Jakarta sta sprofondando e l’Indonesia costruirà la nuova capitale Nusantara in un’area remota del Borneo
Sorgerà nel Kalimantan Orientale e ci vorranno almeno 20 anni e 32 miliardi di dollari per costruirla
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Da tempo in Indonesia si ipotizzava di spostare la capitale del Paese da Jakarta, la gigantesca megalopoli che sta letteralmente sprofondando sotto il suo peso. Ora la Camera dei rappresentanti dell’Indonesia ha approvato un disegno di legge per trasferire la capitale della nazione in un’area nella giungla del Kalimantan orientale, il Borneo indonesiano.
Ad annunciarlo è stato il capo dell’Agenzia nazionale di pianificazione (Bappenas) e la nuova legge sul capitale statale fornisce un quadro giuridico per questo mega-progetto ambizioso da 32 miliardi di dollari, fortemente voluto dal presidente “Jokowi”.Joko Widodo, che stabilisce come sarà finanziato e governato lo sviluppo della nuova capitale.
Il capo del Bappenas, Suharso Monoarfa, ha sottolineato che «La nuova capitale ha una funzione centrale ed è un simbolo dell’identità della nazione, nonché un nuovo centro di gravità economica e si chiamerà “Nusantara”, dal nome giavanese dell’arcipelago indonesiano (Isole esterne, ndr) scelto dal presidente».
La nuova capitale indonesiana occuperà un’area di 256.000 ettari nelle reggenze del North Penajam Paser e Kutai Kartanegara. del Kalimantan orientale e eliminerebbe parte della forti pressioni antropiche su Jakarta, che resterà comunque la capitale economica del Paese.
Come spiega il Jakarta Post (e come aveva già scritto negli anni passati greenreport.it) «I piani per trasferire il governo da Jakarta, una vivace megalopoli di 10 milioni di persone che soffre di congestione cronica, inondazioni e inquinamento atmosferico, sono stati presentati da più presidenti, ma nessuno è arrivato così lontano. Jokowi ha annunciato per la prima volta il piano nel 2019, ma i progressi sono stati ritardati dalla pandemia. L’Indonesia ha immaginato la nuova capitale come un “super hub” low-carbon che sosterrà i settori farmaceutico, sanitario e tecnologico e promuoverà la crescita sostenibile oltre l’isola di Giava».
Ma per gli oppositori la legge sulla nuova capitale è stata approvata in maniera affrettata e dopo una consultazione pubblica limitata e con una valutazione dell’impatto ambientale molto scarsa.
Inoltre, come ha detto il vicepresidente della commissione speciale del disegno di legge, Saan Mustofa, per realizzare Nusantara ci si ispirerà alla creazione di nuove capitali come Brasilia in Brasile o Astana/Nursultan in Kazakistan e più recentemente Naypyidaw in Myanmar (non proprio esempi fortunati…). La città sarà amministrata da un’autorità che avrà i poteri di un ministro e i sindaci papabili per la nuova capitale federale sarebbero il ministro della ricerca e della tecnologia, Bambang Brodjonegoro, e l’ex governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, meglio conosciuto come o Ahok.
Ma per i primi anni più che sindaci saranno direttori dei lavori perché, come ha confermato la Bappenas, «La costruzione della nuova capitale dell’Indonesia nel Kalimantan orientale richiederà decenni» e «Il progetto andrà ben oltre l’attuale e ultimo mandato di 5 anni del presidente “Jokowi” Joko Widodo».
Nel settembre 2021 dello scorso anno che l’agenzia aveva stimato che saranno necessari dai 15 ai 20 anni per il trasferimento della capitale da Jakarta a Nusantara e la Suharso, che funge anche da ministero della pianificazione dello sviluppo nazionale, ha affermato che «L’agenzia dividerà il periodo di sviluppo di quasi due decenni in più fasi, ciascuna con i propri compiti e tempistiche».
E’ chiaro che la costruzione di una metropoli amministrativa (e di tutte le infrastrutture di cui ha bisogno) <, nel bel mezzo della preziosa del Borneo avrà un impatto terrificante sulla prezuiosa biodiversità che custodisce, ma è niente rispetto all’ambizione di “Jokowi”. Di rimanere nella storia con il più grande monumento che possa desiderare un uomo di potere: una città che ne ricordi le gesta. Altri lo hanno fatto, ma spesso, come a Nursultan Narzabayec in Kazakistan, non è finita bene e il culto per l’uomo forte si è trasformato in rancore e vendetta.