La circolazione atlantica ha una crisi di stabilità

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La circolazione atlantica ha una crisi di stabilità

Un importante sistema di circolazione dell’Oceano Atlantico, responsabile del clima mite dell’Europa, ha perso stabilità nell’ultimo secolo, e potrebbe avvicinarsi a una soglia critica oltre la quale ci sarebbero conseguenze sul meteo e sul clima di tutto il pianeta
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Il clima relativamente mite dell’Europa e i sistemi climatici e meteorologici in tutto il mondo dipendono in parte da un’importante circolazione oceanica chiamata capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Atlantic Meridional Overturning Circulation, o AMOC) di cui fa parte anche la corrente del Golfo. Ora questo effetto benefico è messo in forse dal fatto che l’AMOC nell’arco dell’ultimo secolo ha perso gradualmente stabilità, secondo uno studio pubblicato su “Nature Climate Change” da Niklas Boers, della Freie Universität di Berlino e del Potsdam Institute of Climate Impact Research in Germania.

Schema di circolazione dell’AMOC: sono rappresentate le masse d’acqua calde superficiali (in rosso e arancione) e quelle fredde profonde (In azzurro) (©Mkkel Juul Jensen/AGF) 

Il risultato desta molta preoccupazione, perché un eventuale collasso, ritenuto finora improbabile con gli attuali livelli di riscaldamento globale (+1,2 °C rispetto ai livelli preindustriali), avrebbe conseguenze profonde sul tempo meteorologico e sul clima globale. L’AMOC infatti trasferisce calore dalla regione tropicale all’emisfero settentrionale trasportando masse d’acqua calda verso nord sulla superficie dell’oceano, e ritornando come corrente fredda verso sud sul fondo dell’oceano.

Gli studi paleoclimatici associati alle simulazioni al computer mostrano che l’AMOC può trovarsi in due modalità distinte: una modalità forte, in cui siamo attualmente, e una modalità alternativa, sostanzialmente più debole. In questo modello, è possibile che si verifichino brusche transizioni tra le due modalità di circolazione.

Il problema, evidenziato anche da studi precedenti, è che l’AMOC ha raggiunto il suo minimo d’intensità degli ultimi 1000 anni circa. Finora tuttavia non era chiaro se ciò corrispondesse solo a una variazione dello stato medio della circolazione o se fosse un indice di perdita di stabilità dinamica.

“La differenza è cruciale”, ha spiegato Boers. “La perdita di stabilità dinamica implicherebbe che l’AMOC si è avvicinato alla soglia critica oltre la quale potrebbe verificarsi una transizione brusca e potenzialmente irreversibile verso la modalità debole.”

Ora si cerca di capire quali possano essere gli eventi scatenanti di questa perdita di stabilità.

“La maggior parte delle prove suggerisce che il recente indebolimento dell’AMOC è causato direttamente dal riscaldamento dell’Oceano Atlantico settentrionale, ma in base alle nostre conoscenze, è improbabile che questo porti a una brusca transizione di stato”, ha aggiunto Boers. “Una perdita di stabilità in grado di portare a una transizione del genere potrebbe essere determinata dall’afflusso di notevoli quantità di acqua dolce nel Nord Atlantico in risposta alla fusione della calotta glaciale della Groenlandia o del ghiaccio marino artico, nonché a un aumento generale delle precipitazioni e del deflusso dei fiumi”.

L’afflusso di acqua dolce e soprattutto il deflusso dell’acqua di fusione della Groenlandia hanno effettivamente accelerato negli ultimi decenni, ma non dovrebbero essere sufficienti a destabilizzare l’AMOC.

“Abbiamo urgente bisogno di riconciliare i nostri modelli con le prove osservative presentate per valutare quanto lontano o quanto vicino alla sua soglia critica sia realmente l’AMOC”, ha concluso Boers.

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