In Europa le siccità estive estreme potrebbero raddoppiare
In Francia, Alpi, Mediterraneo e Penisola Iberica un aumento di oltre il 50% di frequenza delle siccità estive estreme
www.greenreport.it
Secondo lo studio “Hot Spots and Climate Trends of Meteorological Droughts in Europe–Assessing the Percent of Normal Index in a Single-Model Initial-Condition Large Ensemble”, pubblicato su Frontiers in Water da un team della Ludwig-Maximilians-Universität München (LMU) e dell’ Ouranos Consortium canadese, l’Europa si sta dirigendo verso un futuro con siccità estive più estreme. A lungo, regioni come le Alpi, la Francia, il Mediterraneo e la penisola iberica potrebbero vedere un aumento delle siccità estive estreme di oltre il 50%. I ricercatori fanno notare che «Questo significa che le siccità estreme potrebbero verificarsi più di ogni due estati» e lo studio dimostra «La necessità fondamentale di una rapida mitigazione della crisi climatica in Europa, come l’adattamento alla siccità estiva e lo stoccaggio dell’acqua in inverno».
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha evidenziato che, con circa 55 milioni di persone colpite a livello globale ogni anno, in tutto il mondo la siccità è il pericolo più grave per le colture e il bestiame in ogni parte del mondo. Gli impatti della siccità sono complessi dal punto di vista economico, sociale e ambientale e non esiste una definizione universale che copra tutte le conseguenze. Invece, le siccità sono classificate in base al loro impatto, come meteorologiche, idrologiche, agricole o socio-economiche. Le siccità meteorologiche sono un potenziale predecessore di altri tipi di siccità e sono quindi importanti per la ricerca.
Se la crisi climatica ha già avuto pesanti impatti globali, facendo diventare la siccità un rischio idro-meteorologico critico ad alto impatto in tutto il mondo, anche i Europa, le conseguenze della crisi climatica sono state gravi e la siccità che ha già causato notevoli costi sociali, economici e ambientali, soprattutto negli anni 2003, 2010 e 2018.
Le proiezioni climatiche mostrano che entro la fine del XXI secolo sono previsti eventi meteorologici più frequenti ed estremi, per questo la ricerca sulla siccità è fondamentale per un’adeguata mitigazione della crisi climatica.
Magdalena Mittermeier, principale autrice dello studio insieme alla sua collega della LMU Andrea Böhnisch, ricorda che «La siccità estiva è un argomento molto rilevante in Europa. Abbiamo scoperto una chiara tendenza verso siccità estive più, più lunghe e più intense, in termini di deficit di precipitazioni, verso la fine del secolo in uno scenario ad alte emissioni di carbonio (RCP8.5)».
Ecco i principali risultati del nuovo studio:
Nel futuro a lungo termine (dal 2080 al 2099), l’Europa vedrà un aumento della frequenza e dell’intensità della siccità estiva e un numero decrescente di siccità invernali in diverse regioni con diversi climi.
Attualmente e nel lontano futuro, c’è un’elevata variabilità delle intensità di siccità in varie regioni climatiche europee. Ci saranno maggiori differenze tra le precipitazioni invernali ed estive: aumenteranno durante l’inverno e diminuiranno durante l’estate.
Per l’Europa centrale, la probabilità annuale del verificarsi di una siccità estrema aumenta fortemente durante i mesi estivi, pari al 25%. Nell’Europa orientale e nelle Alpi, siccità gravi ed estreme hanno probabilità più elevate nel lontano futuro con valori intorno al 20% (grave) e al 40% (estremo).
Per la Francia, i modelli prevedono un aumento della frequenza di siccità estreme fino al 60%.
Nel Mediterraneo le percentuali di estrema siccità nel lontano futuro si aggirano intorno all’80% per i mesi estivi. Nella penisola iberica la percentuale di siccità estrema è la più alta di tutte le regioni, raggiungendo il 96% a luglio e l’88% ad agosto. In queste due regioni, tuttavia, i valori assoluti delle precipitazioni di luglio e agosto sono già bassi nel periodo di riferimento (ciascuno contribuisce solo per circa il 2-3% alle precipitazioni annue). Ciò significa che variazioni assolute relativamente piccole possono portare a percentuali elevate del Percent of Normal Index (PIN) che misura la siccità.
Sono stati identificati quattro futuri hot spot di siccità: Francia, Alpi, Mediterraneo e Penisola Iberica, che i potrebbero vedere un aumento di oltre il 50% nella frequenza delle siccità estive estreme.
Il team tedesco-canadese avverte che «Le differenze regionali tra gli eventi di siccità sono elevate ed è urgente identificare gli hot spot geografici per futuri eventi di siccità». Per questo Böhnisch e i suoi colleghi hanno valutato le tendenze climatiche attuali e future e gli hot spot della siccità per l’Europa dividendo il vecchio continente in 8 regioni con climi diversi: Isole britanniche, Scandinavia, Europa centrale, Alpi, Europa orientale, Francia, Mediterraneo e Penisola iberica. Hanno quindi analizzato il PIN (che fornisce la percentuale di precipitazioni in un determinato periodo rispetto alle precipitazioni normali nel periodo di riferimento) in un unico modello climatico per tutte le 8 regioni. Poi il futuro a lungo termine (dal 2080 al 2099), nell’ambito dello scenario Representative Concentration Pathway 8.5, è stato confrontato con il presente (dal 2001 al 2020).
La Mittermeier conclude: «Il nostro studio dimostra che il cambiamento climatico senza sosta peggiorerà drasticamente il rischio di siccità negli hot spot. Ma anche, in alcune regioni in cui la siccità attualmente svolge un ruolo minore, si prevede che in futuro il rischio di siccità diventi serio. Dimostriamo che le Alpi dovrebbero essere considerate un ulteriore hot-spot futuro. Nello scenario RCP8.5, il cambiamento climatico non mitigato aumenterà drasticamente la frequenza, la durata e l’intensità delle siccità estive in molte regioni europee. Tali effetti estremi possono essere evitati con la mitigazione climatica. Questo è il motivo per cui la mitigazione coerente dei cambiamenti climatici concordata nell’ambito dell’Accordo di Parigi è molto importante in termini di siccità in Europa. Queste tre caratteristiche chiave: primo, aumento della siccità in estate; secondo, condizioni più umide anche in inverno; terzo, le variazioni interannuali dovute alla variabilità naturale del sistema climatico, sono visualizzate in quelle che chiamiamo “drying stripes”. Queste consentono una panoramica dei nostri risultati già a prima vista. Le drying stripes mostrano in un mondo controfattuale la percentuale di precipitazioni per ogni mese e anno, riassunte nel nostro insieme, rispetto alla media a lungo termine con le concentrazioni di gas serra preindustriali. Così facendo, mostrano la tendenza all’essiccazione estiva prevista per tutto il XXI secolo rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici».