Il livello del mare influenza le eruzioni sulle isole vulcaniche
Uno studio realizzato a Santorini che vale anche per le isole vulcaniche italiane
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Secondo lo studio “Eruptive Activity of Santorini Volcano Controlled by Sea Level Rise and Fall”, pubblicato su Nature Geoscience da un team di ricercatori britannici e svedesi guidato da Christopher Satow , docente senior di geografia fisica alla Oxford Brookes University, «L’innalzamento e l’abbassamento del livello del mare influenzano la probabilità di eruzioni vulcaniche sull’isola greca di Santorini».
Lo studio, finanziato dal RCUK – Natural Environment Research Council (NERC) e dal Vetenskapsrådet (Consiglio svedese delle scienze) ha analizzato i tempi delle eruzioni nel corso di centinaia di migliaia di anni e i ricercatori hanno scoperto che «Un calo di 40 metri del livello del mare è un punto cruciale oltre il quale è più probabile che si verifichino eruzioni». Risultati potrebbero avere implicazioni per milioni di persone che vivono sulle isole vulcaniche in tutto il mondo.
La ricerca è stata svolta a Santorini e Satow dice che su quest’isola greca «Ci sono indizi sull’attività vulcanica passata negli strati di roccia sulla parete rocciosa che circondano la parte interna dell’isola. Un’enorme eruzione 3.600 anni fa ha fatto sprofondare nel mare il centro di quella che allora era un’isola conica, rivelando una storia straordinariamente dettagliata di oltre 200 eruzioni vulcaniche conservate all’interno della restante cerchia di scogliere. Confrontando questa storia di eruzioni con i dati sul livello del mare ci ha permesso di dimostrare per la prima volta che il livello del mare ha avuto un ruolo importante nel determinare i tempi delle eruzioni a Santorini, e probabilmente in molti altri vulcani insulari in tutto il mondo. Il meccanismo è abbastanza semplice: l’abbassamento del livello del mare rimuove massa dalla crosta terrestre e di conseguenza la crosta si frattura. Queste fratture consentono al magma di salire e di alimentare le eruzioni in superficie».
Secondo i ricercatori, anche le eruzioni in centinaia di altre isole vulcaniche in tutto il mondo – che in Italia non mancano – potrebbero essere state influenzate dalle fluttuazioni del livello del mare. Satow spiega ancora: «Proprio come quando si stacca il tappo dalla vasca, il livello dell’acqua scende contemporaneamente ovunque in tutta la vasca; in modo simile, i cambiamenti del livello del mare si verificano contemporaneamente in tutto il mondo».
Le eruzioni vulcaniche possono cambiare il clima, ad esempio l’eruzione del Pinatubo nelle Filippine nel 1992 ha provocato un calo della temperatura globale di 0.5° C, ma Satow è convinto che il clima ha anche un impatto sull’attività vulcanica: «Quel che è meno noto è che su tempi lunghi, il clima può anche influenzare i vulcani. Quando le calotte glaciali si sono ritirate attraverso i territori vulcanici dopo l’ultima era glaciale, la rimozione della loro massa ha modificato le condizioni di stress nella crosta terrestre, consentendo alle fratture che alimentano le eruzioni vulcaniche di formarsi più facilmente. Mentre questi strati di ghiaccio si scioglievano, il livello globale del mare aumentava rapidamente, di circa 100 metri, aggiungendo una massa significativa alla crosta attorno a molte isole vulcaniche, il che, in teoria, dovrebbero alterare la loro attività eruttiva».
Satow conclude: «Il 57% dei vulcani del mondo sono isole o sono costieri e spesso ospitano grandi popolazioni. Sono vitali ulteriori ricerche per comprendere appieno gli effetti del cambiamento del livello del mare su questi vulcani e i rischi che rappresentano per le loro popolazioni».