Quando il vento solare “inciampa” in sé stesso
Nell’ultimo mese, attraverso i canali di informazione di INGVambiente, abbiamo dato molto risalto al risveglio dell’attività solare.
di Igino Coco e Fabio Giannattasio
INGVAMBIENTE
Si è infatti verificata una serie di brillamenti solari a partire dal 28 ottobre e fino ai primi giorni di novembre che sono stati accompagnati da emissioni di massa coronale (“Coronal Mass Ejections” – CME). Questi fenomeni sono infine culminati, sulla Terra, in una tempesta magnetica di modesta entità (classe G2), che si è verificata tra il 3 e il 5 novembre.
Le CME sono manifestazioni spettacolari dell’attività solare: si tratta di violente eruzioni di particelle cariche veloci (fino a 2000 km/s) che vengono emesse all’improvviso e “spingono” il vento solare più lento che si trovano davanti creando un’onda d’urto che, arrivando nei pressi della Terra, comprime il campo magnetico terrestre. Gli effetti di tali compressioni e di eventuali parziali penetrazioni di particelle fino agli strati più alti della nostra atmosfera possono mettere a rischio il funzionamento di diversi sistemi e apparati tecnologici e, in alcuni casi, addirittura la salute dell’uomo, come abbiamo spesso raccontato in queste pagine
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Tuttavia, il vento solare è un flusso di particelle che il Sole emette continuamente ed è dotato di una struttura molto complessa: non ci dobbiamo preoccupare soltanto delle CME, ma esistono anche altri fenomeni da tenere sotto debita attenzione.
Come mostrato nella Figura, il Sole diffonde nello spazio circostante il suo campo magnetico, al quale il vento solare è vincolato. La rotazione del Sole fa assumere al campo magnetico solare una morfologia a spirale. Vi sono regioni del Sole da cui viene normalmente emesso un vento solare “lento” (con velocità fino a circa 400 km/s), ed altre da cui proviene un vento solare più veloce (con velocità anche fino a 700-800 km/s). A distanze dal Sole prossime a una unità astronomica, ovvero in corrispondenza dell’orbita della Terra, diversi “rami” della spirale che trasportano vento solare con diversi regimi di velocità possono arrivare a incontrarsi ed interagire tra loro. Si parla in tal caso di “Corotating Interaction Region” (CIR): in una CIR il vento solare più veloce spinge quello più lento con un effetto “stantuffo” generando un’onda d’urto interplanetaria simile a quelle che accompagnano le CME, anche se di solito è meno intensa.
Una CIR ha interagito col campo magnetico terrestre proprio ieri, 15 novembre, e la bolla di vento solare veloce sta ancora attraversando l’ambiente circumterrestre. Ciò non ha scatenato una vera e propria tempesta magnetica, ma qualche effetto si è comunque osservato alle alte latitudini, con l’apparire di aurore boreali mozzafiato e alquanto inaspettate come quella ripresa in Norvegia dal fotografo Markus Varik.