan. Il direttore per l’Europa dell’United Nations environment programme (Unep), Bruno Pozzi, ha lanciato un pressante allarme: «L’inquinamento atmosferico è una questione di vita o di morte. Tuttavia, mentre l’inquinamento atmosferico può essere invisibile, non è invincibile. Il carbone non è bello. Dobbiamo sbarazzarcene e pianificare un futuro migliore e più sano lavorando con diversi stakeholders».
L’Unep ha chiesto ai suoi partner di collaborare e «Sostenere la transizione della Repubblica del Kirghizistan verso l’abbandono del carbone, poiché la capitale del Paese oggi è la seconda al mondo per inquinamento atmosferico nonostante un inverno mite».
La città con l’aria più inquinata del mondo è Almaty, la ex capitale del confinante Kazakistan – dove recentemente c’è stata una rivolta per l’aumento del prezzo del GPL – e dopo Bishkek tra le città più inquinate del mondo ci sono tutte metropoli asiatiche: Dhaka (Bangladesh, che attualmente è salita al primo posto), Kabul (Afghanistan), Lahore (Pakistan), New Delhi (India), Kathmandu (Nepal), Ulaanbaatar (Mongolia). I Paesi con l’aria più inquinata del mondo sono: Bangladesh, Pakistan, India, Mongolia, Afghanista, Oman, Qatar, Kirghizistan, Indonesia e Bosnia Herzegovina. Nel marzo 2021, intervenendo al Powering Past Coal Alliance Summit, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aveva invitato i Paesi non appartenenti all’OCSE a porre fine all’uso del carbone entro il 2040.
Bishkek, nonostante abbia “solo” un milione di abitanti, è l’esempio di dove può portare una forte dipendenza dal carbone: «La capitale del Kirghizistan – spiega l’Unep – subisce un inquinamento atmosferico grave e pericoloso paragonabile, e talvolta peggiore, a quello di megalopoli come New Delhi. Questo continua ad avvenire nonostante le temperature anormalmente miti quest’inverno, il che significa che è necessario meno carbone per il riscaldamento. Bishkek oggi è al secondo posto al mondo per inquinamento atmosferico».
L’8 febbraio, il governo della Repubblica del Kirghizistan ha annunciato che punta a «Mettere in atto un sistema di monitoraggio per comprendere meglio le fonti di inquinamento atmosferico nella capitale del Paese» e ha ribadito il suo obiettivo di «Ridurre l’uso del carbone e aumentare l’adozione di alternative, compresa l’energia idroelettrica». Secondo il viceministro kirghiso delle risorse naturali, dell’ecologia e della supervisione tecnica, Kanat Sadykov, «Questa è una transizione verso tecnologie efficienti dal punto di vista energetico e il risparmio energetico per ridurre le emissioni di carbonio e gli inquinanti atmosferici nocivi».
In Kirghizistan l’inquinamento atmosferico è, con 4.000 morti premature nel 2016, di gran lunga la causa più importante di decessi legati all’inquinamento.
Durante l’evento tenutosi a Bishkek, l’Unep ha anche elogiato la società civile per il ruolo che svolge nel guidare il cambiamento ambientale e ha consegnando ufficialmente il premio Champion of the Earth all’ambientalista kirghisa Maria Kolesnikova, leader dell’ONG MoveGreen per il suo lavoro di sensibilizzazione e sostegno dell’aria pulita, MoveGreen ha anche installato i primi sensori di monitoraggio della qualità dell’aria a Bishkek e propone alternative tecnologiche pulite al carbone in Kirghizistan. La Kolesnikova ha detto: «Questo premio ci sostiene nella lotta per l’aria pulita a Bishkek. Qui, nessuno parlava di inquinamento atmosferico, ma la consapevolezza sta crescendo. Questo problema può essere risolto». MoveGreen sta promuovendo le alternative al riscaldamento basato sui combustibili fossili, comprese le caldaie a energia solare: «Una grande quantità di calore viene attualmente dispersa da case scarsamente isolate – ha aggiunto la Kolesnikova – Qualunque sia il tipo di riscaldamento utilizzato, l’efficienza energetica deve essere una priorità».
Tra le principali fonti di inquinamento atmosferico a Bishkek ci sono: il riscaldamento domestico a carbone, una centrale elettrica e termica a carbone, la discarica municipale della città e il traffico automobilistico. Più del 70% dei kirghisi utilizza il carbone per riscaldarsi l’inverno e, anche se recentemente Bishkek si è dotata di una rete di distribuzione del gas, gli elevati costi di connessione e di gestione non permettono a molte famiglie di allacciarsi: scaldarsi col gas costa in media 150 dollari in più ogni inverno, un importo troppo elevato per le famiglie a basso reddito, al quale si aggiunge al costo di installazione, che va da 1.000 a 2.000 dollari.
Anche l’amministrazione cittadina di Bishkek ha accusato la principale centrale a carbone della città, risalente all’epoca sovietica, che utilizza carbone di bassa qualità proveniente dalle miniere di Kara-Keche. Già l’anno scorso, in un intervista a The Third Pole, la KolesniKova denunciava: «non vediamo il sole da settimane a Bishkek e siamo costretti ad inalare aria malsana. Il forte smog sta superando i limiti consentiti durante la stagione del riscaldamento e le basse temperature contribuiscono al fatto che le persone producono caldo per le loro case bruciando stracci, plastica e persino pneumatici; La costruzione caotica illegale di edifici a più piani contribuisce a non far soffiare via dal vento l’aria inquinata nella conca della valle».
Sia il Kazakistan che il Kirghizistan riconoscono che le centrali elettriche sovietiche sono ormai obsolete, vogliono passare al gas, migliorare la qualità del carburante dei veicoli e introdurre efficienti sistemi di controllo del traffico urbano. Ma secondo Aizhan Skakova, direttrice dell’Istituto di ricerca sui problemi ambientali dell’università Al-Farabi di Almaty, «Le infrastrutture della città non hanno tenuto il passo con la sua popolazione in espansione. La città di 1,9 milioni di persone è aumentata da 1,2 milioni nel 2000. Ogni giorno, 250.000 veicoli entrano ad Almaty oltre ai 500.000 veicoli registrati in città, molti dei quali sono vecchi e altamente inquinanti». Anche gli ambientalisti kirghisi chiedono carburante più pulito per ridurre le emissioni nocive a Bishkek. Anara Sultangazieva, capo dell’ONG Green Energy, fa notare che «Lo smog a Bishkek c’è tutto l’anno, ma nella stagione calda non è così denso come in inverno, quando è necessario il riscaldamento. Il 60% dell’inquinamento atmosferico deriva da un mix di basse temperature e di carburante di scarsa qualità».
A causa della grave siccità che ha colpito il Kirghizistan nel 2021, ha fatto calare le riserve d’acqua, parte della quale viene esportata nei Paesi vicini, e ridotto quella disponibile per le dighe idroelettriche del Kirghizistan per produrre elettricità.
I bambini sono sproporzionatamente esposti ai rischi associati all’inquinamento atmosferico e pagano per questa esposizione per tutta la vita: «Respirare aria inquinata in giovane età può influire sulla crescita dei polmoni, impedire al cervello di svilupparsi correttamente e aumentare il rischio di malattie come l’asma – ricorda l’Unep – Questa è una grande sfida generazionale per la Repubblica del Kirghizistan, dove oltre la metà della popolazione ha meno di 24 anni». Ma proprio i giovani kirghisi vedono l’aria pulita come una priorità. Come spiega uno studente 2 12enne della scola 84 di Bishkek, «Dobbiamo smettere di bruciare carbone e usare il gas, ma abbiamo bisogno che il governo renda questa possibilità più economica». E il suo insegnante, che soffre di asma, aggiunge: «Apriamo la finestra solo per pochi minuti ogni mattina».
L’Unep conclude: «E’ possibile intraprendere azioni immediate per affrontare l’inquinamento atmosferico a Bishkek. Queste includono l’introduzione di normative sulla qualità del carbone, l’installazione di filtri migliori per i camini nelle case private e la sensibilizzazione dei gruppi vulnerabili su cosa possono fare per proteggere la propria salute. L’Unep continuerà a sostenere la Repubblica del Kirghizistan per lavorare per un futuro più sano».