Il più grande ghiacciaio del mondo, il Thwaites in Antardide, potrebbe collassare e frantumarsi velocemente (VIDEO)
Gli scienziati lanciano l’allarme sul ritiro del ghiacciaio più rischioso dell’Antartide
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La scomparsa della calotta glaciale rappresenta la più grande minaccia per l’innalzamento del livello del mare in questo secolo. Un team dell’International Thwaites Glacier Collaboration (ITGC) ha descritto all’American Geophysical Union meeting in corso a New Orleans il rapido ritiro del ghiacciaio Thwaites e le implicazioni che avranno sul nostro pianeta nei prossimi anni: «Il ghiacciaio Thwaites dell’Antartide si sta ritirando rapidamente mentre un oceano in via di riscaldamento cancella lentamente il suo ghiaccio dal basso, portando a un flusso più veloce, a più fratture e una minaccia di collasso.
Il ghiacciaio Thwaites . in Antartide, è grande quanto la Florida o la Gran Bretagna e attualmente contribuisce al 4% dell’innalzamento annuale globale del livello del mare. I ricercatori avverto che «Se dovesse collassare, il livello globale del mare aumenterebbe di diversi metri, facendo sì che milioni di persone che vivono nelle città costiere si ritrovino in zone pericolose per inondazioni estreme».
Ted Scambos, ricercatore senior del Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences (CIRES), ricorda che «Thwaites è il ghiacciaio più ampio del mondo. Ha raddoppiato la sua velocità di deflusso negli ultimi 30 anni e il ghiacciaio nella sua interezza trattiene abbastanza acqua per alzare il livello del mare di oltre 65 centimetrii. E potrebbe portare a un aumento ancora maggiore del livello del mare, fino a più di 3 metri, se trascinasse con sé i ghiacciai circostanti».
È improbabile che uno scenario “da giorno del giudizio” del genere si realizzi per molti secoli, ma il team di ricercatori afferma che «Il Thwaites sta ora rispondendo a un mondo in via di riscaldamento in modi davvero piuttosto rapidi». E Scambos ha detto a BBC News che «Ci sarà un cambiamento drammatico nella parte anteriore del ghiacciaio, probabilmente in meno di un decennio. Sia gli studi pubblicati che quelli non pubblicati puntano in quella direzione, Questo accelererà il ritmo e amplierà, in modo efficace, la parte pericolosa del ghiacciaio».
Scambos è il coordinatore capo statunitense dell’ITGC, un team di quasi 100 scienziati finanziato dalla National Science Foundation Usa e dal Natural Environment Research Council del Regno Unito che si occupa di studiare questo vulnerabile gigante di ghiaccio. Una collaborazione quinquennale che raccoglie dati strumentali in tutto il ghiacciaio Thwaites e l’oceano adiacente e modella il flusso di ghiaccio e il futuro della calotta glaciale. Il lavoro di questo team di cui fanno parte scienziati statunitensi, britannici, sudcoreani, tedeschi e svedesi ha rivelato «Importanti cambiamenti nel ghiaccio, nell’acqua circostante e nell’area in cui poggia sulla roccia sottostante».
Il Thwaites si estende nell’Antartide occidentale, lungo un tratto di 120 km di costa ghiacciata. I ricercatori spiegano che «Un terzo del ghiacciaio, lungo il suo lato orientale, scorre più lentamente del resto: è sostenuto da una banchisa di ghiaccio galleggiante, un’estensione galleggiante del ghiacciaio tenuta in posizione da una montagna sottomarina. La banchisa di ghiaccio agisce come un tutore che impedisce un flusso più rapido del ghiaccio a monte. Ma Erin Petitt, dell’Oregon State University, avverte che «Il tutore del Thwaites che rallenta il ghiaccio non durerà a lungo. Sotto la superficie, l’acqua oceanica più calda che circola sotto il lato orientale galleggiante sta attaccando questo ghiacciaio da tutte le angolazioni. Quest’acqua sta sciogliendo il ghiaccio direttamente da sotto e, mentre lo fa, il ghiacciaio perde la presa sulla montagna sottomarina. Si sono formate e stanno crescendo enormi fratture, accelerando la sua scomparsa. Questa estensione galleggiante del ghiacciaio Thwaites probabilmente sopravviverà solo per pochi anni».
E, in un’intervista a BBC News ha fatto un esempio: «Lo visualizzo in qualche modo simile a quello finestrino della macchina nel quale hai alcune crepe che si stanno lentamente propagando, e poi all’improvviso vai su un dosso con tua macchina e l’intera cosa inizia a frantumarsi in ogni direzione».
L’acqua calda è una minaccia anche per la “grounding zone”, l’area nella quale il ghiacciaio si solleva dal fondo del mare. Peter Davis, oceanografo del British Antarctic Survey. e il suo team usano l’acqua calda per praticare fori di accesso dalla superficie della piattaforma di ghiaccio alla cavità oceanica centinaia di metri più in basso ed è così che haanno scoperto che «Le acque oceaniche nella grounding zone sono calde, per gli standard polari, e salate, e generano condizioni ottimali per lo scioglimento della piattaforma di ghiaccio dal basso».
Anche Peter Washam, della Cornell University, studia la grounding zone: il suo team ha calato un robot subacqueo telecomandato nel pozzo aperto nel ghiacciaio per effettuare misurazioni dell’oceano, del ghiaccio e del fondale marino in questa regione. Hanno mappato queste caratteristiche fino al punto in cui il ghiaccio e il fondo marino entrano in contatto e Washam descrive la grounding zone come «Caotica, con acqua calda, ghiaccio irregolare e un fondo ripido e inclinato che consente all’acqua di sciogliere rapidamente la calotta di ghiaccio dal basso».
Ma a monte di questa linea di galleggiamento, i ricercatori hanno scoperto che l’acqua viene veramente pompata sotto la calotta di ghiaccio a breve distanza dalle maree. Lizzy Clyne, del Lewis and Clark College, e il suo team studiano il meccanismo di pompaggio delle maree che forza fisicamente l’acqua calda tra il ghiaccio e la roccia nel Thwaites e la Clyne evidenzia che «La parte galleggiante del ghiacciaio sale e scende con le maree e quel movimento agisce come una leva, pompando acqua sotto la calotta glaciale. Inoltre, a valle della grounding zone, sul fondo della banchisa di ghiaccio galleggiante, il costante allungamento e scioglimento sta rapidamente creando lunghi canali attraverso il ghiaccio dove l’acqua può fluire, influenzando la stabilità a lungo termine della banchisa di ghiaccio».
Quando il Thwaites si ritira a monte e nella calotta glaciale, può formare pareti di ghiaccio molto alte sul fronte con l’oceano e Anna Crawford, dell’niversità di St. Andrews, e il suo team utilizzano la modellazione al computer per studiare il cedimento di queste “scogliere” di ghiaccio: un processo attraverso il quale il ghiaccio p spezzare le estremità del ghiacciaio nell’oceano aperto. I ricercatori spiegano che «Il processo può assumere molte forme, ma tutte potrebbero portare a un ritiro molto rapido del grande ghiacciaio. Dato che “scogliere” sempre più alte potrebbero essere esposte mentre il ghiaccio si ritira, la forma del substrato roccioso dell’Antartide occidentale rende la regione vulnerabile al rapido ritiro dovuto al cedimento delle “scogliere” di ghiaccio». La Crawford avverte che «Questo potrebbe portare a una reazione a catena di fratturazione, con conseguente collasso. Una sfida per il mio team è quella di valutare se, quando e quanto velocemente questo potrebbe verificarsi, ma una grande perdita di ghiaccio è possibile entro diversi decenni o alcuni secoli».
Scambos conclude; «Se Thwaites dovesse collassare, trascinerebbe con sé la maggior parte del ghiaccio dell’Antartide occidentale. Quindi è fondamentale avere un quadro più chiaro di come si comporterà il ghiacciaio nei prossimi 100 anni. La ricerca ITCG, comprese le future proiezioni del livello del mare, sarà vitale per i responsabili politici nei loro sforzi per mitigare e adattarsi agli impatti dell’innalzamento del livello del mare globale».