Gli innalzamenti estremi del livello mare diventeranno molto più comuni in tutto il mondo

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Gli innalzamenti estremi del livello mare diventeranno molto più comuni in tutto il mondo

Innalzamenti estremi del livello del mare che si verificavano una volta al secolo avverranno in media ogni anno
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Negli ultimi mesi le notizie sono state piene di eventi climatici e meteorologici estremii: temperature record dal nord-ovest del Pacifico e in  Sicilia, inondazioni in Germania e negli Usa orientali, mega-incendi in California, Siberia, Grecia… Eventi che sembravano rari solo pochi decenni fa sono ora all’ordine del giorno.

Il nuovo studio “Extreme sea levels at different global warming levels”, pubblicato su Nature Climate Change da un team internazionale di ricercatori che comprende anche Lorenzo Mentaschi dell’università di Bologna, esamina specificamente i livelli estremi del mare a causa della combinazione di marea, onde e mareggiate e prevede che «A causa dell’aumento delle temperature, i livelli estremi del mare lungo le coste di tutto il mondo diventeranno 100 volte più frequenti entro la fine del secolo in circa la metà delle 7.283 località studiate. Questo significa che, a causa dell’aumento delle temperature, si prevede che un evento di innalzamento estremo del livello del mare che si sarebbe dovuto verificare una volta ogni 100 anni attualmente dovrebbe verificarsi, in media, ogni anno entro la fine di questo secolo».

Anche se i ricercatori dicono che, come sempre, c’è incertezza sul clima futuro, «Il percorso più probabile è che questi casi di aumento del livello del mare si verificheranno anche con un aumento della temperatura globale di 1,5 o 2 gradi Celsius rispetto alle temperature preindustriali». Gli scienziati considerano queste temperature «L’estremità inferiore del possibile riscaldamento globale» e aggiungono che «E’ probabile che i cambiamenti avvengano prima della fine del secolo, con molte località che subiranno un aumento di 100 volte degli eventi estremi del livello del mare entro il 2070».

La principale autrice dello studio, la climatologa Claudia Tebaldi del Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento dell’energia Usa, ha guidato un team internazionale che ha riunito scienziati che in precedenza avevano partecipato ad ampi studi sui livelli estremi del mare e sugli effetti delle temperature sull’innalzamento del livello del mare. Il team ha messo insieme i dati e ha applicato un nuovo metodo di sintesi per mappare i probabili effetti degli aumenti delle temperature  che vanno da 1,5° C a 5° C rispetto ai tempi preindustriali. E’ così che ha scoperto, non inaspettatamente, che «Gli effetti dell’innalzamento dei mari sulla frequenza estrema del livello del mare si sarebbero sentiti più acutamente ai tropici e generalmente a latitudini più basse rispetto alle località settentrionali. Le località che potrebbero essere maggiormente colpite includono l’emisfero australe, le aree lungo il Mar Mediterraneo e la penisola arabica, la metà meridionale della costa del Pacifico del Nord America e aree tra cui Hawaii, Caraibi, Filippine e Indonesia. In molte di queste regioni, si prevede che il livello del mare aumenti più rapidamente che alla latitudini più elevate. Le regioni che saranno meno colpite includono le latitudini più elevate, la costa settentrionale del Pacifico del Nord America e la costa del Pacifico dell’Asia».

La Tebaldi spiega che «Una delle nostre domande centrali alla base di questo studio era questa: quanto riscaldamento ci vorrà per rendere quello che è stato conosciuto come un evento di 100 anni un evento annuale? La nostra risposta è non molto di più di quanto è già stato documentato. Il pianeta si è già riscaldato di circa 1° C rispetto ai tempi preindustriali».

Il nuovo studio conferma i risultati del rapporto del rapporto sui cambiamenti climatici del 2019 dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), secondo il quale, entro la fine del secolo, gli eventi estremi del livello del mare diventranno molto più comuni in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale.

La Tebaldi conferma: «Non è una grande notizia che l’innalzamento del livello del mare sarà drammatico anche a 1,5 gradi e avrà effetti sostanziali su frequenze e magnitudo del livello del mare estremo. Questo studio fornisce un quadro più completo in tutto il mondo. Siamo stati in grado di osservare una gamma più ampia di livelli di riscaldamento con dettagli spaziali molto precisi».

A causa delle incertezze che gli autori dello studio hanno rappresentato in modo molto dettagliato, gli scenari migliori e peggiori proposti dallo studio variano: in uno scenario pessimistico, il 99% dei luoghi studiati sperimenterà un aumento di 100 volte degli eventi estremi entro il 2100 a 1,5°C di riscaldamento. In un altro ottimistico, circa il 70% delle località non vede grandi cambiamenti anche con un aumento della temperatura di 5°C.

Gli autori dicono che c’è bisogno di «Ulteriori studi per capire con precisione come i cambiamenti influenzeranno particolari comunità» e sottolineano che i cambiamenti fisici descritti dallo studio «Avranno impatti variabili su scala locale, a seconda di diversi fattori, tra i quali  quanto sia vulnerabile il sito all’innalzamento delle acque e quanto sia preparata una comunità al cambiamento».

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