A Brescia e Bergamo il più alto tasso di mortalità in Europa da PM 2.5. Torino terza e Milano quinta per mortalità da NO2

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A Brescia e Bergamo il più alto tasso di mortalità in Europa da PM 2.5. Torino terza e Milano quinta per mortalità da NO2

Rispettando le nuove raccomandazioni dell’OMS sulla qualità dell’aria le città europee potrebbero evitare ulteriori 114.000 decessi
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Un valutazione dell’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico condotta dall’Instituto de Salud Global de Barcelona (ISGlobal) dimostra che, rispettando  i nuovi livelli di riferimento sulla qualità dell’aria adottati a settembre dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) «Le città europee potrebbero evitare ulteriori 114.000 morti premature ogni», rispetto alle precedenti linee guidaOMS.

A ISGlobal spiegano che «Queste stime sono un aggiornamento di uno studio originariamente pubblicato nel gennaio 2021 su The Lancet Planetary Health che ha dimostrato che le città europee potrebbero evitare fino a 51.000 morti premature ogni anno rispettando le raccomandazioni dell’Oms sulla qualità dell’aria, pubblicate nel 2005. Dopo la pubblicazione delle nuove raccomandazioni, il gruppo di ricerca ha effettuato una nuova valutazione del carico di mortalità attribuibile alle polveri sottili (PM2.5) e al biossido di azoto (NO2) nelle stesse 1.000 città europee incluse nello studio originale. I risultati complessivi sono stati pubblicati in una lettera inThe Lancet Planetary Health , mentre i risultati specifici per città sono stati pubblicati sul sito web ISGlobal Ranking of Cities».

Risultati che riguardano molto da vicino l’Italia, visto che  tra le prime due città europee con il più alto tasso di mortalità attribuibile all’inquinamento da PM2.5sono confermate – anche con i nuovi limiti Oms – Brescia e Bergano e che fra le prime 10 ci sono anche Vicenza (quarta) e Saronno (ottava).

Secondo i ricercatori catalani, «I risultati aggiornati dimostrano che soddisfare le nuove raccomandazioni sulla qualità dell’aria per il PM2.5 si tradurrebbe in un aumento del 113% del numero di decessi evitabili nelle città europee rispetto ai precedenti livelli di riferimento. Mentre soddisfare la precedente raccomandazione sul PM2.5 in tutte le città studiate potrebbe salvare fino a 51.213 vite all’anno, soddisfare la nuova raccomandazione ha il potenziale per prevenire 109.188 morti premature ogni anno».

Se si guarda alle prime 10 città europee per carico di mortalità associato all’NO2, Torino è terza e  Milano quinta e, per quanto riguarda proprio l’NO2, i ricercatori evidenziano che «il raggiungimento dei livelli raccomandati dalle nuove linee guida potrebbe prevenire fino a 57.030 morti premature, 56.130 in più rispetto ai 900 decessi prevenibili stimati per i vecchi livelli raccomandati di NO2» e sottolineano che «Raggiungere i livelli più bassi di PM2.5 e NO2 osservati in tutte le città potrebbe impedire rispettivamente 125.000 e 79.000 morti premature ogni anno.

Il principale autore del nuovo e del vecchio studio Sasha Khomenko di ISGlobal,  fa notare che «Anche se non esiste una soglia di esposizione sicura al di sotto della quale l’inquinamento atmosferico diventa sicuro, questi nuovi risultati mostrano come le nuove raccomandazioni globali dell’Oms sulla qualità dell’aria offrano un quadro molto migliore per proteggere la salute umana e prevenire un gran numero di decessi».

Se i nuovi dati mostrano che il numero di decessi prevenibili è molto più alto se si adottano come target i nuovi livelli di riferimento dell’Oms, questo effetto è molto più evidente nel caso dell’NO2. Così, tra le città con la più alta mortalità attribuibile a questo inquinante, Madrid passerebbe dall’evitare 206 decessi annuali in caso di raggiungimento delle vecchie raccomandazioni dell’OMS a evitarne 1.966 se raggiungesse il nuovo obiettivo. Anversa passerebbe da 22 morti evitabili a 254; Torino dal 34 al 562; Parigi da 185 a 2.135; Milano da 103 a 1.864 e Barcellona da 82 a 1.554.

Il team di ISGlobal dice che «Il dato mostra il percorso che le città europee hanno davanti per arrivare ad avere l’aria pulita è la percentuale della popolazione che vive in aree con concentrazioni di inquinanti atmosferici superiori a quelle raccomandate dall’Oms. Se con le precedenti raccomandazioni dell’Oms questa percentuale saliva all’84% nel caso del PM2.5 e al 9% nel caso dell’NO2, con le nuove raccomandazioni queste cifre salgono rispettivamente al 99,8% e al 99,7% della popolazione residente nelle città»,

Però va fatto notare che lo studio si è basato sui dati sull’inquinamento atmosferico per il 2015.

Le attuali direttive europee stabiliscono un limite massimo di 25 µg/m3 per la media annua di PM2.5 e di 40 µg/m3 per la media annua di NO2 e l’altro principale autore del nuovo studio, Mark Nieuwenhuijsen dell’ Iniciativa de Planificación Urbana, Medio Ambiente y Salud di ISGlobal, conclude: «Dato che gli attuali livelli di inquinamento atmosferico nelle città europee mettono a rischio più di 100.000 vite ogni anno, l’Ue dovrebbe adeguare la propria legislazione alle raccomandazioni dell’Oms. A loro volta, i governi locali, regionali e nazionali dovrebbero fare della riduzione dell’inquinamento atmosferico una priorità. Abbiamo urgentemente bisogno di ridurre l’uso di combustibili fossili, eliminare le auto private e aggiungere più spazi verdi nelle nostre città. Questo non solo ridurrà l’inquinamento atmosferico, ma contribuirà anche all’azione climatica, che è una delle nostre massime priorità per l’umanità».

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