13 attivisti uccisi a gennaio in Colombia. Onu: basta violenza, attuare l’accordo di pace
Anche la Corte Costituzionale colombiana condanna l’inazione del governo di destra
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L’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz) ha denunciato che il 29 gennaio ad Anacona, nel dipartimento di Cauca, nel sud-ovest della Colombia, è stata assassinata Deisy Sotelo. Una comunera, una leader sociale, 31enne che svolgeva il suo lavoro comunitario nel villaggio di El Plateado. Il 23 gennaio la Sotelo era stata prelevata con la forza dalla sua abitazione da uomini armati, poi il suo corpo senza vita è stato ritrovato dagli abitanti del villaggio su una strada della zona.
L’omicidio potrebbe essere stato realizzato dai narcotrafficanti degli squadroni della morte di destra che operano nell’area o dagli irriducibili che non hanno firmato il trattato di pace tra FARC e governo come aveva fatto la Sotelo- Secondol’Alerta Temprana (AT) della Defensoría del Pueblo, nei municipi di Argelia ed El Tambo continuano ad operare miliziani del Frente José María Becerra dell’Ejército de Liberación Nacional (ELN) e altri fronti dei gruppi Coordinador de Occidente e La Segunda Marquetalia, «Tutti presunti responsabili di minacce e altre gravi violazioni dei diritti umani».
Con questo omicidio sono già 1.299 i leader sociali assassinati in Colombia dalla firma dell’accordo di pace nel 2016 e ben 13 a solo a gennaio 2022: Nilson Antonio Velásquez Gil (Comunal, il 10/1 nel dipartimento del Chocó); Guillermo Chicana (indigeno, il14/1 nel Cauca); Breiner David Cucuñame López (ambientalista, il 14/1 nel Cauca); Miguel Carrillo (cultural, il 17/1 nell’Arauca); Luz Marina Arteaga Henao (difensora della terra, il 17/1 nel Casanare); Mario Jonathan Palomino Salcedo (Ambientalista, il 17/1 ad Antioquia); Wilson Cortes Molano (comunal, 17/1 nel Putumayo); José Avelino Pérez Orti (comunal, 19/1 ad Arauca); Libardo Castillo Ortiz (afrodiscendente, il 20/1 nel Nariño); José Albeiro Camayo Güetio (indigeno, il 24/1 nel Cauca); Pedronel Sánchez Gallego (comunal, il 24/1 nel Putumayo); Álvaro Peña Barragán (comunal, il 25/1 nell’Arauca); Deisy Sotelo Anacona (comunal, il 29/1 nel Cauca).
Ormai la situazione sembra completamente fuori controllo: il 27 gennaio, a San José de Guaviare a Puerto Nuevo,, è stata attaccato un team della a Misión de Verificación de la Onu en Colombia che era in viaggio verso verso l’area rurale di Guayabero per incontrare le comunità locali. fiamme da uomini armati.
La missione congiunta, che comprendeva rappresentanti dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) e di una ONG di soccorso, è caduta in un’imboscata tesa da uomini armati e i due veicoli della delegazione sono stati dati alle fiamme.
La Missione Onu ha condannato con forza l’aggressione e condannato ogni tentativo intimidatorio dei gruppi armati illegali contro l’operato delle Nazioni Unite e delle agenzie umanitarie, ma ha anche ribadito la sua «Preoccupazione per la violenza persistente nelle aree prioritarie per l’attuazione dell’accordo di pace».
Anche il Consigli di sicurezza dell’Onu ha espresso preoccupazione per le minacce, gli attacchi e gli omicidi di ex combattenti delle Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia – Ejército del pueblo (FARC-EP) che hanno deposto le armi per far parte del processo di pace. In una dichiarazione, il Consiglio di sicurezza Onu ha sottolineato che «Questi attacchi si estendono alla comunità e ai leader sociali, comprese le donne e gli indigeni e le comunità afro-colombiane» e ha evidenziato gli «Elevati livelli di insicurezza in alcune aree nonostante le garanzie di sicurezza ei continui progressi della Unidad Nacional de Protección».
La critica al governo di destra colombiano è comunque evidente: il Consiglio di sicurezza ha chiesto a lo smantellamento dei gruppi armati illegali, sottolineando la necessità di «Aumentare la presenza dello Stato nelle zone colpite dal conflitto» e di «Continuare ad attuare il piano d’azione del Programa Integral de Salvaguardias para Mujeres Líderes y Defensoras de Derechos Humanos e di affrontare la situazione dei bambini coinvolti nel conflitto».
A 5 anni dalla firma dell’accordo di pace con le FARC-EP, la comunità interbazionale e la maggioranza del popolo colombiano chiedono che venga attuato davvero dal governo e che non subisca una nuova battuta d’arresto a causa dell’anno elettorale che sta cominciando in Colombia. Per questo, il Consigli di sicurezza Onu ha riaffermato il «Fermo sostegno al Sistema Integral para la Verdad, la Justicia, la Reparación y la No Repetición» e ha affermato che «Questo sarà un anno cruciale per l’adempimento dei mandati».
Pur accogliendo con favore i progressi compiuti nel reinserimento socioeconomico degli ex combattenti, il Consiglio di sicurezza hanno evidenziato «L’importanza di ampliare il loro accesso alla terra e all’alloggio, migliorando le loro opportunità educative e occupazionali e garantendo un sostegno sufficiente per coloro che vivono al di fuori delle Áreas Territoriales de Capacitación y Reintegración, come forma di consolidamento del processo di reinserimento».
Ma è proprio quello che stanno prendendo di mira i guerriglieri irriducibili che non si riconoscono nell’accordo di pace, le milizie di destra, una parte dell’esercito e buona parte delle forze politiche di destra che appoggiano il governo.
Nonostante tutto questo, il consigli di sicurezza dell’Onu ha ribadito ancora una volta il suo impegno a lavorare in collaborazione con la Colombia per ottenere un’attuazione completa dell’accordo di pace finale, sostenendo che «Il processo di pace in Colombia continua ad essere un esempio per il mondo della possibilità di risolvere i conflitti armati attraverso il dialogo».
La strage di leader sociali, ambientalisti, ex guerriglieri e l’attacco alla missione Onu sembrano però raccontare un’altra storia: quella di un Paese che, per motivazioni politiche e per la guerra per le risorse, sta perdendo un’occasione di pace e di svolta politica ed economica. A dirlo è anche una sentenza emessa il 28 gennaio dalla Corte Constitucional della Colombia che Camilo González Posso, presidente di Indepaz e membro della Comisión Nacional de Garantías de Seguridad, riassume così: «La sentenza della Corte Costituzionale sullo stato di incostituzionalità delle persone che hanno firmato la pace e sono in corso di reintegrazione può essere estesa alla situazione dei leader sociali, La sentenza 7987084 qualifica la situazione degli ex combattenti in via di reintegrazione come “stato di cose incostituzionale” indicando con tale affermazione la responsabilità del governo per l’omissione di azioni, piani e strategie che ha reso possibile la violazione massiccia delle norme fondamentali diritti di questo gruppo di persone impegnate negli accordi di pace. La sentenza della Corte risponde alle richieste di tutele presentate dagli ex combattenti delle FARC che hanno denunciato la violazione degli obblighi dello Stato e del governo di garantire i loro diritti, mettendo a rischio la loro vita, integrità, libertà e gli altri diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. La gravità della situazione è stata sottolineata anche dalla Jurisdicción Especial para la Paz, dal segretario generale delle Nazioni Unite e dallo stesso Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che controlla trimestralmente l’attuazione degli accordi di pace».
La sentenza mostra un grave panorama di violazione sistematica dei diritti di chi ha firmato un patto di pace che impegna lo Stato colombiano e González Posso snocciola un triste rosario di cifre; «Ex combattenti nel processo di reintegrazione uccisi: 299 dalla firma dell’accordo il 24 novembre 2016 a dicembre 2021 – Sparizioni forzate: almeno 21 persone – Tentati omicidi: almeno 56 in 11 dipartiment – Familiari uccisi: almeno 20 persone – Minacce di morte in 15 dipartimenti: 239 in corso di indagine – Spostamento forzato dalle zonas transitorias de reincorporación (ad oggi sono rimaste solo 2.371 persone in queste zone, molte delle quali hanno dovuto abbandonarle collettivamente a causa di minacce, come quella più recente da Yarí e El Diamante en el Meta e la stragrande maggioranza individualmente) – Campagna sistematica di stigmatizzazione promossa da discorsi di alti easponenti del governo e dai leader dei Partiti di coalizione di governo. Attuazione integrale dell’accordo di pace disarmonica e in particolare di ciò che è direttamente correlato alla creazione di condizioni sociali, economiche e democratiche per la reintegrazione. – Sabotaggio del funzionamento del sistema globale delle garanzie di sicurezza con inefficacia dell’ Alta Instancia de Garantías e della Comisión Nacional de Garantías ad esercitare le politiche. – Mancata approvazione dopo cinque anni della politica di garanzia della sicurezza che corrisponde a istituire e monitorare la la Comisión Nacional de Garantías de Seguridad».
Nella sentenza 7987084, la Corte Constitucional include 12 ordinanze, di cui 9 indirizzate al governo, una alla Procuraduría General de la Nación e un’altra alla Defensoría del Pueblo. Include una raccomandazione alla Especial para la Paz e infine esorta il Congreso de la República a contribuire all’attuazione dell’accordo di pace.