La cometa Rosetta sta tornando nei nostri cieli

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La cometa Rosetta sta tornando nei nostri cieli

A sette anni esatti dall’atterraggio del lander Philae sulla sua superficie, la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko viene a farci visita: il momento di massimo avvicinamento alla Terra sarà nella notte fra l’11 e il 12 novembre, ma già in queste sere è possibile scorgerla. Serve però un binocolo potente o un telescopio.
di Marco Malaspina
www.media.inaf.it

Ricordate la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, quella visitata da Rosetta e Philae? Per raggiungerla, la sonda dell’Esa aveva impiegato dieci anni, percorrendo ben 6,5 miliardi di km. E circa mezzo miliardo di km ci separava dalla cometa il 12 novembre del 2014, quando il piccolo lander Philae approdò sulla sua superficie. Venerdì prossimo, esattamente sette anni dopo quella storica discesa, la cometa ricambierà la visita venendoci a trovare – o quasi. Alle due meno dieci (00:50 Utc) la sua orbita toccherà infatti il punto di minima distanza dalla Terra: 61 milioni di km. Non pochi, certo, ma per riaverla così vicina a noi occorrerà attendere 193 anni (anche se già il 29 novembre 2034 tornerà a passare a meno di 70 milioni di km). Dunque vale certamente la pena, in queste notti d’inizio mese, tentare d’osservarla. Come? Lo chiediamo ad Albino Carbognani, astronomo dell’Istituto nazionale di astrofisica, autore di Ai confini della Via Lattea, collaboratore di Media Inaf e fra gli ospiti – lunedì 8 novembre, dalle 18:30 – dell’Aperitivo con la cometa organizzato da EduInaf, evento online al quale siete tutti invitati.

Immagine del nucleo cometario di 67P scattata dalla camera di navigazione (NavCam) a bordo della sonda Rosetta. In questa fotografia è possibile riconoscere la forma a due lobi della cometa, e della parte centrale che li unisce, il cosiddetto “collo”. Crediti: Esa / Rosetta / NavCam

Albino, riusciremo a vederla a occhio nudo, la cometa di Rosetta?

«Purtroppo no, la cometa ha un perielio – la distanza minima dal Sole – che cade oltre l’orbita terrestre e la sua attività non è mai molto elevata, quindi resterà una cometa invisibile a occhio nudo: sarà circa 30 volte più debole della più debole stellina appena visibile ai nostri occhi e chi vorrà osservarla dovrà ricorrere a un ottimo binocolo o un buon telescopio».

Quali sono i giorni e l’orario migliore per provarci? E in che direzione guardare?

«Avendo il perielio alto, è una cometa osservabile per tutta la notte, non costringe a levatacce mattutine come avvenne nel luglio 2021 per la cometa Neowise (C/2020 F3). In questi giorni la 67P si proietta nella direzione della costellazione dei Gemelli: si trova a una distanza angolare di circa 3° (ossia 6 lune piene messe in fila) dalla brillante stella Polluce, che potrà essere usata come primo riferimento per cercare la cometa in cielo con binocoli e telescopi. La 67P sorge alle 21 ora locale, ma per vederla bella alta sull’orizzonte occorrerà aspettare almeno fino a mezzanotte, quando sarà osservabile a circa 40° di altezza in direzione est. Inutile dire che l’osservazione deve essere fatta da un luogo buio, dove l’inquinamento luminoso sia il più basso possibile».

Immagine RGB ripresa da Albino Carbognani il 10 settembre dalla Stazione astronomica di Loiano dell’Inaf Oas Bologna. «La cometa era a circa 94 milioni di km dalla Terra e in avvicinamento al Sole (il perielio è stato raggiunto lo scorso 2 novembre)», ricorda Carbognani. «Si vede bene la chioma, ossia l’atmosfera di gas e polveri che circonda il nucleo affogato all’interno, e la coda di polveri, dal caratteristico colore giallastro perché riflette la luce solare, che appare incurvata. Le strisce colorate sono le stelle: l’immagine è la somma di tre immagini in bianco e nero riprese con il filtro rosso, verde e blu con il telescopio che inseguiva la cometa: per questo appaiono strisciate. Di solito non ci si pensa, ma nel tempo trascorso per le riprese la cometa si è spostata sensibilmente nello spazio a causa del moto orbitale attorno al Sole». Crediti: A. Carbognani/Inaf

Supponiamo dunque di trovare un luogo abbastanza buio e di essere dotati di binocolo o telescopio: cosa riusciremo a vedere? 

«Per vedere visualmente la cometa si possono usare dei grossi binocoli, vanno bene gli 11×70 o 20×80 fissi su cavalletto fotografico, oppure un telescopio di almeno 10-15 cm di diametro. Al telescopio si vedrà la chioma della cometa (che ha un diametro nello spazio di circa 300.000 km) e la coda di polveri, lunga circa un milione di km».

Si potrà distinguere la tipica silhouette da paperella? E i resti di Philae e Rosetta, c’è qualche speranza di individuarli?

«Come per tutte le comete osservate dalla Terra, il nucleo sarà invisibile, affogato com’è nei gas e polveri della chioma. Se per assurdo si potesse rimuovere la chioma, considerate le piccole dimensioni del nucleo che ha un’estensione di circa 4 km, per poterlo risolvere sarebbe necessario un telescopio di almeno 10 metri di diametro. Quindi nessuna possibilità di vedere la caratteristica forma a “paperella” e nemmeno di individuare i resti di Philae e Rosetta».

E allora come potremo esser certi che quella che puntiamo sia proprio la cometa 67P? 

«Le comete e gli asteroidi, visti dalla Terra, si distinguono l’uno dall’altro principalmente per gli elementi orbitali che ne caratterizzano la traiettoria che percorrono attorno al Sole. Fu proprio dalla similitudine degli elementi orbitali di quelle che sembravano comete diverse che Edmund Halley si accorse essere in realtà la stessa cometa, ora nota come la Cometa di Halley. Dunque siamo sicuri che si tratti della 67P perché si trova in una determinata posizione in cielo che – considerata l’orbita – ora può essere occupata solo dalla 67P».

Lunedì pomeriggio, dicevamo in apertura, sarai ospite dell’Aperitivo con la cometa sul canale YouTube di EduInaf. Tenterete anche in quell’occasione di osservarla?

«Per lunedì non è prevista l’osservazione in diretta con il telescopio “Cassini”, che sarà impegnato nella ripresa di satelliti e space debris. Sto cercando di riprendere nuovamente la 67P in queste sere: purtroppo il meteo non collabora, ma non dispero di poterne riprendere uno spettro, ossia “catturare” l’arcobaleno che si può creare al telescopio con la luce della cometa per vedere quali siano le molecole presenti nella chioma: un esercizio sempre interessante perché le comete – anche quelle ben note – sono imprevedibili e possono sempre riservare sorprese».

La missione Rosetta in cifre. Crediti: Esa

A proposito di comete che riservano sorprese: 67P e la missione Rosetta hanno fatto breccia nel cuore degli appassionati al punto da celebrarla e ricordare la discesa di Philae – che pure fu un successo solo parziale – a sette anni di distanza. Come mai?

«La missione Rosetta ha scritto una pagina della storia dell’astronomia perché per la prima volta si è potuto studiare un nucleo cometario nella fase di avvicinamento al Sole, passaggio al perielio e allontanamento, senza contare la discesa sulla superficie e la strana forma del nucleo, dovuto alla fusione di due nuclei cometari distinti. La 67P è stata la cometa meglio studiata della storia non solo in loco, ma anche dagli osservatori a terra – sia astronomi, sia astrofili – che hanno continuato a seguirla durante i due anni dell’esplorazione ravvicinata. Peraltro la 67P è una cometa a breve periodo, ogni 6,5 anni compie un giro attorno al Sole e questo facilita l’affiatamento. Anche la cometa di Halley è molto famosa ed è stata il target della missione Giotto dell’Esa, che per la prima volta ha ripreso un nucleo cometario in attività, ma torna al perielio ogni 76 anni – ossia ogni 2 generazioni!»

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