Scoperti i segni di un antico lago su Marte

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Scoperti i segni di un antico lago su Marte

Circa 3,7 miliardi di anni fa, il cratere marziano Jezero era un lago alimentato da un piccolo fiume come dimostrano le immagini riprese dal rover Perseverance della NASA. Il prossimo passo è la ricerca di indizi sulla trasformazione di questo ambiente in una landa arida
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Jezero, un grande cratere di Marte, appare oggi come una grande depressione del terreno, arida ed erosa dal vento. Eppure ci fu un tempo – circa 3,7 miliardi di anni fa – in cui era un tranquillo lago, alimentato da un piccolo fiume. E le rocce di grandi dimensioni che si osservano oggi nel suo letto sono state portate da inondazioni tumultuose, dopo un percorso di decine di chilometri. È questa la ricostruzione che emerge dalle immagini catturate dal rover Perseverance della NASA, secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Science” a prima firma di Nicolas Mangold, del CNRS francese e Università di Nantes, in Francia e colleghi di una collaborazione internazionale.

Questa immagine scattata dallo strumento Mastcam-Z di Perseverance il 22 febbraio 2021 mostra un residuo del deposito a forma di ventaglio di sedimenti all’interno del cratere Jezero di Marte (© NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS) 

“Se guardate queste immagini, state fondamentalmente fissando questo epico paesaggio desertico. È il posto più desolato che si possa visitare”, ha dichiarato commentando il risultato Benjamin Weiss, professore di scienze planetarie del Massachusetts Institute of Technology e membro del gruppo di analisi. “Non c’è una goccia d’acqua da nessuna parte, eppure, qui abbiamo la prova di un passato molto diverso. Qualcosa di molto profondo è successo nella storia del pianeta.”

In passato, alcune osservazioni da satellite avevano mostrato che gli affioramenti rocciosi e gli strati di sedimenti all’interno del cratere sul suo lato occidentale sono disposti a ventaglio, esattamente come si osserva sulla Terra in corrispondenza dei delta dei fiumi. Ora Perseverance ha potuto effettuare osservazioni direttamente dall’interno del cratere con le due camere ad alta risoluzione Mastcam-Z and the SuperCam Remote Micro-Imager (RMI), raccogliendo dati sufficienti a confermare che si trattava effettivamente del delta di un fiume. Secondo gli autori, inoltre, quei sedimenti potrebbero custodire tracce di un’eventuale vita acquatica del remoto passato marziano.

Nelle immagini dell’affioramento principale sono visibili ciottoli e grandi massi, fino a un metro di diametro e del peso di diverse tonnellate. Secondo gli autori, queste rocce massicce probabilmente provengono dall’esterno del cratere, ed erano forse parte del basamento roccioso situato sul bordo del cratere una cinquantina di chilometri più a monte. L’ipotesi è che a portarli verso il lago sia stata un’alluvione improvvisa che scorreva fino a nove metri al secondo e ha spostato fino a 3000 metri cubi di acqua al secondo.

“Occorre un’inondazione dotata di grande energia per trasportare rocce così grandi e pesanti”, ha aggiunto Weiss. “È un dato che può essere indicativo di un cambiamento fondamentale nell’idrologia locale o forse nel clima regionale di Marte”.

L’immagine aerea del cratere Jezero indica le posizioni del rover Perseverance (in basso a destra) e diversi banchi rocciosi ripidi lungo quello che è stato definito il delta dell’antico fiume che alimentava il lago (© Crediti: NASA/JPL-Caltech/Università dell’Arizona/USGS)

Ma questo è l’esito di uno o più eventi eccezionali. Per la maggior parte del tempo, il lago è stato alimentato da un placido fiume: lo si evince dall’esame della stratificazione dei depositi, che mostra sedimenti del delta più vecchi e più fini, a cui si sovrappongono rocce di maggiori dimensioni negli strati superiori.

Ora però i ricercatori cercano nel cratere gli indizi per rispondere alle questioni più profonde sul grande cambiamento climatico che ha trasformato l’ambiente marziano, prima asciugando il lago e poi erodendo il terreno, per effetto del vento che ha soffiato per miliardi di anni.

“La cosa più sorprendente emersa dalle immagini è la potenziale opportunità di cogliere il momento in cui questo cratere è passato da un ambiente abitabile simile alla Terra al desolato paesaggio deserto che vediamo ora”, ha concluso Weiss. “I depositi possono essere registrazioni geologiche di questa transizione, e non abbiamo visto cose simili in altri siti su Marte”.

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