La notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre torna l’ora solare

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La notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre torna l’ora solare

di Rosita Cipolla
www.greenme.it

Tra qualche giorno saluteremo l’ora legale per passare a quella solare. Il cambio d’orario scatterà nella notte tra sabato 30 e domenica 31, quando ci toccherà spostare le lancette dell’orologio indietro di un’ora, dalle 3 alle 2. In questo modo guadagneremo un’ora di sonno in più, ma inevitabilmente il pomeriggio farà buio prima.

Il nuovo orario resterà in vigore fino all’ultimo fine settimana di marzo 2022, esattamente fino alla notte tra sabato 26 e domenica 2022. In quella data passeremo nuovamente all’ora legale.

Quando verrà abolita l’ora legale? 

Come anticipato, anche il prossimo anno scatterà il passaggio all’ora legale. In realtà si discute da diverso tempo della sua abolizione in Italia, ma al momento il nostro Paese resta fermo nella sua posizione, nonostante altri Stati membri dell’Ue – tra cui la Francia – abbiano deciso di adottare un unico orario, senza effettuare più cambi.

Nell’estate del 2018 era stata avanzata la proposta di eliminazione del cambio dell’ora, fortemente voluta dai Paesi del Nord Europa. All’epoca era stata avviata anche una consultazione online per conoscere l’opinione dei cittadini europei, da cui era emerso che l’84% degli intervistati era favorevole al cambio. A quel punto, la Commissione presentò la proposta agli Stati chiedendo loro di decidere entro aprile 2021 se adottare definitivamente l’ora legale o l’ora solare.

Ma l’Italia ha depositato una richiesta formale per mantenere il sistema tuttora in vigore, cioè sei mesi l’anno di ora legale e sei mesi l’anno di ora solare, principalmente per i vantaggi legati al risparmio in bolletta. Ma non solo, secondo il nostro Paese mancherebbero ancora prove scientifiche che i due cambiamenti di fuso orario siano in grado provocare danni psico-fisici. Inoltre, l’Italia è convinta che le singole scelte dei Paesi membri dell’Ue possano creare differenze tra fusi orari talmente ingombranti da mettere a rischio il corretto funzionamento del mercato della comunità UE.

Fonte: Parlamento Ue

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