Cambiamento climatico e inquinamento da plastica si combinano con conseguenze catastrofiche per l’oceano
Inquinamento da plastica e cambiamento climatico si esacerbano a vicenda e devono essere affrontati all’unisono per salvare la vita marina
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L’oceano, i suoi ecosistemi e le sue specie sono spesso al centro della ricerca sull’inquinamento da plastica o della ricerca sui cambiamenti climatici, ma il loro impatto combinato, il modo in cui agiscono insieme viene spesso trascurato. Ora lo studio “The fundamental links between climate change and marine plastic pollution”, appena pubblicato su Science of the Total Environment da un team interdisciplinare di scienziati britannici e statunitensi ha rivelato «Legami fondamentali tra la crisi climatica globale e l’inquinamento da plastica, comprese le condizioni meteorologiche estreme che ne accentuano gli effetti”
Il team di ricercatori ha infatti raccolto per la prima volta prove del fatto che «Le questioni globali dell’inquinamento da plastica marina e del cambiamento climatico si esacerbano a vicenda, creando un ciclo pericoloso», e sollecitano governi e decisori politici ad affrontare le due questioni all’unisono.
Il team ha identificato tre modi significativi in cui la crisi climatica e l’inquinamento da plastica – un fattore significativo della perdita di biodiversità marina – sono collegati: il primo è il modo in cui la plastica contribuisce all’emissione globale di gas serra durante tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento; il secondo dimostra come condizioni meteorologiche estreme, come inondazioni e tifoni associati ai cambiamenti climatici, disperderanno e peggioreranno l’inquinamento da plastica; Dato che l’inquinamento da plastica e gli effetti del cambiamento climatico sono i principali problemi per oceano, mari e fiumi, il terzo punto esamina le specie e gli ecosistemi marini che sono particolarmente vulnerabili a entrambi gli impatti.
Gli scienziati ricordano che «L’inquinamento da plastica sta avendo un impatto devastante sulla biodiversità marina, dai singoli animali che ingeriscono erroneamente sacchetti di plastica a interi habitat inquinati da microplastiche. Proveniente principalmente da combustibili fossili e con una domanda globale destinata a crescere, si prevede che la produzione di plastica emetterà oltre 56 miliardi di tonnellate di anidride carbonica tra il 2015 e il 2020, ovvero il 10 – 13% dell’intero bilancio di carbonio rimanente. Il cambiamento climatico sta già causando eventi meteorologici più estremi, tra cui tempeste e inondazioni, che aumentano la dispersione dei rifiuti mal gestiti tra terra e mare. Inoltre, il ghiaccio marino è un’importante trappola per le microplastiche che verranno rilasciate nell’oceano quando il ghiaccio si scioglierà a causa del riscaldamento».
Negli ultimi anni, la consapevolezza dell’opinione pubblica e la copertura mediatica di entrambe le questioni sono aumentate in modo esponenziale nel corso degli anni, ma gli studi dimostrano che spesso vengono affrontate come questioni separate, persino in competizione. L’autrice senior dello studio, Heather Koldewey dell’università di Exeter e della Zoological Society of London (ZSL) e direttrice di #OneLess, è convinta che «Soluzioni integrate per mitigare entrambe le crisi sono possibili e devono essere prese in considerazione. Il cambiamento climatico è senza dubbio una delle minacce globali più critiche del nostro tempo. Anche l’inquinamento da plastica sta avendo un impatto globale; dalla cima dell’Everest alle parti più profonde del nostro oceano. Entrambi stanno avendo un effetto dannoso sulla biodiversità oceanica; con i cambiamenti climatici che riscaldano le temperature oceaniche e lo sbiancamento delle barriere coralline, agli habitat danneggiati dalla plastica che causa vittime tra le specie marine. L’impatto combinato di entrambe le crisi non fa che esacerbare il problema. Non si tratta di discutere quale sia la questione più importante, si tratta di riconoscere che le due crisi sono interconnesse e richiedono soluzioni comuni».
Lo studio dimostra come le specie e gli habitat vulnerabili che sono influenzati e possono avere un impatto sui cambiamenti climatici, siano anche minacciati dall’inquinamento da plastica, come le tartarughe marine e i coralli ed evidenzia che «Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare questi collegamenti, i loro ruoli nel nostro ambiente naturale e come entrambi i problemi interagiscono per avere un impatto negativo sugli ecosistemi».
La Koldewey ha aggiunto: «Il più grande cambiamento sarà l’allontanamento dallo spreco di plastica monouso e da un’economia lineare a quella circolare che riduce la domanda di combustibili fossili dannosi».
La principale autrice dello studio, Helen Ford della Bangor University, ha sottolineato: «Poiché le barriere coralline sono al centro della mia ricerca, mi viene in mente quotidianamente quanto siano vulnerabili questi ecosistemi marini ai cambiamenti climatici. Ho visto come anche le barriere coralline più remote stanno subendo una diffusa morte dei coralli attraverso lo sbiancamento di massa causato dal riscaldamento globale. L’inquinamento da plastica è un’altra minaccia per questi ecosistemi stressati. Il nostro studio dimostra che si stanno già verificando cambiamenti sia per l’inquinamento da plastica che per i cambiamenti climatici che stanno influenzando gli organismi marini attraverso gli ecosistemi marini e le reti trofiche, dal plancton più piccolo alla balena più grande. Dobbiamo capire come queste minacce alla vita oceanica interagiranno, mentre incoraggiamo i policy-makers ad agire per affrontare queste minacce globali».
Come dimostra l’altro recente studio “Time to integrate global climate change and biodiversity science-policy agendas”, pubblicato sul Journal of Applied Ecology e del quale scriviamo oggi su greenreport.it, la consapevolezza che le crisi ambientali globali sono intrinsecamente collegate è in aumento.Così come che queste crisi globali e sistemiche devono essere affrontate all’unisono per evitare di rimanere a corto di soluzioni.
La ZSL sta esortando i governi mondiali e i responsabili politici a mettere la natura al centro di tutti i processi decisionali per affrontare congiuntamente le minacce globali combinate del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità e inviterà i leader a prendere questo impegno alla COP26 di Glasgow a novembre.