Una nuova strategia per monitorare il collasso dei ghiacciai
di Ellis Avallone/Scientific American
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Le vibrazioni profonde prodotte dal distacco di grandi masse di ghiaccio possono dare un allarme precoce della velocità e della traiettoria delle valanghe di ghiaccio, un fenomeno sempre più frequente per via del riscaldamento globale Quando nel 2017 un pezzo di ghiaccio delle dimensioni di un dirigibile Goodyear è caduto da un ghiacciaio in fase di collasso sul monte Eiger, delle Alpi svizzere, parte del rombo che ha prodotto aveva una frequenza troppo bassa per essere rilevata dalle orecchie umane. Ma quelle vibrazioni erano la chiave per calcolare le caratteristiche critiche della valanga di ghiaccio.
Le onde sonore a bassa frequenza chiamate infrasuoni che viaggiano a grandi distanze attraverso l’atmosfera sono già usate per monitorare da lontano i vulcani attivi. Ora alcuni ricercatori in questo campo hanno spostato l’attenzione dal fuoco al ghiaccio: sulle pericolose placche che si staccano dai ghiacciai. I lavori precedenti hanno analizzato infrasuoni prodotti da valanghe di neve ma mai dal ghiaccio, sottolinea Jeffrey Johnson, geofisico della Boise State University, che non è stato coinvolto nel nuovo studio ma ha collaborato con l’autore principale di un lavoro precedente. “Era diverso”, spiega Johnson. “Con gli infrasuoni è stata rilevata la firma caratteristica di un nuovo materiale”.
Di solito i ghiacciai si muovono troppo lentamente per generare un segnale infrasonico, che i ricercatori captano usando rivelatori che tracciano i minuscoli cambiamenti nella pressione dell’aria. Ma un collasso – un’improvvisa e rapida rottura del ghiaccio dal corpo principale del ghiacciaio – è una ricca sorgente di infrasuoni. I crolli glaciali determinano valanghe di ghiaccio, che rappresentano un pericolo crescente per le persone nelle regioni montuose, poiché l’aumento delle temperature indebolisce le ampie distese di ghiaccio. Un ghiacciaio “può staccarsi dal terreno a causa della fusione, causando distacchi più grandi”, aggiunge il geologo dell’Università di Firenze Emanuele Marchetti, autore principale del nuovo studio, pubblicato sulle “Geophysical Research Letters”. Poiché il pericolo cresce, gli scienziati cercano nuovi modi per monitorare e rilevare tali crolli.
Per tracciare le valanghe di ghiaccio, i ricercatori spesso usano i radar, che sono precisi ma costosi e possono monitorare solo un luogo specifico e i percorsi delle valanghe vicine. Gli infrasuoni, spiega Marchetti, sono più economici e possono rilevare eventi di distacco in un’area molto più ampia, come anche valanghe multiple su una montagna. È impegnativo, tuttavia, separare un segnale nelle sue componenti (come il rumore del traffico, le singole valanghe e i terremoti vicini) senza ulteriori misurazioni, afferma Małgorzata Chmiel, glaciologa del Politecnico di Zurigo, in Svizzera, non coinvolta nel nuovo studio. “Il modello usato da Marchetti e colleghi è una prima approssimazione per questo”, spiega. Isolando il segnale rilevante, il modello ha permesso ai ricercatori di monitorare da remoto la velocità, la traiettoria e il volume di una valanga di ghiaccio usando gli infrasuoni.
Marchetti e i suoi colleghi stanno ora lavorando per migliorare i loro rilevatori per raccogliere più segnali nelle regioni a rischio in Europa, e hanno avviato collaborazioni in tutto il continente per capire meglio i segnali prodotti dai ghiacciai che collassano. Stanno anche affinando le loro analisi matematiche per individuare i dettagli fisici di ogni cascata di ghiaccio.