L’estate europea dei mega incendi

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L’estate europea dei mega incendi

Copernicus: devastazione e emissioni da record nell’Emisfero Settentrionale
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Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), implementato dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), ha monitorato da vicino la stagione estiva di incendi estremi nell’Emisfero Settentrionale, compresi gli intensi hotspot intorno a bacino del Mediterraneo, America Settentrionale e Siberia e dice che «L’intensità degli incendi ha portato a nuovi record nel dataset di CAMS, registrando le più alte emissioni totali rispettivamente nei mesi di luglio e agosto».

Con grandi aree e colpite durante la stagione boreale degli incendi di quest’anno, con il loro numero elevato e la loro persistenza e intensità notevoli, i mega-incendi hanno avuto forti conseguenze in molti paesi dell’Emisfero Settentrionale.

Per stimare le emissioni e prevedere l’impatto dell’inquinamento atmosferico che ne deriva, gli scienziati del CAMS utilizzano osservazioni satellitari di incendi attivi, quasi in tempo reale, che  forniscono una misura delle emissioni di calore provocate dagli incendi, ossia la Potenza Radiativa di Fuoco (FRP), collegata alle emissioni. CAMS stima le emissioni globali giornaliere degli incendi con il suo Global Fire Assimilation System (GFAS) utilizzando le osservazioni FRP provenienti dagli strumenti satellitari MODIS della NASA. Le emissioni stimate di diversi inquinanti atmosferici sono utilizzate come condizione di superficie limite nel sistema di previsioni CAMS, basato sul sistema di previsione meteorologica ECMWF, che modella il trasporto e la chimica degli inquinanti atmosferici, per prevedere, con fino a 5 giorni di anticipo, come la qualità dell’aria globale sarà influenzata. Generalmente, la stagione degli incendi dura da maggio a ottobre con picchi di attività tra luglio e agosto.

Mentre la stagione degli incendi boreali volge al termine, gli scienziati CAMS rivelano che:  «Condizioni di siccità e ondate di calore nel Mediterraneo hanno contribuito a creare hotspot di incendi, alcuni dei quali si sono sviluppati nella regione, in modo intenso e rapido, creando grandi quantità di inquinamento provocato da fumo. Luglio è stato un mese da record a livello globale nel dataset GFAS con emissioni pari a 1258.8 megatonnellate di CO2. Più di metà della anidride carbonica è stata attribuita a incendi nel Nord America e Siberia. Stando ai dati GFAS, anche agosto è stato un mese da record per gli incendi, con emissioni di CO2 stimate di 1384.6 megatonnellate a livello globale. Gli incendi artici hanno rilasciato 66 megatonnellate di CO2 tra giugno e agosto 2021. Le emissioni stimate di CO2 causate dagli incendi sul tutto il territorio russo, da giugno ad agosto, ammontano a 970 megatonnellate, con la Repubblica di Sakha e Chukotka che contano 806 megatonnellate».

Durante questa estate di incendi, le regioni più colpite sono state:

Il Mediterraneo. Molti paesi del Mediterraneo orientale e centrale hanno sofferto gli effetti di incendi intensi durante i mesi di luglio e agosto, con nubi di fumo chiaramente visibili nelle immagini satellitari, così come nelle analisi e previsioni CAMS per la zona del bacino Mediterraneo. Mentre il sud-est Europeo ha vissuto condizioni di ondate di calore prolungate, i dati CAMS hanno mostrato una intensità giornaliera degli incendi che ha raggiunto i suoi più alti livelli dal 2003, come da dataset GFAS. In seguito agli incendi in Turchia, altri paesi della regione, come Grecia, Italia, Albania, Nord Macedonia, Algeria e Tunisia, sono stati colpiti da incendi devastanti. In agosto, gli incendi hanno interessato anche la Penisola Iberica, colpendo vaste zone della Spagna e del Portogallo, e in particolare una ampia area vicino a Navalacruz, nella provincia di Avila, poco più ad ovest di Madrid. Incendi estesi sono stati registrati anche a est di Algeri, nel nord dell’Algeria, dove le previsioni del CAMS GFAS hanno mostrato alte concentrazioni superficiali dell’inquinante particolato fine PM2.5.

Siberia. Nella Repubblica di Sakha, nel nord-est della Siberia, dove il verificarsi di un certo grado di attività di incendi non è insolito, il 2021 è stato comunque un anno anomalo. Non solo per l’entità degli incendi, ma anche per la persistenza di fiamme di forte intensità dall’inizio di giugno. Il 3 agosto, è stato stabilito un nuovo record di emissioni nella regione e le emissioni si sono duplicate rispetto al periodo giugno-agosto precedente. Inoltre, l’intensità giornaliera degli incendi ha raggiunto livelli superiori alla media da giugno e ha cominciato ad attenuarsi solo ad inizio settembre. Altre aree colpite in Siberia sono state Chukotka Autonomous Oblast (incluse parti del Circolo Polare Artico) e Irkutsk Oblast. L’aumento dell’attività osservato dagli scienziati del CAMS corrisponde ad un aumento delle temperature e alla diminuzione dell’umidità del suolo nella regione.

Nord America. Incendi su larga scala sono divampati nelle regioni occidentali del Nord America per tutto il mese a luglio e agosto, colpendo diverse province canadesi, così come il nord-ovest del Pacifico e la California. Il cosiddetto Dixie Fire che ha imperversato nel nord della California è ora uno dei più grandi mai registrati nella storia del paese. L’inquinamento risultante dalla persistente e intensa attività degli incendi ha influenzato la qualità dell’aria per migliaia di persone nella regione. Le previsioni globali CAMS hanno anche evidenziato una miscela di fumo provocata dalla lunga durata degli incendi in Siberia e in Nord America e attraverso l’Atlantico. Una nube di fumo è stata avvistata mentre si spostava verso l’Atlantico del nord, raggiungendo le zone occidentali delle Isole Britanniche alla fine di agosto, prima di attraversare il resto dell’Europa. Questo è accaduto mentre la polvere sahariana viaggiava nella direzione opposta attraverso l’Atlantico, sovrastando anche alcune aree meridionali del Mediterraneo, provocando un conseguente peggioramento della qualità dell’aria.

Mark Parrington, senior scientist e wildfire expert presso ECMWF Copernicus Atmosphere Monitoring Service, conclude: «Per tutta la durata della stagione estiva, abbiamo monitorato l’attività degli incendi nell’emisfero settentrionale. Ciò che si è distinto come insolito è stato il numero di incendi, la dimensione delle aree in cui divampavano, la loro intensità e anche la loro persistenza. Per esempio, gli incendi nella Repubblica di Sakha, nel nord-est della Siberia, bruciano da giugno, e hanno iniziato a ritirarsi solo alla fine di agosto, sebbene abbiamo osservato alcuni incendi continuativi dall’inizio di settembre. In Nord America e in alcune parti del Canada, del nord-ovest del Pacifico e California, la situazione è simile: incendi di grandi dimensioni dalla fine di giugno e all’inizio di luglio, i quali sono tutt’ora in corso. E’ preoccupante che le condizioni regionali più secche e calde – a causa del riscaldamento globale – intensifichino l’infiammabilità della vegetazione, aumentando il rischio di incendio. Questo ha portato ad incendi molto intensi, sviluppatisi rapidamente. Mentre le condizioni meteorologiche locali giocano un ruolo nel comportamento reale degli incendi, il cambiamento climatico sta contribuendo a fornire le condizioni ideali per il propagarsi di incendi. Sono previsti altri incendi in tutto il mondo anche nelle prossime settimane, mentre la stagione degli incendi in Amazzonia e in Sud America continua ad evolversi».

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