l’Himalaya sta perdendo ghiaccio dieci volte più velocemente rispetto al passato
Dalla Piccola era glaciale i ghiacciai hanno perso il 40% della loro superficie, l’equivalente di tutto il ghiaccio contenuto oggi nelle Alpi dell’Europa centrale, nel Caucaso e in Scandinavia
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La catena montuosa dell’Himalaya ospita la terza più grande quantità di ghiacciai al mondo, dopo l’Antartide e l’Artico, ma li sta perdendo a velocità record.
Secondo il nuovo studio Accelerated mass loss of Himalayan glaciers since the Little Ice Age, appena pubblicato su Scientific Reports, negli ultimi decenni l’Himalaya ha perso ghiaccio dieci volte più velocemente rispetto alla media dall’ultima grande espansione dei ghiacciai risalente a 400-700 anni fa, un periodo noto come il Piccola era glaciale.
«I nostri risultati – spiega Jonathan Carrivick, ricercatore dell’Università di Leeds – mostrano chiaramente che il ghiaccio si sta perdendo a un ritmo che è almeno dieci volte superiore al tasso medio del passato. secoli. Questa accelerazione del tasso di perdita è emersa solo negli ultimi decenni, e coincide con il cambiamento climatico indotto dall’uomo».
Dopo aver ricostruito le dimensioni di 14.798 ghiacciai himalayani durante la Piccola era glaciale, lo studio stima che da allora i ghiacciai hanno perso circa il 40% della loro superficie, riducendosi da un picco di 28.000 kmq ai circa 19.600 kmq di oggi; si tratta di una perdita di ghiaccio equivalente a tutto quello contenuto oggi nelle Alpi dell’Europa centrale, nel Caucaso e in Scandinavia messo insieme.
Con conseguenze che vanno ben oltre le cime del tetto del mondo. L’acqua rilasciata dalla fusisione dei ghiacciai himalayani forma infatti le sorgenti dei principali sistemi fluviali in Asia: ne consegue che l’accelerazione dello scioglimento ha implicazioni significative per centinaia di milioni di persone che dipendono dai principali sistemi fluviali dell’Asia – come il Brahmaputra, il Gange e l’Indo – per il cibo e l’energia.
«Le persone nella regione stanno già assistendo a cambiamenti che vanno al di là di quanto osservato da secoli. Questa ricerca è solo l’ultima conferma che quei cambiamenti stanno accelerando e che avranno un impatto significativo su intere nazioni e regioni», conclude il co-autore Simon Cook dall’Università di Dundee.