Il problema desertificazione in Sicilia e la cripto risorsa suolo
Se la desertizzazione è l’avanzata del deserto, vedasi, ad esempio, il Sahara, la desertificazione è un problema ancora più vasto e poliedrico che interessa il 40% della superficie terrestre, dove vive un terzo della popolazione mondiale compreso il bacino del Mediterraneo e l’Europa ed è collegato con fenomeni quali l’aridità e la siccità. L’Atlante Mondiale sulla Desertificazione stima che il 75% della superficie terrestre presenta vari livelli di degrado del suolo (anticamera della desertificazione) che nel 2050 potrebbe raggiungere il 90%.
La desertificazione è un problema complesso che interessa il suolo ma che impatta su altri aspetti sociali ed economici, che discende da cause climatiche e antropiche, tra queste soprattutto la cementificazione e le pratiche agricole poco sostenibili che per mantenere la fertilità del terreno stressano al massimo il suolo senza chiedersi cosa verrà lasciato in eredità ai postumi. Il suolo è una risorsa non rinnovabile (pochi centimetri si formano in non meno di 2000 anni) e sottovalutata che, oltre al cibo, fornisce una pluralità di servizi preziosissimi come la regolazione del micro-clima, la depurazione delle acque, la riduzione dei contaminanti e la cattura della CO2.
Soltanto di recente, grazie anche all’intervento della Corte dei Conti Europea (2018), la degradazione del suolo è diventato un obiettivo di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030, SDG 15 e collegati) di raggiungere la Land Degradation Neutrality (target 15.3), sfida ambiziosa che coinvolge 120 paesi fra cui quelli dell’Unione Europea.
Perdita di fertilità, unitamente a siccità ed aridità si traducono in improduttività del terreno e alla fine in desertificazione: una combinazione di fattori ciascuno dei quali andrebbe monitorato e tradotto in mappe aggregate coniugando il rilevamento da remoto con il riscontro in campo. In Italia negli ultimi 20 anni varie regioni si sono dotate di carte della sensibilità alla desertificazione: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, la regione più studiata. Il MEDALUS, acronimo di MEditerranean Desertification And Land USe è la procedura maggiormente utilizzata per stimare la sensibilità di un ambito territoriale al rischio desertificazione individuando aree con crescente sensibilità alla desertificazione e distinguendole in non affette, potenziali, fragili e critiche.
Recentemente, 2020, l’IRSSAT ha pubblicato 11 Quaderni dedicati al rischio desertificazione dei 390 comuni della Sicilia (collana desertificazione Sicilia) e, entro il 2021, ulteriori 11 Quaderni sulla Qualità Climatica.
Nel confronto dei tre periodi a (Fig.1) sorprende la classe Critica che migliora del 13,6% nel passaggio tra primo e secondo periodo, incremento di appena 1,5% tra secondo e terzo periodo.
Quanto alla Qualità Climatica (Fig.2) la classe Alta passando dal primo al secondo periodo perde 6,5% di territori e la classe Bassa incrementa quasi del 9%, riassorbiti passando dal secondo al terzo.
Il merito del miglioramento significativo fra i primi due periodi è dovuto a più fattori intervenuti nel secondo periodo: reforestazioni, recupero di ambienti degradati, istituzione di aree protette, riduzione del sovrapascolo, etc; che nel secondo periodo hanno compensato la perdita di Qualità Climatica.
Dall’Andamento Annuale del Rischio Desertificazione (Fig.3) emerge che nel primo periodo il rischio desertificazione è compreso nel range 60-70, nel secondo oscilla tra 50 e 65 e nel terzo si conserva l’andamento del trentennio precedente.
Quanto alla Qualità Climatica (Fig.4) il secondo periodo registra un peggioramento che si stabilizza nel terzo periodo.
Ad oggi sono 280 comuni siciliani su 390 quelli affetti da marginalizzazione, isolamento e da alto rischio desertificazione, una situazione allarmante alla quale si sta cercando di dare risposta. Si studiano processi di rigenerazione dei suoli integrandoli con gli aiuti fiscali tipici delle aree montane svantaggiate, oggi non più proponibili su fattori di spopolamento e disagio altitudinale e, peraltro, secondari per la realtà territoriale e ambientale siciliana.
L’idea principe è tradurre il rischio desertificazione in opportunità e riparametrizzare gli aiuti in funzione del problema siccità-aridità e qualità dei suoli. È in corso anche un’intensa fase di rivisitazione metodologica degli indicatori ed indici della banca dati georiferita del team desertificazione dell’IRSSAT e altri partner scientifici, infine, con la lettura satellitare si intende perseguire un monitoraggio spinto fino alla scala stagionale. Il tentativo è rendere maggiormente resilienti i territori affetti da degrado del suolo in modo da contribuire al rallentamento o all’inversione di rotta del fenomeno.
di Rachele Castro(1), Francesco Cancellieri(2), Vincenzo Piccione(3)
(1)Presidente Consulta Ambiente IRSSAT e-mail:r.castro@irssat.it,
(2)Presidente AssoCEAMessina APS e-mail:ing.francesco.cancellieri@gmail.com,
(3)Componente Comitato Scientifico IRSSAT e-mail:incenzopiccione@yahoo.it