Le emissioni globali sono tornate rapidamente ai livelli pre-COVID-19
Dopo mesi e mesi di distanziamento sociale e di misure di lockdown in risposta alla pandemia, le economie dei vari paesi del mondo si stanno riprendendo e parallelamente stanno aumentando i livelli di anidride carbonica in atmosfera
di Rob Jackson, Pierre Friedlingstein, Corinne Le Quéré, Robbie Andrewis, Pep Canadell, Glen Petersis e Sam Abernethy/Scientific American
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Quando l’anno scorso COVID-19 ha sconvolto le economie mondiali, le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) derivanti dall’uso di combustibili fossili sono diminuite di due miliardi di tonnellate. Nel ruolo di scienziati del Global Carbon Project (un gruppo internazionale che tiene traccia delle emissioni di gas serra), in passato abbiamo illustrato come mantenere questo calo di emissioni, in che modo COVID-19 rappresentasse un’opportunità per ripensare i trasporti e perché gli incentivi avrebbero dovuto essere usati per promuovere l’uso di energia verde piuttosto che marrone (fossile).
Abbiamo anche scritto: “Questi cali di emissioni sono enormi e senza precedenti, ma non dureranno”. Un’auto o un aereo (o un’acciaieria, se è per questo) parcheggiati per un anno torneranno a inquinare allo stesso modo quando torneranno in funzione e ci vorranno anni per sostituire le infrastrutture fossili con quelle adatte alle tecnologie più pulite.
Ci aspettavamo che le emissioni di carbonio fossile si sarebbero avvicinate ai livelli pre-COVID quando l’attività economica globale fosse tornata più vicina alla normalità. E ora, come riportiamo nei documenti disponibili on line su Earth System Science Data e arXiv.org, è successo.
I nostri nuovi rapporti suggeriscono che, entro la fine del 2021, le emissioni globali di carbonio fossile raggiungeranno 36,4 miliardi di tonnellate di CO2, un aumento di circa il 4,9 per cento rispetto al 2020. Questo rimbalzo non solo annulla la diminuzione del 5,4 per cento associata a COVID-19 che abbiamo riportato nel 2020, ma ci riporta quasi ai livelli del 2019, quando il mondo ha emesso 36,7 miliardi di tonnellate di CO2.
Il rimbalzo è preoccupante per diversi motivi. Alcuni speravano che il calo record delle emissioni dello scorso anno avrebbe segnato l’inizio del declino sostenuto delle emissioni di carbonio necessario per mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 o 2 gradi Celsius. Questo non sembra essere il caso, almeno per ora, e non accadrà fino a quando più infrastrutture di combustibili fossili non saranno sostituite da tecnologie a basso contenuto di carbonio.
Poiché la CO2 rimane nell’atmosfera per secoli, abbiamo bisogno di abbassare a zero le emissioni di carbonio basate sui combustibili fossili – o addirittura di rimuovere il carbonio dall’atmosfera – per evitare che le temperature aumentino ulteriormente. Altri 36 miliardi di tonnellate di inquinamento da carbonio fossile quest’anno (e ogni anno futuro) sono incompatibili con un clima sicuro e stabile. Gli scienziati del clima dicono spesso: “Siamo a corto di tempo”, ed è vero. Se l’obiettivo è limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, ora abbiamo al massimo un decennio di CO2 che possiamo immettere nell’atmosfera, sulla base delle emissioni attuali. Se non raggiungiamo questo obiettivo, abbiamo forse 30 anni di emissioni attuali prima che il pianeta si riscaldi di 2 °C.
Di tutti i combustibili fossili, l’uso del carbone e del gas naturale ha contribuito maggiormente al rimbalzo delle emissioni di quest’anno, principalmente nei settori dell’industria e dell’energia. L’uso del carbone nel 2021 dovrebbe salire oltre i livelli del 2019 a 15 miliardi di tonnellate di CO2. Le emissioni dal carbone sono ora solo leggermente (meno dell’1 per cento) al di sotto del loro picco del 2013. Anche le emissioni di CO2 dall’uso del gas naturale nel 2021 dovrebbero rimbalzare sopra i livelli del 2019. Solo le emissioni di CO2 dal petrolio rimarranno ben al di sotto dei livelli del 2019 quest’anno, a circa 11,5 miliardi di tonnellate di CO2.
La ripresa delle emissioni è globale, ma varia a seconda del paese e del settore economico. Sulla base dei dati dell’anno in corso, ci aspettiamo che le emissioni di carbonio fossile in Europa (EU27) e negli Stati Uniti rimbalzino dell’8 per cento nel 2021 dopo essere diminuite di oltre il 10 per cento nel 2020. Le emissioni basate sui trasporti e sull’energia negli Stati Uniti sono ancora al di sotto dei livelli del 2019, ma le emissioni industriali sono cresciute leggermente. Anche le emissioni nel settore dei trasporti e dell’industria in Europa si sono riprese del tutto, ma il settore energetico rimane ben al di sotto dei livelli del 2019. Le emissioni di carbonio fossile dell’India schizzeranno quasi al 13 per cento quest’anno, appena sopra i livelli del 2019, attribuibili agli aumenti nel suo settore energetico che superano le diminuzioni combinate che persistono nei suoi settori industriale e dei trasporti.
La Cina ha visto un rimbalzo ancora più consistente nelle sue emissioni quest’anno. Le sue emissioni fossili stimate nel 2021 sono di 11,2 miliardi di tonnellate di CO2, un aumento di circa il 4 per cento rispetto alle emissioni del 2020 e il 6 per cento in più rispetto al 2019. La ripresa economica cinese post-COVID-19 è iniziata prima che nella maggior parte degli altri paesi, e anche il suo rimbalzo delle emissioni è iniziato prima. I suoi settori energetici e industriali sono quelli che si sono ripresi più velocemente. L’uso del carbone è salito notevolmente quest’anno in Cina; i suoi sforzi di ripresa da COVID-19 sembrano aver stimolato l’attività nelle industrie dipendenti dall’energia a carbone.
Alcuni settori continueranno a vedere la soppressione delle emissioni a livello globale, anche se queste diminuzioni sono ampiamente compensate dall’aumento dell’uso in altre parti dell’economia globale.
Un settore dell’economia globale che rimane fortemente influenzato da COVID-19 è l’aviazione. L’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, pubblicato a ottobre, prevede che quest’anno il numero di passeggeri delle compagnie aeree rimarrà del 50 per cento al di sotto dei livelli del 2019. L’aviazione, tuttavia, include solo una piccola percentuale delle emissioni globali di carbonio fossile, quindi anche un calo della metà quest’anno è relativamente modesto in termini di emissioni assolute (“solo” mezzo miliardo di tonnellate di emissioni di carbonio evitate).
Nei dati sulle emissioni del 2020 e del 2021 c’era anche qualche buona notizia. Nel 2020, le rinnovabili hanno visto una forte crescita del 10 per cento a livello globale, nonostante i cali sia nell’uso globale di energia sia nell’uso di tutti e tre i combustibili fossili (nel 2020, del 2, 4 e 10 per cento per gas, carbone e petrolio, rispettivamente). Inoltre, una ventina di paesi che contribuiscono a circa un quarto delle emissioni globali di carbonio fossile hanno visto le loro emissioni diminuire significativamente nel decennio 2010-2019 prima di COVID-19. Questo elenco di paesi inlcude Stati Uniti, Messico e Giappone, oltre a varie nazioni in Europa, tra cui Regno Unito, Francia, Germania e Svezia. In generale, ci aspettiamo che le emissioni di carbonio fossile continuino a diminuire in questi paesi in futuro.
Che cosa succederà nel 2022? Non possiamo escludere un ulteriore aumento delle emissioni, in particolare se i trasporti ritorneranno a livelli prepandemici e l’uso del carbone rimarrà vicino ai livelli del 2021 o, peggio, aumenterà ulteriormente. L’effetto finale di COVID-19 sulle emissioni di carbonio fossile rimane incerto e dipenderà dagli incentivi economici a breve termine e dalle politiche climatiche. Quasi un terzo dei 15-20 trilioni di dollari in pacchetti di stimolo economico già approvati a livello globale sta andando ai combustibili fossili e alle industrie pesanti ad alta intensità di carbonio. Qui negli Stati Uniti, a meno che non passi la legislazione Build Back Better [proposta da Joe Biden prima della sua elezione per stimolare la ripresa da COVID-19, investendo in nuove infrastrutture, energia pulita, istruzione e assistenza sanitaria, NdT], assai poco della nostra spesa di stimolo andrà all’energia verde e alla tecnologia pulita. Come risultato della incentivazione delle industrie basate sui combustibili fossili, è probabile che le emissioni di carbonio continuino ad aumentare.
COVID-19 ha dimostrato la scala delle riduzioni delle emissioni che sono necessarie, anno dopo anno, per stabilizzare il clima. Ha anche mostrato quanto più pulita potrebbe essere la nostra aria in un mondo senza combustibili fossili. I politici devono raddoppiare gli sforzi affinché le riduzioni delle emissioni siano più eque in futuro, senza i contraccolpi economici avvertiti soprattutto dai poveri del mondo.
Come milioni di persone in tutto il pianeta, guardiamo con attenzione alla conferenza sul cambiamento climatico di Glasgow. Gli impegni per porre fine alla deforestazione potrebbero ridurre di cinque o più miliardi di tonnellate l’inquinamento da anidride carbonica all’anno, preservando la biodiversità globale. Inoltre, a Glasgow, più di 40 paesi si sono impegnati a eliminare gradualmente l’uso del carbone. Tra i paesi che mancano all’appello ci sono Cina, India, Australia e Stati Uniti.
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Tutti gli autori sono membri del Global Carbon Project, un gruppo internazionale di scienziati che segue le emissioni di CO2 e di altri gas a effetto serra da terra, oceani, industria e agricoltura.
RobJackson è geologo della Stanford University.
Pierre Friedlingstein è climatologo all’Università di Exeter.
Corinne Le Quéré è climatologa dell’Università di East Anglia.
Robbie Andrew è economista del clima al CICERO Norvegia.
Pep Canadell è ricercatore dello CSIRO Oceans and Atmosphere in Australia.
Glen Peters è un esperto di energia del CICERO, in Norvegia.
Sam Abernethy è studente di dottorato in fisica applicata e scienza del sistema terrestre della Stanford University.