Coprire i ghiacciai non significa salvarli dalla fusione

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Coprire i ghiacciai non significa salvarli dalla fusione

Lettera aperta di alcuni scienziati, la pratica ha impatti negativi sull’ambiente
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Coprire i ghiacciai non significa proteggerli dallo scioglimento e dal ritiro: lo rileva una lettera aperta firmata da otto istituzioni scientifiche e da esperti dei maggiori enti di ricerca e università italiane, a proposito della pratica che si sta diffondendo sulle Alpi, di coprire i ghiacciai in estate con teloni bianchi (geotessili) per proteggerli dalla radiazione solare e dal calore.

“Raccontare la copertura dei ghiacciai come una soluzione agli effetti avversi del cambiamento climatico non è soltanto sbagliato, è anche un tentativo di greenwashing per descrivere un intervento impattante sull’ambiente da numerosi punti di vista, come sostenibile e anzi addirittura auspicabile”, si legge nella lettera.



“Come studiosi che si occupano di ghiacciai e clima – prosegue la lettera aperta – siamo preoccupati per l’ambigua comunicazione spesso accompagnata alla divulgazione di questi progetti. Questa narrazione rischia di creare confusione e compromettere la sensibilità ambientale che con fatica si è consolidata negli ultimi anni”. Secondo i ricercatori, “considerati gli effetti negativi sull’ambiente e i costi proibitivi, coprire i ghiacciai può avere senso solo localmente per tutelare gli interessi economici legati allo sfruttamento di specifici ghiacciai. Non ha invece nulla a che vedere con il contrasto al cambiamento climatico, che anzi contribuisce ad aggravare”.

“E’ vero che l’applicazione dei teli sulla superficie dei ghiacciai rallenta la fusione di neve e ghiaccio”, osservano i ricercatori, ma “il carburante per alimentare i gatti delle nevi che movimentano i teloni ogni anno e la produzione dei teloni stessi, spesso composti di materie plastiche, sono risorse non rinnovabili, il cui utilizzo contribuisce a incrementare il riscaldamento globale”. Inoltre “i teloni rilasciano grandi quantità di fibre plastiche, ancora non è chiaro dove si accumulino una volta espulse dai ghiacciai insieme all’acqua di fusione e quali siano gli effetti ambientali”. La tecnica della copertura, osservano ancora, non consdera che i ghiacciai “sono ecosistemi dove vivono comunità ecologiche attive che svolgono fotosintesi e accumulano materia organica, contribuendo all’assorbimento di CO2 atmosferica. Ricoprirli con i teli significa impedire questi processi ecologici e distruggere le comunità biologiche che trovano sulla superficie dei ghiacciai gli ambienti più adatti alla propria sopravvivenza”.

Va poi considerato, si legge ancora nella lettera, che “da un punto di vista logistico sarebbe impossibile raggiungere un numero significativo di ghiacciai per coprirli, molti di essi si trovano infatti in ambienti impervi e di difficile accesso, dove non è fisicamente possibile operare con mezzi meccanici”.

Per gli scienziati “sarebbe corretto indicare chiaramente che finanziare la copertura dei ghiacciai oggi non ha nulla a che fare con il contrasto al cambiamento climatico e con la salvaguardia o ‘valorizzazione’ dei ghiacciai. Significa proteggere un interesse economico locale che porterà profitti a imprese e aziende. Se questo non viene specificato, come purtroppo accade nella maggior parte dei casi, questi interventi – si rileva nella lettera – si configurano come tentativi ben architettati di greenwashing, vale a dire operazioni di marketing finalizzate alla costruzione di un’immagine positiva dal punto di vista ambientale di una pratica che di ambientale e sostenibile ha in realtà poco”.

I ricercatori rilevano infine che i “ghiacciai si salvano solo stabilizzando il clima del pianeta” e che i più recenti studi hanno mostrato che “se saremo capaci di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili e contenere l’incremento delle temperature planetarie entro i 2 gradi rispetto al periodo preindustriale (accordo di Parigi), salveremo il 40% del ghiaccio oggi presente sulle Alpi”.

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