L’inquinamento da microplastiche favorisce la resistenza agli antibiotici
Come il polistirolo, può contribuire alla crescente resistenza agli antibiotici
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Secondo lo studio “UV-aging of microplastics increases proximal ARG donor-recipient adsorption and leaching of chemicals that synergistically enhance antibiotic resistance propagation”, pubblicato sul Journal of Hazardous Materialsda un team di ricercatori cinesi della Nanjing Tech University e dell’università di Zhejiang e statuinitensi della Rice University e dell’università di Houston, i contenitori in polistirolo per cibi da asporto possono contribuire alla crescente resistenza agli antibiotici.
Infatti, gli scienziati della George R. Brown School of Engineering della Rice University dicono che «Il polistirene scartato, scomposto in microplastiche, fornisce una casa accogliente non solo per microbi e contaminanti chimici, ma anche per i materiali genetici fluttuanti che forniscono ai batteri il dono della resistenza».
Lo studio descrive come l’invecchiamento delle microplastiche nell’ambiente causato dai raggi ultravioletti le rende basi adatte per i geni resistenti agli antibiotici (ARG) e sottolinea che «Questi geni sono corazzati da cromosomi batterici, fagi e plasmidi, tutti vettori biologici che possono diffondere la resistenza agli antibiotici alle persone, riducendo la loro capacità di combattere le infezioni».
Lo studio ha anche dimostrato che «Le sostanze chimiche che fuoriescono dalla plastica con l’invecchiamento aumentano la suscettibilità dei vettori al trasferimento genico orizzontale, attraverso il quale si diffonde la resistenza».
Uno degli autori dello studio, Pedro Alvarez del Department of civil and environmental engineering della Rice University, evidenzia che «Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che l’invecchiamento della microplastica migliora l’ ARG orizzontale. Una maggiore diffusione della resistenza agli antibiotici è un impatto dell’inquinamento da microplastiche potenzialmente trascurato»
Il team di ricerca sino-statunitense ha anche scoperto che le microplastiche (da 100 a 5 nanometri di diametro) invecchiate dalla della luce solare ultravioletta hanno aree superficiali che intrappolano i microbi e che «Mentre le plastiche si degradano, rilasciano anche sostanze chimiche di depolimerizzazione che violano le membrane dei microbi, dando agli ARG l’opportunità di invaderli».
Gli scienziati hanno notato che «Le superfici microplastiche possono fungere da siti di aggregazione per i batteri sensibili, accelerando il trasferimento genico portando i batteri a contatto tra loro e con le sostanze chimiche rilasciate».
Lo studio conclude: «Questa sinergia potrebbe arricchire le condizioni ambientali favorevoli alla resistenza agli antibiotici anche in assenza di antibiotici».