2 piante da fiore stanno crescendo a una velocità senza precedenti in Antartide
Università dell’Insubria: spettacolo raro che mostra un punto di non ritorno. Accelerazione del cambiamento climatico
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Un nuovo studio “Acceleration of climate warming and plant dynamics in Antarctica”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori dell’università dell’Insubria (Nicoletta Cannone, Mauro Guglielmin e Francesco Malfasi), Sergio Enrico Favero-Longo (università di Torino) e Peter Convey (British Antarctic Survey e università di Johannesburg), evidenzia che «Le due specie native di piante superiori presenti in Antartide(Deschampsia antarctica e Colobanthus quitensis) hanno mostrato un fortissimo trend di espansione nell’ultima decade in risposta all’aumento delle temperature».
La ricerca, condottasull’isola di Signy, nelle Orcadi Meridionali, dagli scienziati italiani in collaborazione con il British Antarctic Survey, mostra «La prima evidenza di accelerazione degli impatti del cambiamento climatico in Antartide, che ha indotto cambiamenti estremamente rapidi dei fragili ecosistemi polari».
All’università dell’Insubria spiegano che «L’espansione di queste piante dal 2009 è stata molto maggiore di quanto registrato nei precedenti 50 anni (periodo 1960-2009) e ha coinciso con unincremento del tasso di riscaldamento, che ha avuto una forte accelerazione nell’ultimo decennio. Il monitoraggio della vegetazione a Signy Island costituisce uno dei record più lunghi di tutta l’Antartide e mostra come il tasso di espansione per decade di queste piante abbia subito un’accelerazione pari ad un fattore cinque per Deschampsia antartica e ad un fattore dieci per Colobanthus quitensis nel periodo 2009-2018 rispetto al periodo 1960-2009».
I ricercatori evidenziano che «L’accelerazione delle risposte biologiche è coerente con l’incremento delle temperature estive, che ha subito un aumento di un fattore 10 nello stesso periodo, passando da +0.02° C a +0.27° C per anno, nonostante il forte ma breve raffreddamento registrato nel 2012. Queste dinamiche indicano come in breve tempo i fragili ecosistemi antartici, che hanno richiesto milioni di anni per evolversi nelle forme attuali, possano subire radicali trasformazioni sia per l’ulteriore espansione di queste specie a spese di specie meno tolleranti la competizione, che per l’ingresso di specie aliene provenienti da altri territori ed ora capaci di colonizzare l’Antartide a causa delle condizioni climatiche meno limitanti».
Lo studio ha attirato l’attenzione della stampa internazionale, tanto da cinquistare le pagine di The Guardian, che ieri gli ha dedicato un articolo.
La Cannone, presidente dei due corsi di laurea in Scienze dell’ambiente e della natura, triennale, e Scienze ambientali, magistrale, e docente di botanica, ricorda che «Fino ad ora, la maggior parte degli scienziati pensava che l’Antartide potesse mostrare una sorta di inerzia agli impatti dei cambiamenti climatici. Le nostre analisi mostrano che ora l’Antartide sta rispondendo rapidamente e ciò è dovuto all’aumento della tendenza al riscaldamento».
In Antartide l’attività umana è limitata da una rigida regolamentazione, rendendo il continente l’ambiente più incontaminato della Terra. Altri fattori potrebbero influenzare la crescita delle piante. Ad esempio, le foche, che calpestano le piante, negli ultimi anni sono state meno comuni nella zona. Ma per gli autori dello studio, il riscaldamento climatico è il motivo principale per cui l’ecosistema è cambiato così rapidamente.
Intervistato da New Scientist, Convey ha sottolineato che «La caratteristica più innovativa di questo non è l’idea che qualcosa stia crescendo più velocemente, ma piuttosto che la crescita sembra accelerare. E’ che pensiamo che stiamo iniziando a vedere quello che è quasi come un cambio di passo o un punto di svolta».
Secondo lo studio: «Le condizioni più temperate nell’area potrebbero anche aprire la porta aperta a specie invasive non autoctone».
La Cannone conclude: «Sebbene altri fattori possano aver influenzato positivamente la crescita delle piante, come la diminuzione della popolazione di foche, il legame con un clima caldo è chiaro. L’aumento della temperatura potrebbe anche consentire alle specie invasive di colonizzare e superare le piante autoctone, effetto già osservato nelle regioni alpine, che potrebbe destabilizzare gli ecosistemi locali e la biodiversità. Se estrapoliamo ciò che abbiamo osservato sull’isola di Signy, anche in altri siti in Antartide può verificarsi un processo simile. Ciò significa che il paesaggio e la biodiversità dell’Antartide potrebbero cambiare rapidamente».