Le orche restano sempre di più nell’Oceano Artico libero dal ghiaccio
Nuove aree di predazione per le orche e rischi crescenti per specie a rischio di estinzione come la balenottera comune
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Le orche (Orcinus orca) sono predatori intelligenti e adattabili, che spesso si alleano per uccidere prede molto più grandi di loro come le balene. Intervenendo al 181esimo meeting della Acoustical Society of America, che si tiene fino al 29 dicembre a Seattle, Brynn Kimber, dell’università di Washington ha evidenziato che «La continua riduzione del ghiaccio marino nell’Oceano Artico sta aprendo le sue aree a un aumento della permanenza e della predazione delle orche, creando potenzialmente uno squilibrio ecologico».
Presentando lo studio “Tracking killer whale movements in the Alaskan Artic relative to a loss of sea ice” pubblicato su The Journal of the Acoustical Society of America, la Kimber ha evidenziato che negli ultimi anni le orche sono comparse sempre più spesso in aree che prima non frequentavano per cacciare varie specie di prede e le registrazioni dei microfoni subacquei posizionati dal suo team al largo delle coste occidentali e settentrionali dell’Alaska dimostrano che, in seguito alla riduzione del ghiaccio marino, le orche trascorrono nell’Artico più tempo di quanto registrato precedentemente, nonostante i rischi di intrappolamento nel ghiaccio.
Lo studio è frutto di 8 anni di raccolta passiva di dati acustici che hanno permesso alla Kimber e al suo team di monitorare i movimenti delle orche e la scienziata spiega che «Non è necessariamente le orche non erano state segnalate in queste aree prima, ma sembra che rimangano nell’area per periodi di tempo più lunghi. Questo avviene probabilmente in risposta a una stagione di acque libere più lunga».
Lo studio non si proponeva di concentrarsi particolarmente sulle orche e la Kimber, è rimasta sorpresa da i risultati: «Il nostro lavoro si concentra principalmente sull’esame dei modelli di migrazione delle specie attraverso i mari di Bering, Chukchi e Beaufort, in base alla presenza o assenza acustica. Ma quando cercavo altre specie, come i beluga, ho notato sempre più orche in aree dove non me le aspettavo. Questo è stato quello che mi ha motivato a dare un’occhiata più da vicino ai nostri rilevamenti di orche».
Se alcune specie di prede non sono in grado di utilizzare il ghiaccio per evitare un predatore altamente adattabile come le orche, la riduzione del ghiaccio marino potrebbe aver aperto loro nuove opportunità di caccia. Ad esempio, la balenottera comune (Balaenoptera physalus) in via di estinzione è vulnerabile alla predazione delle orche, che probabilmente aumenterà a causa delle stagioni di acque libere dal ghiaccio più lunghe. Perché le balenottere non possono nascondersi sotto il ghiaccio marino per evitare di essere accerchiata da un branco di orche.
La perdita di ghiaccio unita al riscaldamento delle acque e alle temperature atmosferiche ha colpito ogni livello dell’ecosistema artico: grandi mammiferi come gli orsi polari faticano a sopravvivere in habitat sempre più piccoli, mentre le alghe marine alla base della catena alimentare artica fioriscono prima e più abbondantemente che mai. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno notato sconvolgimenti simili nel comportamento dei mammiferi marini della regione e le orche banchettano più spesso con le balene. Scienziati e comunità indigene dell’Artico hanno notato un numero crescente di carcasse di balene della Groenlandia (Balaena mysticetus) nel mare di Chukchi nord-orientale e nel mare di Beaufort occidentale con segni di attacco di orche. A settembre, lo studio “Bowhead whale (Balaena mysticetus) and killer whale (Orcinus orca) co-occurrence in the U.S. Pacific Arctic, 2009–2018: evidence from bowhead whale carcasses”, pubblicato su Polar Biology da un team di ricercatori guidato dal Cooperative Institute for Climate, Ocean, and Ecosystem Studies (CICOES) dell’università di Washington ha mostrato la prima prova diretta di orche che attaccano le balene nell’Artico.
La Kimber conclude; «Sebbene vi sia un’elevata variabilità spaziale e interannuale, il minimo del ghiaccio marino artico di settembre sta diminuendo a un tasso medio del 13% per decennio, rispetto ai valori dal 1981 al 2010. Le orche vengono osservate nel Mare di Chukchi (nell’Oceano Artico) in mesi nei quali era storicamente coperto di ghiaccio e più costantemente durante l’estate».