Quando il vento solare “inciampa” in sé stesso

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Quando il vento solare “inciampa” in sé stesso

Nell’ultimo mese, attraverso i canali di informazione di INGVambiente, abbiamo dato molto risalto al risveglio dell’attività solare.
di Igino Coco e Fabio Giannattasio
INGVAMBIENTE

Si è infatti verificata una serie di brillamenti solari a partire dal 28 ottobre e fino ai primi giorni di novembre che sono stati accompagnati da emissioni di massa coronale (“Coronal Mass Ejections” – CME). Questi fenomeni sono infine culminati, sulla Terra, in una tempesta magnetica di modesta entità (classe G2), che si è verificata tra il 3 e il 5 novembre.

Le CME sono manifestazioni spettacolari dell’attività solare: si tratta di violente eruzioni di particelle cariche veloci (fino a 2000 km/s) che vengono emesse all’improvviso e “spingono” il vento solare più lento che si trovano davanti creando un’onda d’urto che, arrivando nei pressi della Terra, comprime il campo magnetico terrestre. Gli effetti di tali compressioni e di eventuali parziali penetrazioni di particelle fino agli strati più alti della nostra atmosfera possono mettere a rischio il funzionamento di diversi sistemi e apparati tecnologici e, in alcuni casi, addirittura la salute dell’uomo, come abbiamo spesso raccontato in queste pagine

Tuttavia, il vento solare è un flusso di particelle che il Sole emette continuamente ed è dotato di una struttura molto complessa: non ci dobbiamo preoccupare soltanto delle CME, ma esistono anche altri fenomeni da tenere sotto debita attenzione.

crediti figura: Pizzo, 1978 

Come mostrato nella Figura, il Sole diffonde nello spazio circostante il suo campo magnetico, al quale il vento solare è vincolato. La rotazione del Sole fa assumere al campo magnetico solare una morfologia a spirale. Vi sono regioni del Sole da cui viene normalmente emesso un vento solare “lento” (con velocità fino a circa 400 km/s), ed altre da cui proviene un vento solare più veloce (con velocità anche fino a 700-800 km/s). A distanze dal Sole prossime a una unità astronomica, ovvero  in corrispondenza dell’orbita della Terra, diversi “rami” della spirale che trasportano vento solare con diversi regimi di velocità possono arrivare a incontrarsi ed interagire tra loro. Si parla in tal caso di “Corotating Interaction Region” (CIR): in una CIR il vento solare più veloce spinge quello più lento con un effetto “stantuffo” generando un’onda d’urto interplanetaria simile a quelle che accompagnano le CME, anche se di solito è meno intensa.

Una CIR ha interagito col campo magnetico terrestre proprio ieri, 15 novembre, e la bolla di vento solare veloce sta ancora attraversando l’ambiente circumterrestre. Ciò non ha scatenato una vera e propria tempesta magnetica, ma qualche effetto si è comunque osservato alle alte latitudini, con l’apparire di aurore boreali mozzafiato e alquanto inaspettate come quella ripresa in Norvegia dal fotografo Markus Varik.


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