Russia: chiuso il reattore tipo Chernobyl della centrale nucleare di Kursk I

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Russia: chiuso il reattore tipo Chernobyl della centrale nucleare di Kursk I

Bellona: mancano garanzie ambientali e nessuno sa davvero come smantellare gli stack di grafite dei reattori RBMK
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Alla fine del 2021, il reattore n. 1 della centrale nucleare di Kursk in Russia è stato definitivamente fermato dopo 45 anni di attività, segnando un passo importante verso il pensionamento dei reattori RBMK del tipo di quello esploso a Chernobyl nell’aprile del 1986, causando la più grande catastrofe nucleare civile della storia.

L’ONG scientifica norvegese/russa Bellona spiega che «La chiusura fa parte di un graduale abbandono dell’impianto nucleare originale di Kursk, situato a 524 chilometri a sud di Mosca, che vedrà tutti e quattro i reattori RMBK del sito andare in pensione entro il 2031. L’energia prodotta da quei reattori sarà sostituita dai due Reattori VVER-TOI attualmente in costruzione presso la vicina centrale nucleare di Kursk II».

Ma Bellona fin dal 2015 aveva contestato la realizzazione dei nuovi reattori VVER-TOI  causa di «Numerose imprecisioni negli studi di impatto ambientale richiesti dal governo per l’impianto». Nuclear Engineering International  ricorda che «La messa in servizio dei nuovi reattori era inizialmente destinata a coincidere con il ritiro di l’ultimo dei RMBKs, ma nessuna data ufficiale di avvio è stato imposta».

Il reattore 1 della centrale nucleare di Kursk è entrato in funzione nel  1976,<ed è stato tra i primi della linea RBMK ad essere costruito in Unione Sovietica. Fino al disastro di Chernobyl la tecnologia nucleare RBMK era considerata la più sicura del mondo e ancora oggi il Servizio federale per la supervisione ambientale, tecnologica e nucleare della Russia (Rostekhnadzor) ci tiene a sottolineare che il reattore n. 1 di Kursk ha funzionato in sicurezza per tutta la sua carriera. In un comunicato, il direttore ad interim della centrale nucleare di Kursk, Alexander Uvakin, ha sottolineato che «Durante il suo funzionamento dal 19 dicembre 1976, l’unità ha generato più di 251 TWh di elettricità. Questo è stato sufficiente per garantire il consumo energetico della regione di Kursk per 30 anni, visti i consumi attuali. L’unità ha funzionato in modo affidabile e sicuro».

Il direttore generale di Rosenergoatom, Andrei Petrov, ha affermato che «Per l’impianto di Kursk inizia una nuova storia inizia. Ora la costruzione di una stazione di sostituzione della capacità per le unità di potenza RBMK-1000 dismesse della centrale nucleare di Kursk è in pieno svolgimento. Le nuove unità vengono costruite secondo il più moderno progetto NPP di design nazionale, creato da progettisti russi sulla base di soluzioni tecniche VVER-1200. Le unità di potenza in costruzione con i reattori VVER-TOI avranno una potenza maggiore e indicatori tecnici ed economici migliorati».

Kursk II è la prima centrale nucleare a utilizzare un reattore  VVER-TOI e avrà 4 nuove unità di potenza con una capacità di 1300 MW ciascuna. AEM-Technology, una sussidiaria di AtomEnergoMash, la divisione di ingegneria meccanica di Rosatom, è l’unico produttore russo in grado di realizzare un generatore di vapore nucleare completo ed è anche il produttore del VVER-TOI.  La compagnia ha iniziato a produrre il primo VVER-TOI nel 2018. Il reattore e i generatori di vapore per Kursk II-1 sono stati prodotti nel 2020 e spediti nell’aprile 2021. La produzione di apparecchiature per Kursk II-2 è attualmente in corso. Il gruppo generatore di vapore completo per l’unità 2 sarà spedito nella prima metà del 2022.

Il reattore 1 di Kursk I è una delle tre unità RBMK che sono state messe fuori servizio dall’industria nucleare russa negli ultimi anni, le prime due sono state quelle della centrale nucleare di Leningrado vicino a San Pietroburgo. Altri 7 vecchi RBMK continuano a operare in tutta la Russia e due reattori simili ai RBMK-1500 erano stati costruiti nella centrale nucleare di Ignalina, in Lituania, ora dismessi perché ritenuti troppo vecchi e pericolosi dall’Unione europea. I restanti 3 RMBK di Chernobyl hanno continuato a funzionare anche dopo l’esplosione del reattore n. 4 e sono stati chiusi solo nel 2000.

Charles Digges  di Bellona smonta la narrativa tranquillizzante di Rostekhnadzor: «Mentre ciascuno di questi RBMK sovietici ha subito aggiornamenti completi negli anni successivi alla catastrofe di Chernobyl, nessun tipo di rimodellamento è stata in grado di superare l’ostacolo più diabolico dei reattori per quanto riguarda il decommissioning e lo smantellamento sicuri dei  loro stack di grafite. Lo stack di grafite è essenzialmente un cilindro ingombrante di circa 7 metri di altezza e 11 metri di larghezza, fatto di mattoni di grafite e del peso di circa 2.000 tonnellate. Il combustibile viene immesso nel reattore tramite canali tagliati nella muratura e la grafite funge da moderatore. Il progetto è nato alla fine degli anni ’40, quando l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti hanno iniziato a costruire reattori per produrre plutonio per uso militare, un’epoca in cui le considerazioni su come smantellare gli impianti nucleari non erano una priorità. Mentre la maggior parte dei reattori in esercizio commerciale in tutto il mondo sono del tipo ad acqua bollente, i primi passi dell’Unione Sovietica nell’energia nucleare civile si basavano su questo ingombrante progetto moderato con grafite».

Ma ora che le centrali nucleari dotate di reattori RBMK ha raggiunto e superato da un pezzo l’età pensionabile e Rosatom deve rendere noti i suoi piani di decommissioning, per Bellona «E’chiaro che la domanda su come smantellare in sicurezza gli RBMK rimane in gran parte senza risposta».

Secondo i gestori della centrale nucleare di Kursk, il reattore n. 1 sarà trattato essenzialmente come un reattore operativo, sia finanziariamente che tecnicamente – una fase chiamata “operazione senza generazione”. Ma Digges fa notare che «Questo che equivale a rimuovere il combustibile del reattore e decontaminare ciò che rimane della struttura del reattore a parte la sua pila di grafite. Dopodiché, è essenzialmente un processo di attesa che la scienza nucleare raggiunga i progressi volti a gestire lo smantellamento sicuro delle pile di grafite. Attualmente sono in corso due studi scientifici russi – uno a Seversk, sottoscritto dall’International atomic energy agency delle Nazioni Unite, e l’altro a Sosnovy Bor – volti a risolvere il problema».

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