In Siberia cade neve nera (e le città nel mondo si blindano per il troppo inquinamento)

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In Siberia cade neve nera (e le città nel mondo si blindano per il troppo inquinamento)

Dalla neve nera che cade in Siberia ai livelli inimmaginabili di smog e inquinamento che stanno farcendo blindare diverse città nel mondo, con conseguenze pesanti sulla salute delle persone
Sabrina Del Fico
www.greenme.it

La neve nera

L’inquinamento è un fenomeno sempre più visibile e tangibile, tanto da essere addirittura invalidante e da impedire alle persone lo svolgimento di una vita normale. Da alcuni anni, nella Siberia occidentale, si assiste al fenomeno della “neve nera” (ve ne avevamo già parlato in questo articolo). In alcune città della regione di Kemerovo, condizioni meteo sfavorevoli e un aumento del livello di inquinamento atmosferico provocano questo bizzarro fenomeno: in pratica, il manto nevoso che ricopre strade, palazzi e campi diventa scuro a causa del deposito delle particelle inquinanti. In periodi di emergenza, quando la situazione è insostenibile, alle imprese viene consigliato di ridurre le emissioni nell’atmosfera e ai residenti, se possibile, di uscire solo per necessità e non utilizzare il trasporto personale. 

I fenomeni di neve nera appaiono periodicamente in tutte le città industriali della Russia, soprattutto nei mesi in cui fa più freddo: le temperature rigide e la prospicienza delle città a fiumi o laghi genera un effetto simile a quello di una pentola a pressione, con gli elementi inquinanti che iniziano a concentrarsi negli strati più bassi dell’atmosfera. Il fenomeno viene peggiorato dall’assenza di vento, che non permette all’aria inquinata di circolare. Quando c’è la neve nera, l’aria è intrisa di fumo e respirare diventa difficile, anche per chi vive lontano dalle città.

@Fern/Vladimira Salnikova

Certamente, l’aumento dell’inquinamento atmosferico in inverno è da imputarsi all’uso massiccio delle auto private, ma la principale ragione antropica della neve nera è in realtà la combustione del carbone, utilizzato nelle abitazioni private, nelle piccole caldaie e nelle grandi centrali termiche: quando viene bruciato, rilascia nell’aria un’enorme quantità di piccole particelle di fuliggine e benzopirene, molto pericolose per i polmoni poiché possono provocare silicosi (una malattia causata dall’inalazione di polvere contenente biossido di silicio libero) e cancro – senza considerare il fatto che contribuiscono a una maggiore vulnerabilità del corpo alla polmonite e al COVID-19.

Come ha spiegato l’ONG britannica Fern in un rapporto sulla neve nera, la regione è l’epicentro dell’industria carboniera russa, in espansione: circa il 76% delle esportazioni di carbone della Russia proviene da lì, e gran parte di esso viene infine spedito ai porti europei e convertito in energia nelle centrali elettriche europee.  Tutti coloro che vivono nelle vicinanze delle miniere sono preda del loro impatto: le statistiche ufficiali rivelano aumenti di tubercolosi, malattie cardiovascolari, malattie materne e infantili e un’aspettativa di vita ridotta.

Da Pechino a Nuova Delhi, le città si blindano per l’inquinamento

Ma non è solo la Siberia a preoccupare in questo momento storico: anche dalla Cina e dall’India arrivano immagini tutt’altro che rassicuranti sui livelli di inquinamento presenti in questi Paesi. Da qualche settimana il governo cinese ha annunciato la chiusura di autostrade e parchi per bambini a causa del forte inquinamento, dovuto all’aumento della produzione nazionale di carbonio: la nube di smog è così densa e impenetrabile che in alcune aree non è possibile usare la macchina perché presentano una visibilità ridotta a meno di 200 metri; nelle scuole, invece, vietate lezioni di educazione fisica e altre attività all’aperto per non esporre i bambini all’inquinamento.

Nuova Delhi invece (che ha recentemente annunciato il raggiungimento della neutralità carbonica solo nel 2070) è tornata in lockdown a causa del troppo smog che ormai da giorni sta letteralmente soffocando la città: disposta la chiusura di scuole e uffici per una settimana, vietate anche le attività di costruzione e i cantieri edilizi. Una misura estrema per provare a fermare il traffico delle auto e ridurre così l’inquinamento atmosferico che, dopo i festeggiamenti tradizionali per il Diwali (la festa che celebra la vittoria del bene sul male, festeggiata con falò, candele accese e fuochi d’artificio che hanno peggiorato la qualità dell’aria), ha raggiunto limiti storici. Un’emergenza anche sociale, quella che sta vivendo l’India, oltre che ambientale e sanitaria: lo stato di indigenza in cui versano molti strati della popolazione non permette l’accesso alla rete Internet o alla tecnologia di tablet e PC – tagliando di fatto molte persone dal mondo del lavoro o della scuola.

Fonti: Izvestia / GreenMe

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