Le microplastiche del nord America minacciano il Mar dei Caraibi (VIDEO)
Uno studio fornisce la prima valutazione olistica dell’inquinamento da plastica nei Caraibi
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I Caraibi sono noti in tutto il mondo per le loro splendide spiagge e il mare cristallino, ma isole e oceano sono contaminati da plastica e altre fibre artificiali, che rappresentano una potenziale minaccia per la loro ricca biodiversità marina e l’industria del turismo da cui dipende l’economia di interi piccoli Stati insulari.
Lo studio “Sea and Sink – a holistic approach to understanding plastic pollution in the Southern Caribbean”, pubblicato su Science of the Total Environment da un team di ricercatori delle università di Plymouth (UK), università della Georgia (USA), Plymouth Marine Laboratory (Regno Unito) e Universidad Tecnológica de Panamá, è la prima valutazione olistica dell’inquinamento da plastica marino e terrestre nei Caraibi meridionali e di alcuni dei fattori ambientali e umani che potrebbero influenzare la sua distribuzione.
Si tratta del risultato dell’analisi dei campioni provenienti da Round the World, una pionieristica missione velica di eXXpedition, e raccolti alla fine del 2019 dai mari e dai fondali marini e frutto di valutazioni a terra. Il viaggio Round the World di eXXpedition è partito da Plymouth nell’ottobre 2019 per visitare alcuni degli ambienti marini più importanti e diversificati del pianeta con l’obiettivo di ispirare una rete di responsabili del cambiamento, informare soluzioni efficaci con l’industria e influenzare il cambiamento delle politiche a terra.
Al largo delle coste di 5 Paesi caraibici, eXXpedition ha identificato 18 diversi polimeri di plastica – tra cui fibre sintetiche, scaglie di vernice e acrilici – trovando le più alte concentrazioni (5,09 particelle per m2) al largo delle isole San Blas a Panama. I ricercatori evidenziano che «La modellazione dettagliata degli oceani e una valutazione delle politiche regionali hanno indicato che l’abbondanza di microplastiche nell’area è probabilmente derivata da una combinazione di fonti lontane trasportate dalle correnti oceaniche e dal deflusso dalla terraferma di Panama, che ha alcuni dei livelli stimati più alti (circa il 44%) dei rifiuti mal gestiti nella regione. Al contrario, le acque al largo di Antigua, Bonaire e Colombia avevano minori quantità di plastica terrestre e marina». In particolare, Antigua aveva un’elevata diversità di polimeri e la ricerca suggerisce che «La maggior parte delle microplastiche raccolte sia stata probabilmente trasportata dalle correnti generate nel più vasto Oceano Atlantico settentrionale, originarie anche della cosiddetto North Atlantic garbage patch».
Gli autori dello studio suggeriscono che «Sia i rifiuti terrestri che le microplastiche identificate nei campioni marini potrebbero provenire dalle industrie marittime e turistiche. Questo rappresenta a sua volta le complesse sfide della gestione dell’inquinamento da plastica poiché entrambi sono i principali contributori alle economie della regione dei Caraibi».
L’80% dei rifiuti proviene da fonti terrestri. Secondo l’Inter-American Development Bank, nel 2020 la produzione media pro-capite di rifiuti in America Latina e nei Caraibi era di circa 0,99 kg al giorno. Ad Aruba si stima che il 21,6% dei rifiuti annuali, di cui la maggioranza è plastica, sia mal gestito, il 6% in Colombia e il 44,3% a Panama. I piccoli Stati insulari hanno anche un problema di spazio: solo l’8,7% del loro territorio è terrestre, il che limita fortemente la gestione dei rifiuti. Secondo l’United Nations environmente programme (Unep), solo il 54% dei rifiuti viene smaltito in discariche, il resto finirebbe illegalmente in mare.
La principale autrice dello studio, Winnie Courtene-Jones, leader scientifica di eXXpedition e dell’International Marine Litter Research Unit dell’università di Plymouth, sottolinea che «Finora mancavano prove dell’abbondanza di plastica nei Caraibi. Questo studio presenta un’istantanea dell’inquinamento da plastica e di come differisce – in quantità, natura, origine e politiche in atto per gestirlo – nel sud della regione. Contribuisce a colmare il vuoto di conoscenza sull’inquinamento marino da plastica nel Mar dei Caraibi, ma evidenzia anche la necessità di una ricerca collaborativa internazionale e interdisciplinare e di soluzioni all’inquinamento da plastica».
Un’altra autrice dello studio, Emily Penn, fondatrice di eXXpedition, ricorda che «La nostra visione per eXXpedition Round the World era di esplorare parti remote e inaccessibili del pianeta per individuare dove si trovano le soluzioni all’inquinamento da plastica a terra, comprendendo meglio le fonti. La cosa sorprendente delle nostre scoperte è l’enorme diversità di tipi di polimeri, il che significa che l’inquinamento proviene da molte fonti diverse e, di conseguenza, anche le soluzioni devono essere diverse. Condividiamo tutti un pianeta e ovunque viviamo l’oceano ci connette: questo studio dimostra perché per qualsiasi azione rivoluzionaria per affrontare l’inquinamento da plastica oceanica tutti i settori della comunità devono riunirsi in modo olistico in tutta la regione dei Caraibi e oltre».
Christopher Corbin, direttore dell’ecosystems division Unep, ha detto a SciDev.Net Latin America che «Il problema dell’inquinamento da microplastiche deve essere affrontato con strategie coordinate a livello locale, municipale, regionale e internazionale. Molti dei Paesi caraibici non sono produttori di plastica. Provengono principalmente dalle importazioni dai Paesi sviluppati. Come può una piccola isola o un Paese in via di sviluppo gestire tutto questo senza avere cooperazione regionale e politica internazionale? L’Onu sta già lavorando alla discussione su un possibile accordo internazionale sulla plastica. La soluzione non è solo nelle strategie di pulizia dell’inquinamento, ma nella stessa produzione di plastica nel mondo».
L’autore senior dello studio Richard Thompson, a capo dell’International Marine Litter Research Unit della School of Biological and Marine Sciences, si f Plymouth, conclude: «Ora è molto chiaro che i rifiuti di plastica rappresentano un problema ambientale globale. Ci sono cambiamenti che tutti possiamo apportare nella nostra vita quotidiana per aiutare ad affrontare questa sfida. Tuttavia, è solo acquisendo una migliore comprensione di come i detriti di plastica passano dalla loro fonte all’oceano che saremo completamente attrezzati per affrontare il problema».