Un tunnel sottomarino scaricherà in mare l’acqua contaminata di Fukushima Daiichi
La Cina: comportamento irresponsabile verso i Paesi vicini. E l’esercito Usa scarica acqua inquinata da PFOS a Okinawa
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Il 25 agosto la Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO) si è nuovamente scusata «Per il grande onere e l’inconveniente che l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha causato alla gente di Fukushima e alla società nel suo insieme». Ma poi ha subito causato nuove polemiche presentando il suo progetto sulla gestione dell’acqua trattata dall’Advanced Liquid Processing System (ALPS) di Fukushima Daiichi che, assicura la TEPCO, tiene in considerazione «La “Politica di base sulla gestione dell’acqua trattata dall’ALPS presso la centrale nucleare di Fukushima Daiichi di Tokyo Electric Power Company Holdings” decisa dal governo ad aprile. Inoltre, è in corso la revisione dei dettagli della progettazione e del funzionamento delle strutture per garantire la sicurezza al fine di intraprendere azioni approfondite per ridurre al minimo gli impatti negativi sulla reputazione».
Come ha spiegato l’Asahi Shimbun, Tepco ha in realtà annunciato di aver abbandonato il progetto di posa di una conduttura sul fondo del mare per scaricare l’acqua contaminata trattata a 1 chilometro al largo del cadavere nucleare di Fukushima1 e ha deciso di costruire al suo posto un tunnel sottomarino.
Secondo i dirigenti della TEPCO, il tunnel misurerebbe circa 2,5 metri di diametro per ridurre al minimo l’impatto delle maree durante il rilascio delle migliaia di tonnellate di acqua contaminate attualmente stoccate nell’area della centrale nucleare distrutta, che sta rapidamente esaurendo la capacità di contenere di più.
La TEPCO sta stoccando circa 140 tonnellate di acqua radiattiva al giorno in grossi serbatoi e aveva anche preso in considerazione l’utilizzo di infrastrutture esistenti per scaricare l’acqua trattata vicino alla costa, ma ha abbandonato questo piano a causa del possibile impatto dell’acqua scaricata sugli impianti della centrale. Quindi, TEPCO ha optato per lo smaltimento offshore «Poiché è già ampiamente utilizzato in Giappone e all’estero e aiuta a disperdere più facilmente l’acqua rilasciata».
La compagnia nucleare avvierà uno studio del fondo marino entro questo mese con l’intenzione di iniziare la costruzione di un tunnel entro la fine di marzo 2022 e punta a completare il progetto entro la primavera del 2023, quando prevede di iniziare scaricare l’acqua contaminate nell’oceano. I costi del progetto non sono stati annunciate ma TEPCO ha assicurato che «Il sito di scarico sarà situato al di fuori dell’area in cui normalmente operano i pescatori». Il tunnel verrà realizzato nel substrato roccioso a circa 12 metri sotto la superficie del mare, ma la TEPCO ha ammesso che «Non abbiamo idea di quanto velocemente possiamo scavare nel fondale marino fino a quando non conduciamo un sondaggio di perforazione nel substrato roccioso». Un funzionario TEPCO incaricato di gestire il problema dell’acqua trattata ha assicurato che «L’utility chiarirà il programma previsto alle parti interessate e apporterà modifiche al piano se necessario».
Prima di essere scaricata nell’Oceano Pacifico, l’acqua radioattiva sarà trattata ulteriormente con l’ALPS e miscelata con acqua di mare per diluire «ben al di sotto degli standard di legge» il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno che l’ALPS non può rimuovere. TEPCO ha spiegato che «L’acqua trattata sarà conservata in una fossa per misurare il livello di sostanze radioattive per circa due giorni prima di essere rilasciata in mare».
il 25 agosto, l’utility ha anche annunciato che compenserà le imprese locali e altre persone colpite dalla pubblicità negativa che si teme possa venire dallo scarico di acqua contaminata in mare e ha detto che «TEPCO pubblicherà maggiori informazioni sui suoi piani, sia all’interno che all’esterno del Giappone, per frenare il più possibile le voci dannose».
Per determinazione i danni, la compagnia nucleare utilizzerà dati statistici per confrontare i prezzi dei prodotti agricoli, forestali e marittimi e il volume del loro commercio dopo lo scarico dell’acqua, con cifre stimate calcolate rispetto a uno scenario in cui l’acqua non venisse scaricata e potrebbe anche «Tener conto di un calo delle vendite di tali prodotti a causa della pandemia di Covid-19 dopo aver osservato il trend a livello nazionale» e che «Elaborerà i dettagli di un quadro per il risarcimento dopo aver ascoltato le opinioni delle parti interessate».
Lo stesso giorno, governo giapponese ha dichiarato che, se il previsto scarico in mare di acqua trattata dall’impianto di Fukushima danneggerà le vendite di prodotti ittici, acquisterà prodotti del mare come misura di emergenza per sostenere i pescatori.
Ma, nonostante questa politica di compensazione. la TEPCO non è riuscita a dissipare le preoccupazioni dei pescatori e delle comunità locali che si aspettavano che fornisse maggiori dettagli. Inoltre, pescatori e residenti dicono che l’utility non ha presentato criteri specifici per il pagamento dell’indennizzo. E i precedenti non sono tranquillizzanti: la TEPCO avrebbe dovuto risarcire le aziende i cui prodotti sono stati colpiti dal disastro nucleare di Fukushima del 2011, ma in alcuni casi si è rifiutata di farlo, affermando che non c’è alcuna relazione causale tra di loro. L’utility ha anche negato il risarcimento a gruppi di vittime che hanno presentato richieste di risarcimento attraverso il Centro di risoluzione delle controversie sul risarcimento dei danni nucleari del governo, aumentando la già diffusa sfiducia nei confronti della TEPCO tra la gente e i governi locali.
Come se non bastasse, è venuta a galla un’altra grana: il 26 agosto i marines statunitensi di stanza ad Okinawa hanno scaricato acqua contaminata da una sostanza chimica potenzialmente pericolosa nel sistema fognario della città giapponese suscitando le proteste del governo centrale, prefettizio e municipale. E l’esercito Usa non ha facilitato le cose , visto che ha informato con una e-mail le istituzioni giapponesi solo un’ora prima di procedere allo scarico e che proprio quel giorno funzionari militari statunitensi dovevano discutere con i funzionari giapponesi su come smaltire l’acqua contaminata.
Il governatore di Okinawa, Denny Tamaki, ha dichiarato: «Mi sento davvero oltraggiato per il fatto che l’esercito americano abbia scaricato unilateralmente l’acqua anche se sapevano che erano in corso discussioni tra il Giappone e gli Stati Uniti su come gestire l’acqua contaminata». Anche secondo un funzionario del ministero degli esteri giapponese «Il rilascio unilaterale dell’acqua è deplorevole. Protesteremo a tutti i livelli possibili» e un Un funzionario del ministero della Difesa ha aggiunto: «E’ successo così all’improvviso. Non avrei mai pensato che avrebbero fatto una cosa del genere”.
I marines statunitensi hanno confermato che «L’acqua contaminata da perfluoroottano solfonato (PFOS) è stata rilasciata nel sistema fognario dalla stazione aerea Futenma del corpo dei marine degli Stati Uniti a Ginowan».
I militari statunitensi hanno spiegato “candidamente” al governo giapponese e quello della prefettura di Okinawa che avevano incaricato una società privata di trattare l’acqua, ma che sarebbe stato troppo costoso, Poi hanno affermato che l’acqua inquinata scaricata in mare sarebbe stata trattata per soddisfare i livelli di qualità dell’acqua per l’acqua potabile. In tutto sarebbero stati scaricati 64.000 litri di acqua contaminata, ma ci si deve fidare di quanto dice l’esercito Usa. La prefettura di Okinawa e il governo municipale di Ginowan hanno immediatamente protestato con le forze armate statunitensi e la prefettura ha fatto notare che «Senza gli standard per il rilascio dell’acqua non è possibile fare una stima del possibile impatto ambientale. C’è un’alta possibilità che l’acqua sia finita nell’oceano non trattata, poiché gli impianti di trattamento delle acque reflue del governo prefettizio non sono attrezzate per ridurre la concentrazione di PFOS.
Dopo aver ricordato la fuoriuscita di schiuma antincendio contenente PFOS dalla base di Futenma in un fiume vicino nell’aprile 2020, il sindaco di Ginowan, Masanori Matsugawa, ha sottolineato che il nuovo inquinamento «E’ estremamente deplorevole perché il rilascio dell’acqua non ha avuto alcuna considerazione per i residenti locali che sono ancora preoccupati per l’incidente dello scorso anno». Matsugawa ha chiesto all’esercito americano di «Bloccare tutti i futuri rilasci di tale acqua contaminata».
Ma la vicenda è diventato un problema internazionale con l’intervento della Cina, che ha in questi giorni diversi sassolini nelle scarpe da togliersi con Usa e Giappone. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che «La scelta egoista sulla questione della tutela ambientale finirà per danneggiare gli altri e sé stessi». Poi ha ricordato che, «Per quanto riguarda lo sversamento delle acque reflue, l’atteggiamento del Giappone nei confronti delle iniziative delle truppe americane nel Paese non appare assolutamente coerente con la propria iniziativa riguardo le acque radioattive della centrale nucleare di Fukushima. Le autorità giapponesi prestano attenzione solamente alla tutela del proprio ambiente, trascurando la protezione dell’ambiente ecologico dell’oceano a livello globale. Il Giappone ha il diritto di opporsi allo sversamento delle acque reflue da parte delle truppe americane, ma ha anche la responsabilità di rispondere alle preoccupazioni della comunità internazionale, in particolare dei Paesi limitrofi. Per fare questo il Giappone non deve avviare volontariamente il processo di sversamento delle acque nucleari in mare prima che i Paesi direttamente coinvolti e la comunità internazionale non abbiano discusso sufficientemente per raggiungere un accordo».